La devastazione di Gaza vista attraverso le immagini di Google Earth
Davanti al silenzio e alla cosciente complicità delle istituzioni europee, i cieli di Gaza continuano a brillare a causa dei bombardamenti delle Forze di Difesa Israeliane; quella parte di popolazione della striscia ancora sopravvissuta al genocidio, da mesi ormai sta facendo i conti con la fame, a causa del blocco degli aiuti umanitari fermi alle […] The post La devastazione di Gaza vista attraverso le immagini di Google Earth appeared first on L'INDIPENDENTE.

Davanti al silenzio e alla cosciente complicità delle istituzioni europee, i cieli di Gaza continuano a brillare a causa dei bombardamenti delle Forze di Difesa Israeliane; quella parte di popolazione della striscia ancora sopravvissuta al genocidio, da mesi ormai sta facendo i conti con la fame, a causa del blocco degli aiuti umanitari fermi alle frontiere. Ad informarci di tutto questo sono le immagini e le testimonianze che circolano sui social media della popolazione stretta nella morsa genocida, insieme al lavoro incessante dei giornalisti gazawi, che oltre che documentare questa situazione mettendo a rischio la propria stessa vita, sono stati costretti a vedere più di 200 colleghi morire sotto i bombardamenti. Alla loro memoria è dedicato il Premio Terzani di quest’anno, consegnato nella cornice del festival di Udine Vicino/Lontano ai giornalisti di Al Jazeera Wael al-Dahdouh e Safwat al-Kahlout.
Proprio in questi giorni, Google, colosso tecnologico statunitense complice del genocidio, ha aggiornato le immagini satellitari della Striscia di Gaza e, attraverso Google Earth, permette di osservare le conseguenze dei bombardamenti. Grazie alla cronologia storica è possibile mettere a paragone le immagini precedenti al 7 ottobre 2023 con le ultime rilevazioni, risalenti a dicembre 2024.
Ospedale Al Shifa, Gaza City. La struttura ospedaliera più grande della striscia è rimasta operativa fino a marzo del 2024, momento in cui ha subito gravi danni a causa dei bombardamenti dell’esercito israeliano. L’Organizzazione Mondiale della Salute è riuscita ad accedervi il 6 aprile del 2024 e ha affermato che la quasi totalità delle apparecchiature sono andate distrutte o sono inutilizzabili. Rimasto completamente inoperativo, la sua condizione mette in luce la difficoltà estrema della popolazione gazawi di accedere al servizio sanitario.
Grande Moschea Omari, Gaza City. Situata nella parte antica della città, quest’edificio ha un’importanza storica inestimabile; costruita nel 406 come chiesa bizantina, diventa nel VII secolo la prima moschea di Gaza. Elemento essenziale della comunità gazawi, è stato tra i primi edifici ad essere bombardato dalle forze israeliane. Secondo le immagini dell’emittente turca TRT, la popolazione gazawi aveva iniziato un lento processo di restaurazione della struttura durante il cessate il fuoco infranto da Israele a marzo.
Centro culturale Rashad Shawa, Gaza City. Fulcro della cultura palestinese a Gaza, questo centro sorgeva a pochi metri dall’ospedale Al Shifa. Eretto nel 1985, nel corso degli anni ha ospitato varie performance artistiche, ed è stato visitato da personalità di spicco della politica internazionale, tra i quali il presidente del Sudafrica Nelson Mandela. Fu inoltre il luogo in cui si tennero alcuni incontri tra il Presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese Yasser Arafat e il presidente degli Stati Uniti d’America Bill Clinton. Anche questo edificio è stato preso d’assalto dai bombardamenti israeliani nel novembre del 2023.
Gaza Arts and Crafts Village, Gaza City. Questo luogo, costruito nel 1998, ha rappresentato per più di due decenni un testimone dell’eredità gazawi nel corso dei secoli. Nato per fare fronte allo shock sociale della Nakba, questo centro artistico ha ospitato centinaia di artisti e artiste da tutto il mondo, con il fine di sviluppare la creatività, specialmente delle persone più piccole. In più di vent’anni ha avvicinato all’arte più di 10.000 bambine e bambini. Dalla cronologia satellitare si evince che l’edificio è stato raso al suolo già nella prima settimana di bombardamenti dell’ottobre 2023.
