Come andranno le trattative tra Tsmc e Trump
Nella diffusione della digitalizzazione del mondo, TSMC è ovunque. L'analisi di Alessandro Aresu.

Nella diffusione della digitalizzazione del mondo, TSMC è ovunque. L’analisi di Alessandro Aresu
Morris Chang, classe 1931, e Donald Trump, classe 1946, sono destinati a ritrovarsi dopo i loro primi incontri casuali nella Trump Tower, nei decisivi anni ’80, dove il manager ha abitato nel suo ultimo passaggio negli USA, prima di fondare TSMC a Taiwan.
Morris Chang passa dal 53esimo piano della Trump Tower alla realizzazione di quello che Trump nel suo linguaggio chiama il “furto” del business dei chip verso gli USA. I due, quando si incontrano nella Trump Tower, ancora non lo sanno. Morris Chang e TSMC d’altra parte non hanno rubato nulla ma in una cavalcata incredibile, dal 1987 a oggi, hanno rivoluzionato e dominato la parte produttiva dell’industria più importante del mondo, “l’industria delle industrie”.
Nella diffusione della digitalizzazione del mondo, TSMC è ovunque. Nella centralità politica dell’industria dei chip, TSMC ha continuato ad aumentare i suoi divari verso altri (come Intel o Samsung) anche quando tutti sono consapevoli dei rischi di concentrazione a Taiwan. Già nel 2022 TSMC, come ricordo ne “Il dominio del XXI secolo”, voleva assumere analisti geopolitici per navigare nel mondo delle tensioni USA/Cina.
In “Geopolitica dell’intelligenza artificiale”, propongo una cronologia della guerra tecnologica USA-Cina dal 2015, proprio a partire da TSMC, dalle valutazioni di Morris, dalla geografia dei suoi investimenti, dalle relazioni con la Cina.
Ora l’azienda è di nuovo alle prese con Trump (sotto cui si avviarono le prime fasi dei progetti in Arizona, come ricorda) e con un contrasto inevitabile tra un mondo enormemente complesso e uno semplice, binario.
Il primo mondo è quello dei semiconduttori: migliaia di clienti e fornitori, segmenti diversificati, interdipendenza. Il secondo mondo è quello di Trump: se io compro e tu produci, mi freghi. Inutile difendere solo il primo mondo, preciso e accurato. Esistono entrambi. TSMC naviga in quest’era a partire dai progetti in Arizona ma da una struttura produttiva in cui Taiwan mantiene un’assoluta centralità anche per il prodotto finito, cosa che si scontra col secondo mondo. Inoltre, TSMC è vittima del suo successo rispetto a Intel: gli USA e Trump hanno questo tema da affrontare e TSMC si trova tirata per i capelli (addirittura con rumor di trasferimento tecnologico e co-investimenti).
Da un lato, è incredibile che Morris Chang – criticato negli anni ’80 da Gordon Moore per i suoi progetti – abbia così stravinto da vedere TSMC pregata di andare al capezzale del vecchio gigante. Dall’altro lato, tutto ciò crea incertezze alla sua macchina della precisione.
Una macchina che funziona, per esempio, utilizzando Amkor per l’Arizona ma anche strutture di packaging che restano a Taiwan. Però questo per Trump non può andare bene, e chiederà ulteriori strutture di TSMC negli USA. Altrimenti, dazi e casino.
La Cina osserverà le varie trattative tra gli USA e TSMC cercando comunque di ottenere in qualche modo altri prodotti di TSMC prima di essere scoperti e dall’altra parte sottolineando in vari modi il rischio per Taiwan di disperdere il suo tesoro per “colpa” degli USA.
Poi, la Cina continuerà a rivendicare i suoi avanzamenti, più o meno veri, di internalizzazione della filiera. Negli USA, sarà difficile per TSMC avere una forza lavoro adeguata. Soprattutto se ci saranno altri investimenti.
Quando Trump andrà a tagliare nastri in Arizona, dovranno forse “nascondere” molte centinaia di taiwanesi. Una certezza finale: fino a che sarà in vita, Morris Chang non smetterà di intervenire, per difendere il successo del suo amato gioiello che ha cambiato il mondo.