Dalle magliette con Maldini e Vieri alle minacce ai parcheggiatori di San Siro: chi è Mauro Russo, l’ex socio di Sweet years ai domiciliari
A lungo punto di riferimento per diversi esponenti della Nord interista, Russo è stato l'imprenditore che con le due bandiere di Milan e Inter ha fondato il marchio «Sweet Years». Avrebbe fatto pressioni sui gestori dei parcheggi per ricevere «gratis» posti per gli ultras, estorcendo oltre 60mila euro L'articolo Dalle magliette con Maldini e Vieri alle minacce ai parcheggiatori di San Siro: chi è Mauro Russo, l’ex socio di Sweet years ai domiciliari proviene da Open.

A San Siro, in quella Curva Nord che fino a pochi anni fa era «sua», Mauro Russo ci ha messo letteralmente il cuore. Tanto da avviare un business con quello stesso simbolo, reggendosi sulle spalle di due pilastri del calcio meneghino come l’ex capitano milanista Paolo Maldini e il bomber nerazzurro Bobo Vieri. Ogni vittoria e ogni gol erano una buona occasione per togliersi la divisa e mostrare agli 80mila del Meazza la maglietta bianca con un cuore rosso sangue in centro, quello del marchio Sweet Years. Ma per Russo, indagato nell’inchiesta «Doppia Curva» e ai domiciliari da lunedì 5 maggio insieme ad altre sei persone, San Siro non era solo fede nerazzurra o t-shirt. Era soprattutto business. In particolare quello dei parcheggi, dentro al quale aveva risucchiato anche il consigliere regionale Manfredi Palmeri, a processo (immediato) per corruzione tra privati. E che Russo avrebbe sfruttato per estorcere fino a 60mila euro.
Il legame con la Nord e il business con Maldini e Vieri
Il legame tra Mauro Russo e San Siro è prima di tutto un legame di fede: l’Inter, la Curva Nord, il gruppo Boys San 1969 con cui negli anni Novanta la faceva da padrone insieme a Franco Caravita, Marco Pisu e Tony il Duca. Poi il tifo diventa anche opportunità. Nel 2003, tramite la società Go Old 50 srl da lui amministrata, fonda il marchio di abbigliamento Sweet Years. Il legame è facilitato dal fratello Aldo, cognato di Maldini, anche lui perquisito come Mauro Russo lo scorso ottobre. Due anni fa Paolo Maldini, uno dei due sponsor insieme a Vieri, aveva descritto il progetto nel podcast Muschio Selvaggio come «un’idea carina, qualcosa di nostro». Ma se due ambassador di questo calibro la indossano ogni partita, è facile che da un’idea carina il marchio si trasformi in un fenomeno vero e proprio. E così è stato.
L’estorsione per i parcheggi e le minacce
Se dentro il campo c’è – anzi c’era – chi indossava il timbro di Mauro Russo, fuori dallo stadio c’è il suo terreno. Non più erba, ma asfalto. Secondo un nuovo filone dell’inchiesta «Due Curve», proprio Russo sarebbe stato una figura cardine nella gestione del business dei parcheggi. Sarebbe stato lui, infatti, a «consigliare» vivacemente all’imprenditore Gherardo Zaccagni, che gestiva il posteggio nei pressi di San Siro, di «garantire parcheggi gratis per gli ultras». Una scelta di buon senso, «per evitare problemi», così come la società nerazzurra «già garantiva loro biglietti». Lo stesso Zaccagni, secondo l’accusa, sarebbe stato vittima di estorsione per circa 4mila euro mensili – in totale 60mila euro – da parte di Mauro Russo, Giuseppe Caminiti e Andrea Beretta, ex capo ultras in carcere per aver ucciso Antonio Bellocco lo scorso settembre. C’è poi la questione Palmeri, consigliere comunale milanese e regionale. Negli atti risulta un’intercettazione in cui Zaccagni ammetterebbe di aver «fornito queste utilità a un politico perché lui facesse una sorta di endorsement nei miei confronti nei settori di sua competenza».
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