Crisi climatica: l’Europa è sotto assedio

«L’Europa è il continente che si riscalda più rapidamente e gli impatti del cambiamento climatico sono evidenti. Il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato nel continente, con temperature record nelle regioni centrali, orientali e sudorientali. Le tempeste sono state spesso gravi e le inondazioni diffuse, causando almeno 335 vittime e colpendo circa 413.000 […]

Apr 24, 2025 - 10:08
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Crisi climatica: l’Europa è sotto assedio

«L’Europa è il continente che si riscalda più rapidamente e gli impatti del cambiamento climatico sono evidenti. Il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato nel continente, con temperature record nelle regioni centrali, orientali e sudorientali. Le tempeste sono state spesso gravi e le inondazioni diffuse, causando almeno 335 vittime e colpendo circa 413.000 persone».  È il distopico bollettino dal fronte della crisi climatica che emerge dal rapporto congiunto “Lo Stato Europeo del Clima” del Servizio per il Cambiamento Climatico dell’Unione Europea, Copernicus, e dell’Organizzazione Metereologica Mondiale, pubblicato lo scorso 15 aprile. I suoi dati sono il frutto del lavoro di oltre 100 collaboratori scientifici e forniscono una visione olistica del clima europeo.

I punti chiave
Temperatura. Il 2024 è stato l’anno più caldo per l’Europa, con temperature annuali da record in quasi metà del continente. 

Temperatura della superficie marina. Chiunque di noi la scorsa estate sia andato al mare, si è chiesto se l’acqua così calda fosse solo una sua impressione o solo del posto in cui si trovava. Beh, non lo era. Per l’intero anno, la temperatura della superficie marina per la regione europea è stata la più alta mai registrata, con 0,7°C sopra la media: +1,2°C per il Mar Mediterraneo. 

Precipitazioni. Si è registrato un netto contrasto Est-Ovest nelle condizioni di precipitazione. L’Europa occidentale ha registrato uno dei dieci anni più piovosi del periodo analizzato dal 1950.

Inondazioni. In Europa si sono verificate le inondazioni più diffuse dal 2013. Quasi un terzo della rete fluviale ha registrato inondazioni che hanno superato almeno la soglia di alluvione «elevata». Le tempeste e le inondazioni hanno colpito circa 413mila persone in Europa, con almeno 335 vittime. 

Estremi di freddo. L’area del territorio europeo che ha registrato meno di tre mesi (90 giorni) di gelo è stata la più grande mai registrata (~69%, la media è del 50%). 

Stress da freddo. Si è registrato un numero record di giorni con almeno «forte stress da freddo».

Ghiacciai. Tutte le regioni europee hanno registrato una perdita di ghiaccio; i ghiacciai della Scandinavia e delle Svalbard hanno registrato il più alto tasso di perdita di massa mai registrato.

Incendi boschivi. A settembre, gli incendi in Portogallo hanno bruciato circa 110.000 ettari (1.100 chilometri quadrati) in una settimana, rappresentando circa un quarto dell’area bruciata annualmente in Europa. Si stima che circa 42mila persone siano state colpite dagli incendi in Europa. 

Stress da caldo. Il numero di giorni con «forte», «molto forte» e «stress da caldo estremo» è stato il secondo più alto mai registrato. Il 60% dell’Europa ha visto più giorni della media con almeno «forte stress da caldo». Nel luglio 2024 l’Europa sudorientale ha affrontato la più lunga ondata di caldo mai registrata, durata 13 giorni consecutivi e che ha interessato il 55% della regione. 

Esperimento
Recentemente ha fatto parlare di sé un esperimento pubblicato sulla rivista Pnas dai ricercatori dell’Università di Ottawa, in Canada, che prova a rispondere alla domanda sanitaria cruciale sull’intersezione tra salute e clima: quanto calore può sopportare il nostro corpo? 

