Cosa cambierà con l’accordo Usa-Cina (anche per la Ue). Parla Sisci
Conversazione di Marco Mayer con Francesco Sisci, sinologo di fama internazionale, collabora con la pubblicazione cattolica Settimananews ed è direttore di Appia Institute.

Conversazione di Marco Mayer con Francesco Sisci, sinologo di fama internazionale, collabora con la pubblicazione cattolica Settimananews ed è direttore di Appia Institute
Si parla, da parte cinese di un meccanismo permanente di consultazione. Da Washington si accenna ad un’apertura della Cina al business e agli investimenti americani. Secondo te quali sono i veri risultati raggiunti nella due giorni a Ginevra?
Credo che l’effetto sia di calmare i mercati, infatti è stato fatto nel weekend per dare un segnale positivo alle aperture di Borsa. Ma effetti più sostanziali e di lungo termine dipendono dai contenuti veri dell’accordo. Non so se però saranno stati trattati i due punti dolenti cruciali: la piena convertibilità del renminbi e l’apertura del mercato interno cinese.
La creazione di un meccanismo di consultazione dimostra che i problemi rimangono sul tavolo, ma che i due hanno deciso di creare un meccanismo di controllo della pressione per cercare di evitare esplosioni.
Resta il rischio di delisting delle aziende cinesi da Wall Street?
Non sappiamo i contenuti. Credo che l’impatto immediato di chiusura di TikTok e del delisting di aziende cinesi da Wall Street nell’immediato potrebbe essere allontanato, ma rimangono questioni scottanti. Non è chiaro se i temi sono stati o saranno affrontati nel colloqui appena conclusi.
Potrebbero esserci cambiamenti rispetto all’asse di ferro Mosca-Pechino?
Non so se si è parlato di appoggio concreto cinese alla Russia. Ma se gli Usa hanno chiesto alla Cina di favorire una pace in Ucraina si hanno due risultati: forse un cessate il fuoco è più vicino, ma anche che l’asse sino-russo funziona e rimane saldo.
La Ue ha competenze piene in materia di politiche commerciali: come potrebbe inserirsi in questa fase negoziale?
Bisogna partire da un’analisi della situazione per capire che cosa si può realisticamente fare. La Ue ha fatto un’analisi dettagliata dei suoi problemi con la Cina? Che io sappia no, quindi rischia di muoversi in maniera un po’ confusa. Anche perché la Ue ha problemi commerciali suoi con gli Usa, e i problemi Usa-Ue-Cina non sono solo commerciali ma molto più complessi. Usa e Cina lo sanno e parlano di commercio, ma avendo in mente tutti gli altri dossier. La Ue è invece monca: con la Cina parla solo di commercio, gli altri problemi sono di competenza statale, e gli stati spesso non ne parlano. Quindi la trattativa è zoppa.
Detto ciò, la Ue forse potrebbe pensare di aprire con la Cina un meccanismo di colloqui analogo a quello degli Usa.
Quali sono le differenze rispetto al mancato accordo Trump/Xi Jinping del 2019?
Nel 2019 c’era all’orizzonte l’ipotesi di un accordo complessivo che includeva piena liberalizzazione del renminbi e apertura del mercato. Oggi sembra di avere in mente un accordo di portata più modesta che dia tempo a Usa e Cina di fare i conti con l’altro più seriamente nel futuro.