Piazza del milite ignoto, Gaza City. In questo luogo, dove risiedeva la statua del milite ignoto eretta dopo la prima Nakba del 1948 e distrutta nel 1967 da Israele, fu edificato un parco con gli aiuti finanziari del regno di Norvegia. Il parco giochi all’interno e i bar intorno hanno rappresentato nel tempo un punto di ritrovo della popolazione gazawi, mantenendo un significato rilevante nella resistenza palestinese. Il Governo della città ha denunciato l’intervento dei bulldozer israeliani, finalizzato a spianare il luogo, nel quale non resta altro che sabbia e terra.
Palestine Stadium, Gaza City. Lo stadio nazionale e sede della selezione palestinese ha subito nel corso degli ultimi decenni vari bombardamenti; prima nel 2006 e poi nel 2012, in entrambe le occasioni fu ricostruito con i fondi della FIFA. Come si può notare dalle ultime immagini satellitari, lo stadio ospita un accampamento, dove, secondo quanto riportato da Middle East Monitor è stato situato dalle forze israeliane un campo di detenzione. Dalle immagini raccolte si possono osservare uomini e bambini svestiti accerchiati da carri armati.
Al-Quds Open University, Khan Yunis. Edificata nel 1991, è la prima università pubblica, indipendente e in open learning dello stato palestinese. Caratterizzata dalla capacità di impartire insegnamento a distanza, è arrivata a contare anche 60.000 studenti. Distrutta a cavallo tra il 2023 e 2024, è possibile osservare attraverso le ultime rilevazioni risalenti al giugno del 2024 che è stata trasformata in campo base degli accampamenti militari israeliani. Nel novembre del 2024 il suo territorio è stato abbandonato ed è stata definitivamente rasa al suolo.
Al-Mashtal Club, Gaza City. Questa palestra ha ospitato il progetto Gaza Boxing Women, la scuola femminile di pugilato fondata da Reema Aburahma Osama Ayoub che nel corso degli anni ha ricevuto il sostegno del progetto Boxe Contro l’Assedio, promosso dalla ONG Coperazione internazionale Sud Sud e supportato dalla Palestra Popolare di Palermo, dalla Palestra Popolare Quarticciolo e dalla Palestra Popolare Valerio Verbano. Dopo la distruzione della palestra a Gaza, il progetto si è spostato negli accampamenti di Khan Yunis.
Mercato del campo profughi, Jabaliya. Fondato a seguito della Nakba del 1948, quello di Jabaliya è il maggiore tra i campi profughi palestinesi. Secondo il censimento compiuto dall’UNRWA, nel 2023 erano più di 115.000 gli abitanti palestinesi nel campo, che si estende per 1,4 chilometri quadrati. Il mercato è stato uno tra i primi obiettivi dei bombardamenti israeliani, che colpirono a sorpresa il 9 ottobre 2023.
Istituti scolastici, Jabaliya. In questa rilevazione satellitare si possono intravedere i resti e le macerie di due scuole nel campo profughi di Jabaliya. Dal 7 ottobre 2023 sono più di 20.000 i bambini e le bambine uccise dai bombardamenti dell’esercito israeliano. Alle vittime si aggiungono più di 30.000 feriti e almeno un milione di bambini sfollati.
È necessario specificare che queste immagini sono aggiornate al dicembre del 2024. Nel corso di questi ultimi mesi la furia genocida di Israele ha continuato a bombardare, devastando probabilmente gli ultimi resti di quelle poche infrastrutture che si possono osservare dal satellite. In un punto residenziale di Gaza si può scorgere un simbolo che segnala quello che doveva essere un piccolo parco ora ridotto in macerie, chiamato «Our Rest», il nostro riposo. Appare dolorosamente ironico che un luogo adibito di ristoro nella natura sia divenuto un luogo di eterno riposo. Dovremmo essere coscienti del fatto che praticamente ogni angolo di questo fazzoletto di terra ha visto spezzarsi la vita di coloro che nelle nostre latitudini, spesso, sono solo numeri. In questo esercizio in cui si mettono a confronto i «prima e dopo» della striscia di Gaza, le immagini raccolte dal satellite sottolineano la responsabilità del nostro mondo, che ha dimenticato il «prima» e si è assuefatto dalle immagini del «dopo».
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