Carabiniere eroe. Salva donna dal suicidio: "L’ho tenuta stretta"
Bergamo, il 28enne è salito su un cavalcavia. I complimenti di Meloni

La premier Giorgia Meloni l’ha definito un eroe. "È un onore, ringrazio il presidente del Consiglio, ma io credo di aver fatto solo il mio dovere. Cosa mi ha spinto a salire sul cavalcavia? Il senso civico che dovrebbe avere qualsiasi cittadino". Lorenzo Fascì, 28 anni, originario di Reggio Calabria, nell’Arma dal 2017, in servizio dal 2018 alla stazione di Albino in Valle Seriana (Bergamo), lunedì mattina ha salvato una donna, italiana di 36 anni, da un tentativo di suicidio. E ora incassa i complimenti, ad iniziare dalla premier Meloni per passare al generale Riccardo Galletta, comando della Pastrengo e al colonnello Salvatore Sauco, il comandante provinciale dell’Arma dei carabinieri.
"Cosa mi ha spinto ad agire? Il senso civico che ritengo dovrebbe avere ogni cittadino, in particolar modo noi che vestiamo questa divisa. Paura? No, assolutamente. In quel momento la priorità era aiutare la donna – racconta emozionato –. Ho scelto di entrare nell’Arma in primis per questo: aiutare le persone".
Un passo indietro. È lunedì mattina. Sono le 11.20. Lorenzo Fascì, libero dal servizio, è in auto assieme alla fidanzata e al suocero. Siamo nel territorio di San Paolo d’Argon. Mentre viaggia lungo la ex statale 42, la fidanzata gli fa notare che c’è una donna all’esterno del parapetto del sovrappasso. La sua intenzione è manifesta: vuole gettarsi dal cavalcavia, vuole farla finita. "Ci siamo fermati immediatamente. E mentre il padre della mia ragazza cercava di parlare con lei per farla desistere, ovviamente, io sono salito dalla scarpata e mi sono avvicinato alla donna tentando un approccio, e aprire un dialogo, perché inizialmente mi aveva detto: 'Non si avvicini o mi butto di sotto'. Allora ho iniziato a porle alcune semplici domande per capire come si chiamasse, i problemi che aveva. E così, piano piano, ha iniziato a sciogliersi un po’". Una lenta, drammatica trattativa.
Del resto la fotografia scattata ai piedi del cavalcavia parla da se. "Approfittando di questi dialoghi – continua il racconto del carabiniere – mi sono avvicinato pian piano posizionandomi con il mio corpo dietro al suo in una sorta di abbraccio. Mi sono focalizzato su di lei per permettere ai soccorsi di arrivare. Sono passati svariati minuti. Poi con l’ausilio di una signora, i soccorritori del 118 e i colleghi di Trescore Balneario, abbiamo instaurato un rapporto con lei, ci siamo fatti voler bene. In quei minuti siamo diventati amici. Alla fine si è convinta a desistere". L’ha ringraziata? "Era scossa, ci siamo abbracciati. È stato il gesto più gratificante".