Cervelli in fuga, in poco più di dieci anni 700mila giovani italiani sono partiti per cercare fortuna all'estero
Negli ultimi anni, l'Italia ha visto crescere in maniera esponenziale il numero di giovani neolaureati che scelgono di partire in cerca di fortuna all'estero. Secondo i dati più recenti rapporto Istat sulla popolazione italiana il fenomeno sta raggiungendo dimensioni preoccupanti, con quasi 700mila ragazze e ragazzi tra i 18 e i 34 anni che hanno lasciato il Paese dal 2011. Nonostante l'emigrazione di massa dei nostri giovani, il Belpaese sembra inoltre non riuscire neanche ad attrarre i talenti stranieri. Aumentando il saldo negativo tra uscite ed entrare, a causa soprattutto di un mercato del lavoro poco dinamico e di scarse prospettive per i neolaureati. Indice L'esodo dei giovani: numeri preoccupanti Le destinazioni preferite: Germania, Spagna e Regno Unito L'Italia tra le ultime scelte dei giovani europei Le cause: salari bassi e mercato del lavoro in crisi Le conseguenze per il Paese L'esodo dei giovani: numeri preoccupanti Il dato più allarmante emerge dall'analisi del flusso migratorio degli ultimissimi anni: nel 2024, ben 191.000 italiani hanno deciso di cercare una vita migliore all'estero, con un aumento del 20,5% rispetto all'anno precedente. Dal 2011, invece, sono emigrati più di 691.000 giovani tra i 18 e i 34 anni. Ma se comprendiamo anche quelli di età maggiore il numero complessivo di giovani italiani che hanno lasciato il Paese negli ultimi dieci anni supera il milione. A partire dal 2019, sono sempre di più i laureati a decidere di intraprendere questa strada: il 48% degli emigrati ha una formazione universitaria, un dato che prima si attestava al 36%. Le destinazioni preferite: Germania, Spagna e Regno Unito Le principali destinazioni per gli emigrati italiani sono Germania, Spagna e Regno Unito. Paesi che, seppur con diverse peculiarità, offrono opportunità di lavoro più stabili e salari più alti rispetto all'Italia. In questi luoghi, i nostri laureati riescono a inserirsi più facilmente nel mercato del lavoro, spesso trovando impieghi che rispecchiano il loro livello di preparazione accademica. Questi spostamenti contribuiscono a una crescente "fuga di cervelli", che mette sempre più in difficoltà l'economia italiana. Italia tra le ultime scelte dei giovani europei A differenza degli altri Paesi europei, che attirano numerosi giovani italiani, l'Italia non riesce a fare altrettanto con i giovani europei. In base ai dati di Eurostat, solo il 6% di questi considera l'Italia come una meta per lavorare o fare esperienza. Al contrario, nazioni come la Svizzera, in testa alla classifica, o la Svezia, che risulta terz'ultima, hanno percentuali di giovani attratti da queste nazioni molto più alte rispetto al nostro Paese. L'Italia, dunque, non solo perde i propri giovani, ma fatica a convincere i giovani degli altri Paesi a intraprendere un'esperienza lavorativa qui. Le cause: salari bassi e mercato del lavoro in crisi Molti giovani italiani scelgono di partire non per pura curiosità o desiderio di avventura, ma perché gli stipendi e il potere d'acquisto sono in costante peggioramento. Il mercato del lavoro giovanile italiano, infatti, è tra i più fragili d'Europa, con un livello di occupazione molto basso. L'Italia è addirittura ultima in Europa per il livello di occupazione dei laureati tra i 20 e i 34 anni. Una situazione che rende la nostra economia meno competitiva. Le conseguenze per il Paese Se la fuga dei talenti non fosse già un problema sufficiente, l'Italia si trova anche a fare i conti con un mercato del lavoro che non valorizza adeguatamente i laureati. Secondo i dati dell'Ocse, i Paesi con un alto numero di laureati sono anche quelli con bassa disoccupazione e maggiore produttività. L'Italia, invece, si distingue per il basso numero di lavoratori laureati, ma anche per il tasso elevato di NEET (giovani che non studiano, non lavorano e non si formano). Un dato che ci pone tra i Paesi più arretrati a livello globale da questo punto di vista.

