Dagli Usa all’India, passando per l’Italia: quanti soldi al giorno servono per vivere
Quanti soldi servono per vivere dignitosamente nel mondo, partendo dai ricchi Usa, aarrivando all’India, ma passando anche dall’intermedia l’Italia? La risposta varia – e di molto – a seconda del Paese. Negli Stati Uniti e in Svizzera, il minimo stimato di soldi per una vita senza precarietà si aggira tra i 50 e i 55 […] L'articolo Dagli Usa all’India, passando per l’Italia: quanti soldi al giorno servono per vivere proviene da Economy Magazine.

Quanti soldi servono per vivere dignitosamente nel mondo, partendo dai ricchi Usa, aarrivando all’India, ma passando anche dall’intermedia l’Italia? La risposta varia – e di molto – a seconda del Paese. Negli Stati Uniti e in Svizzera, il minimo stimato di soldi per una vita senza precarietà si aggira tra i 50 e i 55 dollari al giorno per persona. In Paesi come Egitto, India o Indonesia, questa cifra scende vertiginosamente tra gli 8 e i 10 dollari. In economie emergenti come Brasile, Cina, Messico e Sudafrica, il fabbisogno oscilla tra gli 8 e i 13 dollari. L’Italia, insieme all’Australia e al Giappone, richiede invece circa 40 dollari giornalieri per garantire una vita dignitosa.
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Uno studio del McKinsey Global Institute dal titolo “Economic Empowerment Made-to-Measure” monitorando il tema su quanti soldi servono per vivere ha messo in luce un dato allarmante: solo il 40% della popolazione mondiale riesce a superare la soglia di empowerment economico, ovvero essere in grado di soddisfare i bisogni primari e mettere da parte qualche risparmio. Questo significa che 4,7 miliardi di persone, su una popolazione globale di 8 miliardi, lottano quotidianamente contro l’indigenza.
Quanti soldi servono per vivere (non in povertà) nei Paesi sviluppati
Anche nei paesi ad alto reddito, la situazione non è rassicurante. Francia, Germania, Italia e Regno Unito contano ciascuno tra i 9 e i 15 milioni di persone che vivono al di sotto della soglia di emancipazione economica. Negli Stati Uniti, il numero sale a 70 milioni, mentre in Brasile si stima che siano circa 120 milioni i cittadini che faticano a far quadrare i conti. In Asia, la situazione è ancora più critica: un miliardo di persone vive in condizioni precarie, con 640 milioni di individui in Cina costretti a fronteggiare difficoltà economiche significative.
A cosa servono le aziende
Di fronte a questo scenario, il report di McKinsey individua una strada chiara per migliorare la situazione: le aziende hanno il potenziale per trasformare il panorama dell’empowerment economico. Analizzando le pratiche di 100 grandi aziende, lo studio ha individuato oltre 70 strategie di intervento che possono fare la differenza.
Queste iniziative spaziano dall’offerta di assistenza sanitaria sovvenzionata per i dipendenti alle donazioni alle banche alimentari, fino a programmi di formazione che accrescano il potenziale di guadagno. Tuttavia, emerge una mancanza di standardizzazione nelle misure adottate. “Abbiamo notato una grande eterogeneità nei programmi di empowerment economico promossi dalle aziende”, spiega Marco Piccitto, managing partner per il Mediterraneo e chair del McKinsey Global Institute Council.
Quali strategie funzionano meglio?
Tra le misure più efficaci per favorire la crescita economica dei lavoratori si distinguono:
- Salari adeguati: garantire stipendi di sussistenza e benefit aggiuntivi come partecipazione agli utili o azioni aziendali.
- Formazione e riqualificazione: offrire programmi che aumentino le competenze e migliorino le prospettive di carriera.
- Sostegno per i bisogni essenziali: assistenza per l’alloggio o l’infanzia per ridurre il peso economico sulle famiglie.
- Flessibilità lavorativa: implementare orari di lavoro adattabili per ridurre tempi e costi di trasporto.
I vantaggi della diversificazione
Un esempio concreto riportato nello studio dimostra i vantaggi della diversificazione degli investimenti. Un’azienda che ha erogato prestiti per l’istruzione con un budget di 15 milioni di dollari ha aiutato 10.000 persone. Tuttavia, simulando un’allocazione più efficiente dei fondi, combinando prestiti per l’alloggio sociale, formazione professionale e supporto agli studenti, il numero di individui sollevati oltre la soglia di emancipazione economica sarebbe potuto triplicare, raggiungendo 30.000 persone con lo stesso budget.
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