Chi è Andrea Sempio, indagato per l’omicidio di Chiara Poggi. Dal dna alle impronte sul dispenser del sapone: cosa vuole la procura

L'avviso di garanzia all'amico di Marco Poggi (fratello di Chiara) è un 'colpo di teatro' che deve fare i conti, però, con l’elenco delle cose che già otto anni fa avevano impedito la revisione del processo L'articolo Chi è Andrea Sempio, indagato per l’omicidio di Chiara Poggi. Dal dna alle impronte sul dispenser del sapone: cosa vuole la procura proviene da Il Fatto Quotidiano.

Mar 12, 2025 - 13:18
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Chi è Andrea Sempio, indagato per l’omicidio di Chiara Poggi. Dal dna alle impronte sul dispenser del sapone: cosa vuole la procura

Era stato indagato otto anni fa, poi la sua posizione era stata archiviata. Ma ora Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara Poggi, torna sotto i riflettori, dopo l’avviso di garanzia ricevuto dalla Procura di Pavia per omicidio “perché con il concorso di altri soggetti o con Alberto Stasi cagionava la morte” della ventiseienne. Una notizia che ha lasciato l’indagato “sconvolto e allibito” e che arriva a 18 anni dal delitto, per il quale Stasi – che era il fidanzato della vittima – sta finendo di scontare 16 anni di carcere presso il carcere di Bollate. Giovedì 13 marzo Sempio dovrà sottoporsi all’esame del Dna, operazione necessaria per dare riscontro a due recenti consulenze, una della difesa di Stasi e una dei pm, secondo le quali le tracce genetiche trovate sotto le unghie della vittima sono sue. A dare il via ai nuovi accertamenti è stata l’avvocato Giada Bocellari, legale di Stasi, che ha affidato a un laboratorio di genetica di fama internazionale, con sede all’estero, il compito di analizzare nuovamente i reperti biologici, i quali hanno dato esito positivo. Giovedì andrà nella sede della scientifica dei carabinieri di Milano per essere sottoposto all’esame salivare e al tampone, accertamenti disposti dal gip di Pavia in modo coatto dopo che la scorsa settimana si è rifiutato di farlo. L’esito della difesa di Stasi avrebbe trovato riscontro anche nella consulenza della procura.

Per i pm di Pavia ci sono “elementi indizianti” contro Sempio. In particolare, i nuovi atti di indagine a cui ambisce la procura comprendono la comparazione del suo dna col materiale trovato sotto le unghie della vittima; una consulenza tecnica per rivalutare la dimensione delle impronte lasciata dalla scarpa insanguinata nella villetta di via Pascoli a Garlasco e confrontarlo con quello trentasettenne amico del fratello della vittima, prendere le impronte digitali di Sempio per confrontarle con quelle trovate sul dispenser del sapone nel bagno dove l’assassino si lava le mani e infine interrogare l’indagato e ascoltare alcuni amici dei fratelli Poggi. Se Sempio, come ha affermato il legale, dice di essere innocente e sconvolto, per la famiglia Poggi – mamma Rita Preda e papà Giuseppe – “si riapre un calvario”. Sempio, amico di Marco, frequentava regolarmente la villetta dove è avvenuto il delitto, e agli inquirenti, a suo tempo, aveva dichiarato: “Io e Marco ci conosciamo fin dalle medie, eravamo in classe insieme. Andavo almeno due o tre volte a settimana a casa sua a giocare. Chiara era sua sorella, ogni tanto mi è capitato di incontrarla in casa ma non ci frequentavamo assolutamente”. Tra gli elementi che avevano destato sospetto negli inquirenti, anche lo scontrino di un parcheggio pagato a Vigevano alle 10.18 del 13 agosto 2007, che aveva mostrato in fase di indagine come alibi. Altri potenziali indizi, ricorda Repubblica, tre telefonate effettuate il 7 e l’8 agosto a casa Poggi, mentre l’amico Marco era già in Trentino, poi i tabulati del cellulare che stabilivano la sua presenza a Garlasco in orari compatibili col delitto e ancora i suoi capelli nel lavandino e impronte di dita e sangue sulla porta che non sono mai state analizzate. Nonostante questi elementi, la sua posizione, all’epoca, era stata archiviata.

