Che fine farà la SEO con AI Overview di Google

Dal 27 marzo 2025, Google ha radicalmente trasformato la sua esperienza utente, mettendo in cima ai risultati di ricerca una risposta generata attraverso l'intelligenza artificiale L'articolo Che fine farà la SEO con AI Overview di Google proviene da Giornalettismo.

Apr 24, 2025 - 16:12
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Che fine farà la SEO con AI Overview di Google

Quante persone si occupano di SEO in Italia e come ha impattato Overview AI di Google su questo settore? Non è un dato che abbiamo a disposizione, ma ci sono sicuramente delle altre informazioni accessorie che possono aiutarci a restituircene un’idea. Ad esempio, partiamo dai giornalisti. In Italia, sono oltre 100mila gli iscritti all’albo, ma – in base ai dati dell’INPGI – sono 35mila quelli che, al momento, risultano attivi. Consideriamo che buona parte di questi 35mila lavora in redazioni che fanno della SEO un elemento caratterizzante, quando non assolutamente indispensabile: pensiamo al giornalismo digitale e alle competenze richieste negli annunci di lavoro. Sicuramente, rispetto a questa categoria, arriviamo a circa 7-8mila persone che si occupano (anche) di SEO. Aggiungiamo, poi, le agenzie di marketing e di comunicazione: secondo alcune stime, parliamo di 18mila agenzie di marketing che diventano più del doppio se si considerano anche le media companies. Considerato che in queste aziende è richiesta la presenza di almeno un esperto SEO, possiamo verosimilmente considerare – sommando le varie categorie – che il settore, nel nostro Paese, è composto da almeno 50mila professionisti. Ecco, dunque, che improvvisamente l’innovazione di Google rispetto al suo motore di ricerca assume i contorni di una piccola emergenza occupazionale.

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Overview AI di Google: l’impatto sul SEO

Overview AI asseconda una esperienza utente che, dalla fine del 2023 in poi, è diventata abbastanza preponderante. Per ottenere un’informazione, l’utente del web non si concede più una ricerca su Google, ma interroga – attraverso un prompt – un software di intelligenza artificiale (principalmente ChatGPT). L’AI generativa formulerà una risposta, anche abbastanza sintetica, che l’utente acquisirà come l’informazione di cui era alla ricerca. Overview AI applica questo principio al motore di ricerca per eccellenza. La barra di Google diventa, in questo caso, la sezione dove inserire un prompt (che sia composto da una sola parola o che sia rappresentato, al contrario, da una stringa più articolata) e il motore di ricerca si trasforma automaticamente in una risposta, grazie all’evoluzione della tecnologia di Gemini, il progetto AI su cui il colosso di Mountain View ha puntato tutto.

Che fine fanno gli articoli e i siti web? I meglio posizionati sono, al massimo, indicati come fonti della risposta automatica del motore di ricerca, posizionati – nella versione desktop di Google – in una colonna di destra. Il resto degli articoli seguirà il solito elenco, con una differenza sostanziale rispetto al passato: prima, all’utente, era necessaria almeno una consultazione di uno di questi link per ottenere una risposta alla sua chiave di ricerca; adesso, invece, l’utente può ottenere un collage di informazioni grazie all’intelligenza artificiale di Google, senza consultare nemmeno un link.

Come funziona, adesso, la figura del SEO specialist

E tutti gli sforzi fatti per posizionare un articolo in alto sul motore di ricerca? E tutte le strategie di back-link che servivano a dare autorevolezza a un dominio? Che fine fanno le keywords e la loro indicizzazione? Che fine fa l’ottimizzazione di un contenuto testuale per il web che doveva contenere – in base alle regole che ogni webmaster ha mandato a memoria – la principale parola chiave nelle prime cinque righe di articolo, una serie ben ordinata di H2 e H3, un numero congruo di link interni ed esterni, un title SEO per favorire la scansione di Google, eccetera?

Il rischio è quello di una rivoluzione copernicana. Anche se oggi si parla di Generative Engine Optimization. Con la trasformazione di Google, c’è chi ancora resta convinto che la SEO (la search engine optimization) possa trovare una sua estensione. Per questo si parla di GEO, ovvero generative engine optimization. Si tratta di formule (abbiamo volutamente evitato la parola “regole”, perché non ci sembra adeguata) per mettere da parte il posizionamento basato sui back-link e sulle parole chiave, per creare informazioni dettagliate e di alta qualità che si adattino naturalmente alle risposte generate dall’intelligenza artificiale. Sembra essere più semplice a dirsi che a farsi (anche perché è come se dovessimo paradossalmente imparare a scrivere come farebbe ChatGPT). Ma potrebbe essere semplicemente l’ultimo tentativo per tenere in piedi, attraverso un presunto aggiornamento della professionalità, un intero settore lavorativo che è stato messo in crisi dall’AI generativa.

Quando funziona Overview AI e quando no

Overview AI funziona sui cosiddetti contenuti “freddi”. E qui dobbiamo tirare le orecchie a un settore dell’editoria italiana. Presi dalla voglia di sfruttare la propria visibilità pubblica, i creatori di contenuti non si sono più dedicati soltanto all’attualità, ma si sono progressivamente “enciclopedizzati”, provando a emulare il successo di Wikipedia e basando gran parte del loro traffico proprio su questi contenuti evergreen, ben piazzati sui motori di ricerca, che garantivano al progetto editoriale una certa rendita dal punto di vista delle visualizzazioni. Bene, Overview AI taglia fuori praticamente tutta questa porzione di traffico.

Discorso diverso, invece, per quel che riguarda l’attualità. Overview AI – come diversi software di intelligenza artificiale – non sembra essere particolarmente responsivo quando si parla di notizie recentemente verificatesi. Ma è solo questione di tempo, prima che Gemini possa utilizzare le competenze (per esempio dei giornalisti) in termini di analisi dell’attualità per fornire delle risposte adeguate. Così facendo, l’importanza della SEO sicuramente subirà un ridimensionamento nella creazione di contenuti per il web. E lo stesso internet, per come lo conosciamo, rischia di non essere più lo stesso.

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