La FED tra Inflazione e Rallentamento: Powell in Bilico su Futuri Tagli dei Tassi

Il presidente della Federal Reserve Jerome Powell ha chiarito ieri sera che l’istituto centrale americano si trova davanti a un bivio difficile: sostenere la crescita economica o contrastare l’inflazione. I recenti dazi introdotti dal presidente Trump hanno infatti creato un contesto di incertezza in cui gli effetti economici sono ancora tutti da decifrare. Una doppia […] L'articolo La FED tra Inflazione e Rallentamento: Powell in Bilico su Futuri Tagli dei Tassi proviene da Word2Invest.

Apr 26, 2025 - 23:49
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La FED tra Inflazione e Rallentamento: Powell in Bilico su Futuri Tagli dei Tassi

Il presidente della Federal Reserve Jerome Powell ha chiarito ieri sera che l’istituto centrale americano si trova davanti a un bivio difficile: sostenere la crescita economica o contrastare l’inflazione. I recenti dazi introdotti dal presidente Trump hanno infatti creato un contesto di incertezza in cui gli effetti economici sono ancora tutti da decifrare.

Una doppia minaccia: inflazione e rallentamento

Secondo Powell, i nuovi dazi rappresentano un fattore destabilizzante che rischia di compromettere contemporaneamente entrambi gli obiettivi del mandato duale della FED: il controllo dell’inflazione e la piena occupazione. L’inflazione, infatti, potrebbe subire un’accelerazione temporanea a causa del rincaro dei beni importati, ma allo stesso tempo la crescita rischia di rallentare sotto il peso di minori consumi e investimenti.

«Ci troviamo in un punto in cui i nostri due obiettivi potrebbero entrare in conflitto» – ha dichiarato Powell durante il suo intervento – «e in assenza di una direzione chiara, è prudente mantenere l’attuale posizione attendista».

Mercati divisi sulle mosse future della FED

Attualmente i mercati, secondo il CME FedWatch Tool, scontano ancora l’ipotesi di tre o quattro tagli dei tassi da 25 punti base entro la fine del 2025, con un primo intervento atteso a giugno. Tuttavia, queste aspettative sono sempre più incerte. Powell ha ribadito che la Fed non agirà senza ulteriori conferme sull’evoluzione dell’inflazione, sottolineando che i dazi potrebbero produrre effetti imprevedibili e non lineari sui prezzi.

Il dato chiave rimane il PCE core (indice dei prezzi al consumo preferito dalla Fed), atteso al 2,6% su base annua per il mese di marzo. Una lettura più alta potrebbe raffreddare le ipotesi di taglio.

Dazi e aspettative: inflazione temporanea o persistente?

Il vero nodo, secondo Powell, è la durata dell’impatto inflattivo dei dazi. Se fosse transitorio, la Fed potrebbe tranquillamente attendere e valutare i dati successivi; ma se l’effetto si dimostrasse persistente – spingendo verso l’alto salari e prezzi interni – allora sarebbe necessario intervenire in senso restrittivo.

«Eviteremo che le aspettative d’inflazione a lungo termine si disancorino dal nostro obiettivo del 2%», ha affermato Powell, ribadendo il ruolo chiave delle aspettative come guida delle politiche monetarie. In tal senso, l’aumento delle misure di inflazione percepita nei sondaggi a breve termine rappresenta un segnale da monitorare attentamente.

Il quadro macroeconomico resta incerto

La pubblicazione dei dati sulle vendite al dettaglio di marzo ha contribuito a complicare ulteriormente la lettura del contesto. Con un incremento dell’1,4%, ben superiore alle attese, l’ottimismo sulla spesa dei consumatori è parzialmente riemerso, anche se trainato soprattutto dalla corsa all’acquisto di veicoli prima dell’entrata in vigore dei dazi.

La Fed di Atlanta, che attraverso il modello GDPNow aggiorna le stime di crescita del PIL in tempo reale, ha subito corretto le proprie previsioni per il primo trimestre da una contrazione del -2,8% a una stima più contenuta dello -0,1%, grazie proprio al contributo dei consumi. Tuttavia, una parte importante di questa crescita è attribuibile a comportamenti anticipatori da parte delle imprese e dei consumatori, e quindi difficilmente replicabili nei mesi successivi.

Un dilemma ancora irrisolto

In sintesi, la Fed rimane in attesa, consapevole che ogni decisione potrebbe avere costi importanti. Un taglio dei tassi troppo anticipato potrebbe alimentare pressioni inflattive, mentre un atteggiamento troppo restrittivo rischia di deprimere ulteriormente la crescita in un momento di fragilità del ciclo economico globale.

Con il prossimo meeting del FOMC in programma a maggio, e i dati sul PIL e sull’inflazione attesi nelle prossime settimane, la politica monetaria americana resta in sospeso tra due scenari divergenti. E in questo equilibrio precario, ogni nuova informazione potrebbe far pendere la bilancia da una parte o dall’altra.

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