Negli ultimi anni, l'Italia ha visto crescere in maniera esponenziale il numero di giovani neolaureati che scelgono di partire in cerca di fortuna all'estero. Secondo i dati più recenti rapporto Istat sulla popolazione italiana il fenomeno sta raggiungendo dimensioni preoccupanti, con quasi 700mila ragazze e ragazzi tra i 18 e i 34 anni che hanno lasciato il Paese dal 2011.
Nonostante l'emigrazione di massa dei nostri giovani, il Belpaese sembra inoltre non riuscire neanche ad attrarre i talenti stranieri. Aumentando il saldo negativo tra uscite ed entrare, a causa soprattutto di un mercato del lavoro poco dinamico e di scarse prospettive per i neolaureati.
Indice
L'esodo dei giovani: numeri preoccupanti
Il dato più allarmante emerge dall'analisi del flusso migratorio degli ultimissimi anni: nel 2024, ben 191.000 italiani hanno deciso di cercare una vita migliore all'estero, con un aumento del 20,5% rispetto all'anno precedente.
Dal 2011, invece, sono emigrati più di 691.000 giovani tra i 18 e i 34 anni. Ma se comprendiamo anche quelli di età maggiore il numero complessivo di giovani italiani che hanno lasciato il Paese negli ultimi dieci anni supera il milione.
A partire dal 2019, sono sempre di più i laureati a decidere di intraprendere questa strada: il 48% degli emigrati ha una formazione universitaria, un dato che prima si attestava al 36%.
Le destinazioni preferite: Germania, Spagna e Regno Unito
Le principali destinazioni per gli emigrati italiani sono Germania, Spagna e Regno Unito. Paesi che, seppur con diverse peculiarità, offrono opportunità di lavoro più stabili e salari più alti rispetto all'Italia.
In questi luoghi, i nostri laureati riescono a inserirsi più facilmente nel mercato del lavoro, spesso trovando impieghi che rispecchiano il loro livello di preparazione accademica. Questi spostamenti contribuiscono a una crescente "fuga di cervelli", che mette sempre più in difficoltà l'economia italiana.
Italia tra le ultime scelte dei giovani europei
A differenza degli altri Paesi europei, che attirano numerosi giovani italiani, l'Italia non riesce a fare altrettanto con i giovani europei. In base ai dati di Eurostat, solo il 6% di questi considera l'Italia come una meta per lavorare o fare esperienza.
Al contrario, nazioni come la Svizzera, in testa alla classifica, o la Svezia, che risulta terz'ultima, hanno percentuali di giovani attratti da queste nazioni molto più alte rispetto al nostro Paese. L'Italia, dunque, non solo perde i propri giovani, ma fatica a convincere i giovani degli altri Paesi a intraprendere un'esperienza lavorativa qui.
Le cause: salari bassi e mercato del lavoro in crisi
Molti giovani italiani scelgono di partire non per pura curiosità o desiderio di avventura, ma perché gli stipendi e il potere d'acquisto sono in costante peggioramento.
Il mercato del lavoro giovanile italiano, infatti, è tra i più fragili d'Europa, con un livello di occupazione molto basso. L'Italia è addirittura ultima in Europa per il livello di occupazione dei laureati tra i 20 e i 34 anni. Una situazione che rende la nostra economia meno competitiva.
Le conseguenze per il Paese
Se la fuga dei talenti non fosse già un problema sufficiente, l'Italia si trova anche a fare i conti con un mercato del lavoro che non valorizza adeguatamente i laureati. Secondo i dati dell'Ocse, i Paesi con un alto numero di laureati sono anche quelli con bassa disoccupazione e maggiore produttività.
L'Italia, invece, si distingue per il basso numero di lavoratori laureati, ma anche per il tasso elevato di NEET (giovani che non studiano, non lavorano e non si formano). Un dato che ci pone tra i Paesi più arretrati a livello globale da questo punto di vista.