L’arte senese in vendita. La vetta di Sano di Pietro

La ’Natività’ è stata quotata 900mila dollari dalla casa d’aste Christie’s. Acquisti aperti fino a luglio: da Bartolo di Fredi a Segna di Bonaventura.

Apr 22, 2025 - 05:02
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L’arte senese in vendita. La vetta di Sano di Pietro

I capolavori dell’arte senese vanno in vendita: sono i protagonisti di ’Siena and the Renaissance. A selling exhibition’ alla casa d’aste Christie’s, dove si è aperta l’esposizione e vendita di opere d’arte di matrice senese. Fino all’11 luglio è possibile portarsi a casa Bartolo di Fredi, Sano di Pietro, Segna di Bonaventura, il Maestro delle Rivelazioni di Santa Brigida, Andrea Vanni, Lippo Vanni, Girolamo di Benvenuto, Benvenuto di Giovanni di Meo del Guasta.

L’esposizione è accompagnata da vendite private online che presentano opere senesi dalla metà del XIV all’inizio del XVI secolo. I prezzi? Per questi preziosi fondi oro l’elenco comprende tra gli altri: Sano di Pietro, Natività, 900mila dollari (circa 780mila euro); Bartolo di Fredi, Santo Stefano, 350mila franchi svizzeri (375mila euro); Segna di Bonaventura, Sant’Agnese, 375mila dollari (328mila euro); Andrea Vanni, Beato Gallerani, 235mila dollari (206mila euro); Girolamo di Benvenuto, Madonna e Bambino con i santi Giovanni Battista e San Bernardino da Siena, 100mila sterile (116mila euro).

In vendita poi del Maestro delle rivelazioni di Santa Brigida da Siena una pagina riccamente istoriata di un messale, intitolato Assunzione della vergine; di Lippo Vanni Il massacro degli innocenti, pagina istoriata di un libro del coro; Benvenuto di Giovanni di Meo del Guasta, San Giacomo il Maggiore salva il pellegrino ingiustamente condannato a morte a Tolosa.

C’è solo l’imbarazzo della scelta. Si accomodi chi è interessato: visto che purtroppo il Conte Ghigi Saracini non è più fra noi, c’è magari qualche anche anonimo benefattore che vuole riportare ’in patria’ questi assoluti capolavori? Oppure qualche istituzione che può pensare anche ad un anche simbolico rientro? Diciamo che siamo indietro di almeno cento anni, quando il tutto aveva una importanza assai diversa e una certa lungimiranza non avrebbe fatto male. Oggi, fra crisi e lievitazione di certi valori collezionistici, rimpolpare il nostro patrimonio, magari come amaramente suggerisce lo storico dell’arte ed esperto Lorenzo Fusi, nell’articolo parallelo, è quanto mai improbabile. A questa notizia, si potrebbe adoperare un vecchio saggio popolare, semplice ma efficace, ovvero che abbiamo l’idea (solo l’idea) di chiudere la stalla quando i buoi sono ampiamente scappati.