Contro le catastrofi assicurarsi non basta
Dal 31 marzo 2025 entra in vigore l’obbligo di dotarsi di una polizza catastrofale. Ma occorre anche una seria strategia di risk management L'articolo Contro le catastrofi assicurarsi non basta proviene da Economy Magazine.

Per molto tempo gli effetti economici del cambiamento climatico sono stati sottovalutati dagli attori politici ed economici in Italia, ma a seguito delle ultime catastrofi naturali che hanno toccato il nostro paese, è chiaro come l’argomento sia di profonda attualità e un’approfondita analisi del fenomeno è doverosa.
Un crescente numero di catastrofi naturali sta avendo un impatto negativo sul tessuto economico e sociale italiano, e tale impatto è destinato a crescere se gli obiettivi di cooperazione sul clima raggiunti a Parigi nel 2015 non saranno rispettati dalle principali potenze industriali del mondo. Aziende che volessero rimanere competitive in questo scenario hanno il dovere di capire e pianificare i possibili effetti derivanti dal cambiamento climatico.
Il costo progressivo di un clima che cambia
I dati possono già supportare qualche ragionamento. Secondo Nature, il cambiamento climatico potrà costare al mondo 24.70 trilioni di dollari di qui al 2060. Per dare un’idea, eventi atmosferici estremi come uragani, inondazioni e periodi di caldo intense sono costati oltre $2.8 trilioni dai primi anni 2000s. Questi rischi non sono più ipotetici; sono reali e costano alle imprese milioni – talvolta miliardi – l’anno.
Anche in Italia i dati non sono confortanti: con oltre 1.000 frane l’anno nel nostro paese, e il 35% delle aziende manifatturiere esposte a catastrofi naturali.
La domanda non è se il cambiamento climatico avrà un impatto sull’attività economica, ma di quanto. Questo nuovo scenario ci porta a doverci preparare per il breve, medio e lungo periodo.
L’obbligo di assicurazione contro le catastrofi naturali
Dal 31 marzo 2025 entrerà in vigore l’obbligo per le imprese italiane di dotarsi di un’assicurazione contro le catastrofi naturali.
Questa norma è stata pensata per ridurre il deficit assicurativo che le aziende hanno sul tema, coerentemente con la tendenza italiana alla sotto-assicurazione di privati ed imprese, ma ha anche l’obiettivo di limitare gli effetti negativi di eventi atmosferici avversi, che possano colpire quelle aree d’Italia che non sono adeguatamente attrezzate nel prevenire un disastro idrogeologico.
L’aspettativa del legislatore è che all’assicurazione si accompagnino interventi volti alla messa in sicurezza di fabbricati e alla tutela dei lavoratori, in un orizzonte temporale di breve periodo. Intanto le assicurazioni stanno cogliendo l’opportunità sviluppando prodotti che possano aiutare le aziende italiane a traguardare la compliance alla normativa.
Quantificare il rischio: un’altra via alla prevenzione
Per agire in maniera strategica contro i rischi di cambiamento climatico, e andare al di la di quanto meramente previsto dalla legge, è necessario quantificare il rischio derivante dal cambiamento climatico per ciascuna azienda.
Diverse società hanno sviluppato modelli attuariali con l’obiettivo di valutare azioni per mettere in sicurezza il proprio patrimonio immobiliare, e salvaguardare processi critici per gli anni a venire.
Calcolare e comprendere il rischio derivante da possibili scenari di riscaldamento globale, ad esempio, può stimolare la direzione aziendale ad attuare misure proattive di prevenzione, invece che gestire le conseguenze di un evento avverso.
Pensare a lungo termine, agire ora
Il cambiamento climatico presenta sfide incombenti, ma fornisce anche un’opportunità per la messa in sicurezza delle infrastrutture pubbliche e private. Le aziende che agiranno con urgenza, modelleranno accuratamente la loro esposizione e adotteranno strategie lungimiranti potranno posizionarsi in maniera lungimirante sul mercato e contribuire allo sviluppo di un futuro più sostenibile. È tempo di dare priorità alla modellazione proattiva del rischio climatico.
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