Capisco Sanremo ma non la calca davanti all’Ariston. Cosa scatta nel cervello della gente?

di Rossella Dotta Doverosa premessa: non reputo il Festival di Sanremo l’equivalente del Natale per il Grinch. L’atmosfera festosa è tanto fugace quanto adorabile. In un puff svanisce e torna il silenzio a fare da sinfonia alle bellezze floreali sparse qua e là, al nitore del cielo mattutino che incontra il mare dove si staglia […] L'articolo Capisco Sanremo ma non la calca davanti all’Ariston. Cosa scatta nel cervello della gente? proviene da Il Fatto Quotidiano.

Feb 17, 2025 - 14:45
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Capisco Sanremo ma non la calca davanti all’Ariston. Cosa scatta nel cervello della gente?

di Rossella Dotta

Doverosa premessa: non reputo il Festival di Sanremo l’equivalente del Natale per il Grinch. L’atmosfera festosa è tanto fugace quanto adorabile. In un puff svanisce e torna il silenzio a fare da sinfonia alle bellezze floreali sparse qua e là, al nitore del cielo mattutino che incontra il mare dove si staglia il profilo della Corsica. E potrei continuare…

Ma c’è un fenomeno, marginalmente rilevabile in televisione, che osservato in carne e ossa solleva parecchi interrogativi.
Davanti all’Ariston, agli alberghi in cui soggiornano cantanti, vip o simil tali, si forma una calca, una sorta di ragnatela umana in cui è possibile restare casualmente intrappolati, in attesa di un’apparizione. Senza sapere chi, quando, se e cosa farà. Che senso ha? Stare lì per ore, in piedi, al vento, tra spintoni e gomitate? La sopportazione di un simile disagio, che neanche a un concerto, è incomprensibile.

Cosa accade nel cervello della gente? Si può azzardare qualche ipotesi.

Ad esempio, l’intensa fascinazione che molti provano verso le celebrità o le figure pubbliche, legata a un mix di desiderio di appartenenza, ammirazione per il “mito” della celebrità. Quando vediamo una persona famosa, anche se non la conosciamo personalmente, si innesca un’ emozione, un “colpo di fulmine” che ha a che fare con l’idea (in politica ideologia) che quella persona rappresenta.

È come se vedessimo qualcuno che appartiene a un mondo speciale, irraggiungibile, che evoca un senso di magia.
Perché risiede nella natura umana il bisogno di cercare modelli, idoli o figure da ammirare. Azzardando un risvolto inquietante di questa caratteristica umana, possiamo avanzare un’altra considerazione: l’ascendente che una celebrità, o qualsiasi figura carismatica, può avere sulla folla è enorme, ma se quella figura non è eticamente positiva, il suo potere può essere usato in modo deleterio, o per scopi manipolativi.

La storia può richiamare alla mente ciò che si preferirebbe dimenticare. Quanti leader o personaggi pubblici, affascinanti e carismatici sono riusciti a influenzare le masse in modi distruttivi, sfruttando proprio questo potere di “fascinazione” per ottenere consenso e compiere nefandezze?! La nostra inclinazione a seguire una persona che ci “ispira” può diventare pericolosa in assenza di sufficienti critiche o considerazioni sulla persona che stiamo ammirando. Si tende a dare fiducia e a credere nelle idee, anche dannose, di chi ha carisma e un grande seguito.

La psicologia sociale ha studiato tale fenomeno, “pensiero di gruppo”, in cui le opinioni individuali sono subordinate alla volontà di appartenere a un gruppo o di essere parte di qualcosa di più grande, che può anche portare a una sorta di “cecità critica”. Un visionario Samarago nel suo libro metafora aveva già avuto qualche intuizione in merito!

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