Giorgia is very very happy, la storia si ripete e l’Occidente declina

Si racconta che Angelo Roncalli, il futuro Papa Giovanni XXIII, quando venne nominato Nunzio Apostolico di Parigi, commentò: “Ubi deficiunt equi trottant aselli”, una citazione dell’erudito mantovano Teofilo Folengo, famoso per il suo latino maccheronico: “Quando mancano i purosangue fanno trottare gli asini”. Ma Roncalli sarebbe diventato il Papa Buono e poi sarebbe stato consacrato […] L'articolo Giorgia is very very happy, la storia si ripete e l’Occidente declina proviene da Economy Magazine.

Apr 18, 2025 - 01:22
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Giorgia is very very happy, la storia si ripete e l’Occidente declina

Si racconta che Angelo Roncalli, il futuro Papa Giovanni XXIII, quando venne nominato Nunzio Apostolico di Parigi, commentò: “Ubi deficiunt equi trottant aselli”, una citazione dell’erudito mantovano Teofilo Folengo, famoso per il suo latino maccheronico: “Quando mancano i purosangue fanno trottare gli asini”. Ma Roncalli sarebbe diventato il Papa Buono e poi sarebbe stato consacrato santo, e si capiva anche da quella sua meravigliosa autoironia quale destino di luce che portava dentro.

Per ora Giorgia Meloni non sembra aver intrapreso la ripida e stretta via della santità, anche se mai dire mai. Ma nel suo modesto ruolo terreno, diciamolo: sta lavorando bene. E riconoscerlo non implica essersi iscritti nella diatriba “curva sud-curva nord” – lato Fratelli d’Italia, in questo caso! – che decompone fatalmente sui social ogni minimo evento politico. Significa fare una constatazione. E scomodare il detto di Folengo, non significa voler ridurre la nostra premier al rango di “asino” politico ma sottolineare come il ruolo oggettivamente rotondo che Meloni sembra aver assunto in politica estera nasce certamente dalle sue capacità politiche generali, ma soprattutto da quella di saper occupare con destrezza e cipiglio il vuoto siderale lasciato essenzialmente da tre soggetti: Ursula Von der Leyen, la non-pervenuta presidente della Commissione Europea; Emmanuel Macron, l’elfo domestico dell’Eliseo in cerca di un padrone che non trova più a Berlino; e il pericoloso Friedrich Merz, tra un paio di settimane formalmente Cancelliere tedesco, che prima ancora di sedersi sulla poltrona che fu, ahinoi, del bluff-Merkel, deve già fare i conti con l’incompatibile compagine tra Cdu-Csu e Spd, forte della bellezza di una maggioranza del 52% dei seggi al Bundestag.

Chi comanderà in un’Europina così disconnessa, tra una Polonia estremista, con un esercito effettivo di 500 mila uomini e altrettanti riservisti da un lato e un’Ungheria dichiaratamente putiniana dall’altra?

E quando Trump dice che lui vuol trattare con l’Unione Europea nel suo insieme e non con i singoli Stati, quante risate si farà, sotto il riportone giallo?

Dunque, Giorgia: almeno con lei si può parlare. Dice cose sensate, argomenta, è dialettica ma prudente, cordiale ma sicura di sé, assertiva ma non arrogante. E sa come atteggarsi per perpetuare un vassallaggio dignitoso, che ha invariabilmente fatto da comun denominatore di tutti i governi italiani, sì: tutti i 68 governi susseguitisi dal 1946 in qua, che hanno dovuto fare la “genuflessioncella d’uso” alla Casa Bianca, sempre sperando di diventare i prediletti dell’Imperatore.

Ve lo ricordate il celeberrimo “Giuseppi was very very happy?” scandito in mondovisione da Trump per commentare la miseria di 100 milioni di dollari di aiuti sanitari elargiti all’inizio del Covid-19? Ecco: siamo a “Giorgia was very very happy”.

