Cassazione: rimborsabile il ricovero in RSA
Una recente sentenza della Cassazione inserisce il ricovero presso una RSA per gli affetti da Alzheimer tra le prestazioni assistenziali erogabili dal SSN.

Il ricovero in una RSA per una persona affetta da Alzheimer dovrebbe prevedere il rimborso integrale delle spese da parte del Servizio Sanitario Nazionale (SSN): è di questo avviso la Corte di Cassazione, che con la sentenza n. 525/2024 ha accolto la richiesta di un figlio per annullare l’obbligo di compartecipare alle spese di ricovero della madre non autosufficiente in una casa di riposo.
Tutto questo per tutelare il diritto alla salute previsto dall’ex art. 32 della Costituzione.
Dietro la decisione dei giudici si cela una considerazione specifica: un trattamento terapeutico personalizzato, come quello richiesto dai malati di Alzheimer, può essere somministrato solo congiuntamente alla prestazione assistenziale erogata dal SSN.
Si tratta di una decisione, tuttavia, che rischia di creare apprensione tra famiglie e lavoratori del settore, secondo Luca Pallavicini, presidente di Confcommercio Salute.
La complessità della situazione è aggravata dalla necessità di armonizzare le nuove indicazioni con le normative regionali vigenti, da cui dipendono liste d’attesa e impegni economici. Occorre un intervento immediato per scongiurare il collasso del sistema assistenziale.
Secondo l’associazione, infatti, è determinante distinguere tra due tipologie di accesso ai servizi socio-sanitari, rispettivamente: l’inserimento disciplinato secondo il criterio privatistico e quello disciplinato dal rapporto pubblicistico, attraverso strutture accreditate dove il paziente si rivolge alla ASL e quindi al Servizio Sanitario Regionale.
In quest’ultimo caso, in particolare, Regione e ASL fissano il valore minimo e quello massimo della quota di compartecipazione economica a carico dell’utente.
L’interesse legittimo delle famiglie, riconosciuto dalla sentenza, non può tradursi in un ulteriore peso per le realtà socio-sanitarie. Scaricare il problema su chi gestisce questi servizi significa mettere a rischio non solo la qualità dell’assistenza ma anche la tenuta occupazionale del settore. Servono norme certe, subito.