La vicenda giudiziaria Sempio – che oggi compie 37 anni – era stato coinvolto da un’indagine difensiva (legali Angelo e Fabio Giarda) contenuta in un esposto depositato dalla madre di Stasi in cui – facendo ricorso a un investigatore privato – si dava conto della corrispondenza tra il Dna maschile trovato sulle unghie della vittima e il profilo genetico del giovane dipendente di un negozio di telefonia. Il suo Dna era stato prelevato ‘rubando’ una bottiglietta d’acqua, una tazzina da caffè e un cucchiaino da un bar. Ma nel 2016 l’ambizione di riaprire il caso si era infranta contro la decisione della procura di Pavia di chiedere l’archiviazione, dopo aver disposto intercettazioni telefoniche e ambientali, archiviazione disposta nel marzo 2017 dal gip Fabio Lambertucci. Oggi, invece, la procura affianca alla nuova consulenza difensiva (avvocati Giada Bocellari e Antonio De Rensis), una propria relazione e sostiene nuove indagini. Le consulenze che analizzano nuovamente, con le nuove tecnologie, le tracce genetiche convergono su Sempio.

Un ‘colpo di teatro’ che deve fare i conti, però, con l’elenco delle cose che già otto anni fa avevano impedito la revisione. A mettere in fila la difficoltà di una verità giudiziaria già passata in giudicato corre in soccorso il decreto di archiviazione di otto anni fa. Se la difesa Stasi pretende una rivalutazione dei risultati del materiale genetico dalle unghie della vittima, nel decreto si ricorda che è già stato valutato all’epoca del processo di Corte d’Assise d’Appello. Il genetista De Stefano aveva concluso dicendo che i risultati sui profili genetici non erano attendibili per possibili degradazione e contaminazioni ambientali. Anche se ci fosse stato il Dna di Stasi non sarebbe stata una prova e nel caso fosse riconducibile all’amico di famiglia, “tracce di dna di Sempio ben potevano posizionarsi sulle unghie di Chiara Poggi in via mediata per il fatto che entrambi usavano un computer fisso in casa Poggi che il fratello di Chiara e i suoi amici utilizzavano spesso per eseguire videogiochi comandati da tastiera”.

Nel provvedimento del giudice si riportano anche le considerazioni esposte dal pubblico ministero. “È assolutamente plausibile che irrilevanti quantità di materiale genetico riconducibile ad Andrea Sempio (così come irrilevanti quantità di materiale genetico riconducibile al fratello della vittima ovvero agli altri amici dello stesso) si siano depositate sulle unghie di Chiara Poggi quando la ragazza ha usato questi oggetti. Del resto il quantitativo di materiale genetico ritrovato è decisamente esiguo, quindi suggerisce un contatto mediato piuttosto che un contatto diretto, come ribadito dallo stesso perito” durante la sua testimonianza. Il decreto di archiviazione ‘smonta’ anche le pretese incongruenze denunciate dalla difesa Stasi in ordine a cosa fa Sempio il 13 agosto 2007, il giorno dell’omicidio, e alle sue dichiarazioni. Sempio “era a casa insieme al padre ed attese la madre di ritorno dalla spesa” fino alle ore 9.50 circa; poi si spostò in macchina raggiungendo in 15 minuti Vigevano pagando il parcheggio (mostrò lo scontrino in fase di indagine) alle 10.18, quindi intorno alle 11.10 rientrò a casa. Elementi da aggiungere a quanto stabilito in giudizio: “l’autore dell’omicidio indossava calzature di numero 42 mentre Sempio indossa scarpe di numero 44; Sempio aveva disponibilità di una bici da uomo rossa mentre la bici sospetta che fu notata all’ora del delitto fuori da casa Poggi era nera e da donna”.

Anche volendo ipotizzare un invaghimento nei confronti della vittima, “è davvero illogico pensare le condizioni nelle quali Sempio avrebbe deciso di uccidere la ragazza, senza compiere alcun tentativo di avvicinamento e con modalità così brutali ed efferate come quelle poste in essere. È stato infatti escluso nel modo più completo che Chiara abbia subito tentativi di violenza sessuale, ed anche che vi sia stata una colluttazione o un abbozzo di difesa da parte della vittima”. In conclusione, “se è (non condivisibile ma) umanamente comprensibile l’intento di fare di tutto per difendersi da una gravissima accusa, anche dopo l’esaurimento dei possibili gradi di giudizio ordinario, nel caso di specie – conclude il decreto di archiviazione di otto anni fa – ci si deve tuttavia arrestare di fronte all’inconsistenza degli sforzi profusi dalla difesa Stasi e tendenti a rinvenire un diverso, alternativo colpevole dell’uccisione di Chiara Poggi“.

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