Siamo sempre lì, anche se il mondo attorno è cambiato. Siamo alle Am-Lire, alle “segnorine”, a Tammurriata Nera, a Lucky Luciano, e poi a Polvere di Stelle, alla Nato di Bagnoli, e di Aviano, e di mezza Italia, siamo a Dozier, all’omicidio Moro, siamo a Sigonella, e alla sua punizione, Mani Pulite, con il commissario Di Pietro a rapporto quindicinale dall’ambasciatore americano. Siamo al vassallaggio di sempre, con un Imperatore più debole e dei vassalli sempre più confusi.

E di nuovo: non è colpa di Giorgia Meloni, che anzi recita al meglio la sua parte, ma è il copione che è cambiato, perché il mondo è diventato già multipolare, con 1 miliardo scarso di popoli anziani e obesi tra Nordamerica ed Europa Occidentale a costituire il 47% del Pil mondiale, e 7,3 miliardi di persone – dato Onu al 17 aprile – negli altri quadranti del pianeta a dividersi il restante 53%, 7 miliardi che parlano altre lingue, mangiano altri cibi, sognano altri sogni, non sanno chi siano stati Lincoln, Kennedy, Edison, Stanlio ed Ollio, Al Pacino, Spielberg e figuriamoci Napoleone o Cavour o Sorrentino.

Oltre 7 miliardi di persone che però non valgono i 7/8 del benessere, della ricchezza, della longevità del totale goduto dall’umanità sulla Terra ma assai meno, e questo lo sanno, e su questo non sono per niente d’accordo, se perfino il Mali e il Burkina Faso – che, con tutto il rispetto, non sono la Germania né la Spagna – hanno nazionalizzato a fine 2024 le miniere d’uranio dove i soci dirigenti francesi pagavano 80 centesimi al chilo il minerale agli stati padroni e se lo rivendevano a 200 dollari.

Lo chiamano cooperazione, è soltanto neocolonialismo, ma il neo è quello che hanno nella testa coloro che ritengono ancora possibili simili assurde infamie. Due secoli fa qualcuno ancora avrebbe chiamato tutto ciò “disuguaglianza” e avrebbe detto che andava sanata, oggi invece ci dedichiamo a impegnarci sul segno “+” di Lgbtq+, il Paradiso dei poveri può attendere, e poi anche i poveri sono fluidi.

Ora, diciamolo: non sono rose e fiori quelle che si prospettano. Il rivolgimento sarà lungo, faticoso e tumultuoso. Probabilmente violento, ma è ovvio: da unipolare – Stati Uniti e Stati Vassalli – il mondo sta diventando multipolare. Alla fine del processo, sarà un mondo migliore, ma alla sbarra ci siamo noi, alla sbarra di un processo che durerà a lungo, e non assolverà l’Occidente in nome della sua civiltà, della sua cultura, dei suoi diritti civili, perché con la musica non si mangia e con la democrazia non si cura l’epatite C, soprattutto se si consente a chi inventa il vaccino di venderla a 50 mila euro a dose ai soli ricchi, perché vige la legge di Gordon Gekko, l’aviditò è buona, l’aviditàì giusta.

Ma ora torniamo con i piedi nella palta, pardon per terra. E’ in questo scenario che va letto l’incontro a Washington tra una persona intelligente che però rappresenta solo se stessa e un Paese(tto)-miscuglio che non fa paura neanche a un gatto ma che per lo meno ha inventiva, resilienza e simpatia; e un tycoon arrogante, muscolare, parecchio invasato dai suoi telepredicatori di casa, deciso ahinoi a passare alla storia, concentrantissimo intanto a passare alla cassa, godutissimo di passare per pazzo, tutt’altro che pazzo ma maledettamente cinico e sostanzialmente caprone; cioè violento, cornuto e cocciuto.

Un negoziatore strafottente, come i mediatori immobiliari della cui professionalità si è nutrito. Un sensale alla Casa Bianca; quale leader migliore per un Occidente sul viale del tramonto? E Giorgia bene farà, oggi – venerdì santo, data evocativa di una dolorosa passione ma anche di una possibile resurrezione – a incontrare J.D.Vance, un cattolicissimo che per lo meno ha letto qualche libro, ha 40 anni e punta ad essere ancora lì a comandare tra qualche anno. Magari si rivelerà meno pazzo del suo capo. In fondo, non è difficile.

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