Cina: Esportazioni in Volata a Marzo, ma la Domanda Interna Resta Debole

Dati sorprendenti prima dell’impatto pieno dei dazi USA Le esportazioni cinesi hanno registrato un’accelerazione inattesa nel mese di marzo, segnando un +12,4% su base annua in dollari, ben oltre il +4,4% atteso dagli analisti. Il balzo, il più forte da ottobre 2024, è stato favorito da spedizioni anticipate da parte delle aziende cinesi nel tentativo […] L'articolo Cina: Esportazioni in Volata a Marzo, ma la Domanda Interna Resta Debole proviene da Word2Invest.

Apr 26, 2025 - 16:26
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Cina: Esportazioni in Volata a Marzo, ma la Domanda Interna Resta Debole

Dati sorprendenti prima dell’impatto pieno dei dazi USA

Le esportazioni cinesi hanno registrato un’accelerazione inattesa nel mese di marzo, segnando un +12,4% su base annua in dollari, ben oltre il +4,4% atteso dagli analisti. Il balzo, il più forte da ottobre 2024, è stato favorito da spedizioni anticipate da parte delle aziende cinesi nel tentativo di aggirare i nuovi dazi statunitensi, che entreranno pienamente in vigore nelle prossime settimane. Si tratta di una corsa contro il tempo da parte dell’export cinese per preservare margini e relazioni con i clienti americani prima del collasso previsto nei flussi commerciali.

Sul fronte opposto, le importazioni hanno continuato a diminuire per il terzo mese consecutivo, registrando un calo del 4,3% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. La frenata, più profonda delle attese, è il segnale più chiaro del persistente rallentamento della domanda interna, un nodo sempre più critico per la tenuta del PIL cinese. I dati seguono una crescita modesta nei primi due mesi del 2025, quando le esportazioni erano salite solo del 2,3%.


Il confronto si irrigidisce: Trump e Xi sempre più distanti

Dall’inizio del secondo mandato presidenziale, Donald Trump ha imposto dazi cumulativi del 145% su tutte le importazioni cinesi, con l’aggiunta di un dazio specifico del 20% per motivazioni legate al traffico di fentanyl. La risposta di Pechino non si è fatta attendere: una serie di contromisure tariffarie hanno colpito i beni americani, culminando nella decisione di applicare dazi generalizzati del 125%.

Nel mezzo di questa escalation, si rafforza la percezione di un’inversione dei ruoli: mentre Trump spinge per un’America chiusa e protezionista, Xi Jinping lavora per rendere la Cina un partner commerciale più aperto, soprattutto verso l’Unione Europea e i paesi ASEAN. Alla fine del 2024, Pechino aveva già avviato una revisione delle politiche interne per favorire l’iniziativa privata e liberalizzare settori strategici, nella convinzione che solo una crescita trainata dalla domanda interna e dall’innovazione tecnologica potrà rafforzare il peso economico cinese nel mondo.


Apertura a nuovi partner, ma il PIL cinese rallenta

Il governo cinese ha ribadito la volontà di rafforzare la cooperazione economica multilaterale, come sottolineato nel recente incontro a Pechino tra Xi Jinping e il Primo Ministro spagnolo Pedro Sánchez. Xi ha lanciato un messaggio chiaro a Bruxelles: “Non ci sono vincitori in una guerra commerciale. Andare contro la pace significa isolarsi.” Il leader cinese ha chiesto all’UE di unirsi a Pechino contro le minacce unilaterali imposte da Washington.

Nonostante gli sforzi diplomatici, le nuove previsioni di crescita per la Cina sono al ribasso. Goldman Sachs ha tagliato le stime sul PIL 2025 al 4,0% dal precedente 4,5%, mentre diversi altri istituti segnalano come l’export verso gli USA – che vale il 3% del PIL – sia ormai destinato a un tracollo. Il rischio occupazionale è concreto: si stima che tra 10 e 20 milioni di lavoratori siano direttamente impiegati in attività legate all’export verso gli Stati Uniti.


Trump concede una tregua selettiva, ma l’incertezza resta

In una mossa a sorpresa, Trump ha sospeso l’applicazione dei dazi su dispositivi elettronici, tra cui smartphone, computer, semiconduttori e componenti tecnologici chiave. Il dazio del 20% sui prodotti legati al fentanyl resta però attivo. I dati commerciali mostrano che gli Stati Uniti continuano a rappresentare il 10% degli scambi commerciali cinesi, ma ora cresce l’importanza dell’ASEAN e dell’Europa: le esportazioni verso l’Asia sudorientale sono salite dell’11,6% a marzo, mentre quelle verso l’Unione Europea hanno registrato un +10,3%, a fronte di un calo delle importazioni del 7,5%.


Si prepara un nuovo bazooka di stimolo interno?

Con il consumo domestico ancora debole e i prezzi al consumo in calo per il secondo mese consecutivo, cresce la pressione sulla leadership di Pechino perché lanci un nuovo pacchetto di stimoli. La People’s Bank of China e il Ministero delle Finanze potrebbero presto varare misure aggressive, sul modello di quelle introdotte a fine 2024, con focus su:

  • Incentivi ai consumi
  • Sgravi fiscali per le PMI
  • Sostegno al settore immobiliare
  • Investimenti massicci nell’innovazione e nell’AI

I mercati attendono con attenzione la riunione del Politburo prevista a fine aprile, che dovrebbe confermare la traiettoria espansiva della politica economica cinese.


Conclusioni: l’export regge, ma la vera sfida è interna

La performance sorprendente dell’export cinese a marzo è destinata a spegnersi nei prossimi mesi, una volta che i dazi americani entreranno pienamente in vigore. Il futuro della crescita cinese si giocherà quindi sul rafforzamento della domanda interna, ancora troppo fragile per sostenere da sola un PIL al 5%.

Sarà decisivo capire quanto spazio di manovra ha ancora il governo cinese per attuare politiche espansive, senza compromettere la stabilità finanziaria. Il bazooka dello stimolo è pronto, ma l’efficacia dipenderà dalla fiducia dei consumatori e dalla credibilità delle riforme strutturali in cantiere.

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