Continua la protesta contro la FIA: i piloti si rifiutano di concedere interviste
Prosegue la protesta dei piloti contro la FIA in merito al tanto discusso “swearing ban” imposto dalla Federazione nelle proprie competizioni. Lo swearing ban impone il divieto di utilizzare un linguaggio volgare durante gli incontri con media e stampa. Una mossa, questa della FIA, che ... Leggi tutto L'articolo Continua la protesta contro la FIA: i piloti si rifiutano di concedere interviste proviene da F1ingenerale.

Prosegue la protesta dei piloti contro la FIA in merito al tanto discusso “swearing ban” imposto dalla Federazione nelle proprie competizioni.
Lo swearing ban impone il divieto di utilizzare un linguaggio volgare durante gli incontri con media e stampa. Una mossa, questa della FIA, che ai piloti non è piaciuta e la protesta che ne consegue è una naturale reazione.
Alcuni piloti di Formula 1 si erano già espressi a riguardo; su tutti, Max Verstappen allo scorso Gran Premio di Singapore aveva già manifestato il proprio dissenso. Eppure non sono i piloti di Formula 1 (rappresentati dalla Grand Prix Drivers Association) coloro dai quali è partito il secondo step della protesta alla FIA.
Ancora una volta sono stati i piloti del World Rally Championship (WRC). I piloti del Mondiale Rally avevano sollevato la questione attraverso un proprio comunicato, mostrando tra le altre cose soprattutto una certa perplessità sul destino dei soldi delle multe, ritenute troppe e sproporzionate.
I piloti del WRC hanno fondato la World Rally Drivers Alliance (WoRDA) proprio per unirsi in questa battaglia. La WoRDA ha rilasciato un nuovo comunicato in occasione del Rally del Kenya per rispondere alla multa di 10.000 euro imposta a Formaux per aver detto “we f***ed up” in un’intervista immediata dopo una tappa al Rally di Svezia.
Il comunicato
“Siamo tutti d’accordo nel ridurre al minimo le volgarità al microfono. Allo stesso tempo, è necessario mantenere una certa libertà di espressione e tenere vive le emozioni senza che i piloti debbano aver paura di essere puniti in qualche modo.” introducono i piloti.
“Abbiamo chiesto al presidente della FIA alcuni cambiamenti nelle regole per aiutarci a raggiungere questo obiettivo. Per i motivi spiegati nella nostra dichiarazione, è impossibile per noi garantire che noi (piloti e co-piloti) saremo in grado di seguire queste regole in modo perfetto e sistematico. Per questo noi, membri di WoRDA, stiamo prendendo la decisione responsabile di rimanere in silenzio nelle interviste di fine tappa o di rispondere nella nostra lingua madre.”
La WoRDA conclude: “Nell’interesse del nostro sport, un’azione del genere è purtroppo necessaria e ci scusiamo con tutti gli appassionati di rally, anche se sappiamo che ci sostengono in questo”.
Le proteste dei piloti alle interviste
Tra i piloti Adrien Formaux e Takamoto Katsuta hanno deciso di rimanere in silenzio e non rispondere ad una domanda dopo lo shakedown, prima sessione dell’evento. Altri piloti hanno deciso invece di esprimersi nella loro lingua madre. Soltanto Kalle Rovampera e Ott Tanak si sono serviti dell’inglese, ma coerentemente con il tema della protesta.
“Sfortunatamente non sentirete molto parlare di me questo fine settimana, e se questo è ciò che dobbiamo fare per fare la differenza, lo faremo.” ha dichiarato Rovampera.
“Come potete vedere, l’adrenalina può essere piuttosto alta alla fine della tappa; perciò sfortunatamente per quanto riguarda l’ultima sessione non possiamo fare alcun commento finché non saremo a nostro agio nel farlo.” ha affermato Tanak.
La protesta è dunque destinata a continuare, già in questo weekend in Kenya. Un supporto dei piloti di Formula 1 in questa battaglia darebbe maggiore risonanza alla questione e rafforzerebbe la causa che è piuttosto chiara: un linguaggio libero (sì entro dei limiti, ma basici e non eccessivi) e chiarezza sul destino delle multe.
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Credits immagine in copertina: Getty Images
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