Da Wembanyama a Bosh, cos’è la trombosi venosa profonda e perché “i giocatori di basket sono più esposti”: lo studio spagnolo

Infiammazioni croniche, traumi e lunghi viaggi in aereo: quanto accaduto alla stella dei San Antonio Spurs non è un caso isolato nella pallacanestro L'articolo Da Wembanyama a Bosh, cos’è la trombosi venosa profonda e perché “i giocatori di basket sono più esposti”: lo studio spagnolo proviene da Il Fatto Quotidiano.

Feb 22, 2025 - 11:11
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Da Wembanyama a Bosh, cos’è la trombosi venosa profonda e perché “i giocatori di basket sono più esposti”: lo studio spagnolo

Infiammazioni croniche, traumi ripetuti nel tempo e viaggi in aereo eccessivamente lunghi. Il caso Wembanyama è solo l’ultimo di una lista di cestisti colpiti da trombosi venosa nel pieno della carriera agonistica. La stella francese dei San Antonio Spurs salterà il resto della regular season Nba, a causa proprio di un fastidio alla spalla destra accusato al termine dell’All-Star game disputato lo scorso weekend: “Non sentiva del tutto normale il suo braccio. Ecco ciò che ha detto al nostro staff medico. Lo hanno sottoposto agli esami ed è così che sono arrivati a questa diagnosi. Non c’è alcuna preoccupazione per la sua salute a lungo termine o per il suo ritorno all’attività cestistica”. Secondo uno studio condotto da alcuni ricercatori della sanità pubblica spagnola nel 2015, gli sportivi (e in particolar modo i cestisti) sarebbero maggiormente esposti a questo tipo di patologia. Un’esposizione al rischio che ha coinvolto quasi una ventina di atleti negli ultimi anni.

Cos’è la trombosi venosa profonda o tromboembolia (polmonare)
Innanzitutto, è doveroso partire dalla terminologia. Che cosa si intende per trombosi venosa profonda? Dal punto di vista scientifico, è quella specifica condizione in cui si forma un coagulo di sangue (il trombo, appunto) in una vena profonda nelle gambe, nelle braccia o in altre parti del corpo. Questo coagulo può parzialmente – o completamente – bloccare il flusso sanguigno nella vena, con il rischio che alcuni frammenti del trombo possano staccarsi e viaggiare fino ai polmoni, causando così un’embolia polmonare, potenzialmente fatale.
Generalmente, la TVP viene diagnosticata attraverso una serie di esami clinici effettuati in seguito a gonfiori, dolori, arrossamenti o senso di pesantezza dell’arto colpito.

Lo studio in Spagna: “Incidenza più elevata rispetto alla popolazione generale”
Arriviamo, così, allo studio scientifico effettuato nel 2015 dai ricercatori della sanità pubblica spagnola (CIBER di Epidemiologia e Salute Pubblica e Agència de Salut Pública de Barcelona) e dalle università di Cartagena e León. L’équipe ha rilevato 15 casi di tromboembolia polmonare in giocatori di basket professionisti e universitari nell’arco di 5 anni, con particolare attenzione alla NBA e all’ACB (massimo campionato cestistico spagnolo), dimostrando un’incidenza più elevata rispetto alla popolazione generale della stessa fascia di età e sesso. Secondo lo studio, infatti, gli atleti cosiddetti d’élite sono attualmente esposti a situazioni di rischio, come sforzi elevati che possono portare a un processo di infiammazione cronica, traumi ripetuti, viaggi in aereo eccessivamente lunghi e successiva immobilizzazione, nuovi trattamenti per gli infortuni come il plasma ricco di piastrine. Situazione che, in un certo senso, rendono più “vulnerabile” il giocatore di basket.

La posizione del dottor Marco Moia: “Poteva succedere a chiunque”
Effettivamente, lo sport quanto incide in tutto questo? Secondo il dottor Marco Moia – per oltre 40 anni ematologo al Policlinico di Milano, dove è stato responsabile dell’Unità di Terapia Anticoagulante e oggi consulente al Centro Trombosi del Gruppo MultiMedica dell’Ospedale San Giuseppe – “poteva succedere a chiunque, la professione non ha contribuito”. Intervistato da La Gazzetta dello Sport nel 2021, la sua posizione era stata bene chiara: “Da solo, non è mai un fattore di rischio. Non cambia nulla rispetto alla popolazione generale”. Allo stesso tempo, però, “una situazione che può correlarsi ad alcune pratiche sportive, in maniera più frequente rispetto alla popolazione generale, è la rara Sindrome di Paget-Schroetter, trombosi che colpisce la vena ascellare o succlavia. Spesso è il segno d’esordio della Sindrome dello stretto toracico, caratterizzata da compressione neurovascolare a livello della radice degli arti superiori e si può sviluppare dopo uno sforzo intenso. Sono coinvolti canoisti, pallanuotisti, giocatori di pallavolo, baseball, pesisti e lottatori”. I cestisti qui, non vengono citati.

Da Bosh a Mordente: i casi più celebri
Come detto in precedenza, Wembanyama non è l’unico e il solo negli ultimi anni ad aver soffertito di trombosi venosa. Il suo caso, infatti, si aggiunge a quelli di Mirza Teletovic e Chris Bosh, ex cestisti Nba. Il secondo, più serio e celebre, fu costretto a fermarsi nel 2015 in seguito ad alcuni esami che identificarono un coagulo di sangue ai polmoni, a seguito di un ricovero in ospedale a febbraio. Tornato in campo nella stagione successiva per 53 partite, fu costretto nuovamente a fermarsi a causa di alcuni coaguli nella gamba. Tre anni più tardi, nel 2019, il ritiro definitivo dalla pallacanestro. Sempre nello stesso anno, a Brandon Ingram fu diagnosticata una TVP alla spalla destra proprio come quanto accaduto al francese di San Antonio. Costretto a chiudere in anticipo la stagione NBA, Ingram aveva un dolore persistente alla spalla: dopo alcuni esami, la diagnosi dei medici. “Coagulo di sangue nella vena ascellare”. Tornato in campo l’anno dopo, e nel frattempo scambiato dai Lakers direzione New Orleans, Ingram vinse il premio di Most Improved Player. In Europa si possono citare i casi di Pete Mickeal, ex Barcellona e Marco Mordente, ex capitano della nazionale di pallacanestro italiana che nel 2023 ha avuto un’embolia polmonare. Il 18 ottobre dello stesso anno, il 24enne Samuel Dilas – centro di Serie B della Virtus Lumezzane – morì a causa di una trombosi.

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