Cambiamento climatico, anche gli oceani si desertificano

Studio sulla diminuzione della clorofilla superficiale negli oceani e relativa "desertificazione".

Mag 9, 2025 - 10:19
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Cambiamento climatico, anche gli oceani si desertificano

Nel corso degli ultimi vent’anni, le zone oceaniche caratterizzate da scarsità di nutrienti e da una biodiversità ridotta si sono estese in modo significativo, quasi raddoppiando e passando dal 2,4% al 4,5% della superficie marina globale. Questo ampliamento, attribuito a un processo di desertificazione marina, solleva preoccupazioni per il suo potenziale impatto sul sistema climatico e sull’equilibrio ecologico degli oceani. Tali conclusioni provengono da una ricerca condotta a livello internazionale, che ha visto la partecipazione del Laboratorio ENEA dedicato ai Modelli e Servizi per il Clima, dell’ISMAR-Cnr (Istituto di Scienze Marine) e del centro cinese State Key Laboratory of Satellite Ocean Environment Dynamics (SOED). Lo studio, pubblicato su Geophysical Research Letters, si è focalizzato soprattutto sul comportamento del fitoplancton, un insieme di microrganismi fondamentali per la vita marina. Questi organismi, alla base delle reti trofiche oceaniche e capaci di assorbire anidride carbonica attraverso la fotosintesi, svolgono un ruolo cruciale nel regolare i cambiamenti climatici.

LA DESERTIFICAZIONE MARINA

Negli ultimi vent'anni, alcune vaste aree oceaniche, in particolare nel Pacifico settentrionale, stanno subendo un marcato processo di desertificazione marina, con un'espansione annua di circa 70.000 km². Questo fenomeno, alimentato dal riscaldamento globale, si manifesta soprattutto nelle zone tropicali e subtropicali, dove il calore impedisce il rimescolamento delle acque profonde, ricche di nutrienti, con quelle superficiali. Tale stratificazione limita l’apporto di sostanze vitali per il fitoplancton, la base della catena alimentare marina.

Un elemento chiave osservato è la diminuzione della clorofilla, spesso usata come indicatore dello stato del fitoplancton e della produttività degli oceani. Tuttavia, i ricercatori ipotizzano che questo calo non indichi necessariamente una riduzione della biomassa, ma piuttosto un adattamento dei microrganismi. Infatti Chiara Volta, ricercatrice ENEA del Laboratorio Modelli e Servizi Climatici. a riguardo dichiara che:


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