Definire questo limite è fondamentale per le politiche di adattamento sanitario alle ondate di calore. Nell’estate del 2023, dodici persone si sono sottoposte a questo test sui limiti della sopravvivenza umana al calore estremo. I dodici sono stati esposti a temperature di 42°C, mentre l’umidità aumentava progressivamente. Dopo alcune ore di esposizione a queste condizioni estreme che replicavano quelle che stanno colpendo diverse aree del mondo, la temperatura corporea interna degli individui ha iniziato a salire, come se il calore cuocesse dall’esterno i loro corpi, incapaci di raffreddarsi e ritrovare una temperatura ottimale. 

Secondo lo studio, la soglia, data dall’unione tra calore e umidità, oltre la quale il corpo non riesce più a recuperare una temperatura vivibile, è più bassa di quella che pensavamo. 

Centri urbani colpiti
Il caldo è la più sottovalutata delle emergenze sanitarie del nostro continente. Secondo uno studio pubblicato a gennaio su Nature Medicine, il cambiamento climatico potrebbe causare oltre 2,3 milioni di decessi legati alle temperature in 854 città europee entro la fine di questo secolo. 

Le dieci città europee che vedranno il più alto numero di decessi legati alle temperature nei prossimi decenni, secondo lo studio, sono Barcellona (246.082), Roma (147.738), Napoli (147.248), Madrid (129.716), Milano (110.131), Atene (87.523), Valencia (67.519), Marsiglia (51.306), Bucarest (47.468), Genova (36.338). Quattro su dieci sono italiane. 

La crisi climatica, come evidenzia “Lo Stato Europeo del Clima”, acutizza gli estremi, non solo di caldo, ma anche di freddo, e non solo di siccità, ma anche delle precipitazioni. La tendenza, però, è molto chiara: secondo l’Organizzazione Meteorologica Mondiale (Omm) il 2024 è stato l’anno più caldo almeno dal 1850 (anomalia +1,55 °C rispetto all’era pre-industriale), e ciascuno degli ultimi dieci anni appartiene alla top ten dei più roventi; i livelli di anidride carbonica sono ai massimi in almeno 800.000 anni. 

Gli eventi atmosferici estremi del 2024 – 151 dei quali definiti «senza precedenti» – hanno portato a un numero record di persone sfollate. 

Copernicus ha reso noto che marzo 2025 è stato il più caldo della nostra storia continentale, con 2,41°C al di sopra della media del periodo compreso tra il 1991 e il 2020. «Ogni frazione di grado in più di aumento della temperatura è importante perché accentua i rischi per le nostre vite, per le economie e per il pianeta. L’adattamento è d’obbligo», ha detto Celeste Saulo, Segretaria generale dell’Omm. 

Resilienza
Rispetto all’adattamento, la notizia positiva è che ora il 51% delle città europee ha adottato piani di adattamento al clima dedicati, con un incoraggiante progresso rispetto al 26% del 2018. 

Il fisico del clima Antonello Pasini ha commentato così il rapporto: «L’Europa, e in particolare la regione mediterranea, si confermano come “hotspot” per il riscaldamento e i cambiamenti climatici. Le combustioni fossili con emissioni di gas a effetto serra, la deforestazione e in parte un’agricoltura non sostenibile, continuano ad aumentare a livello globale, con una impronta umana sul riscaldamento che non accenna a diminuire. In questa situazione, occorre sicuramente adattarsi agli eventi estremi che, data l’inerzia del clima, ci ritroveremo anche nei prossimi decenni, ma dobbiamo anche agire rapidamente per la mitigazione». 

Su questo fronte, il dato incoraggiante arriva dai progressi delle rinnovabili, che da anni, ogni anno, vanno meglio del previsto.  La percentuale di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili in Europa ha raggiunto un livello record nel 2024, il 45% del totale. La casa è in fiamme, ma l’estintore è a portata di mano. Bisogna prenderlo.