Buoni pasto: perché sono il benefit aziendale preferito dagli italiani
I buoni pasto, talvolta indicati come ticket pasto o buoni ristorante, sono uno dei benefit aziendali più apprezzati nel nostro Paese. Rientrano nella categoria dei cosiddetti “benefit” e sono probabilmente la misura di welfare aziendale più diffusa in assoluto. In Italia sono molto noti perché sono stati introdotti fin dagli anni Settanta del secolo scorso, […] L'articolo Buoni pasto: perché sono il benefit aziendale preferito dagli italiani proviene da Economy Magazine.

I buoni pasto, talvolta indicati come ticket pasto o buoni ristorante, sono uno dei benefit aziendali più apprezzati nel nostro Paese. Rientrano nella categoria dei cosiddetti “benefit” e sono probabilmente la misura di welfare aziendale più diffusa in assoluto.
In Italia sono molto noti perché sono stati introdotti fin dagli anni Settanta del secolo scorso, anche se da allora ci sono state molte modifiche in merito, sia tecniche che fiscali.
Si tratta di una misura che viene scelta soprattutto da quelle organizzazioni che non possono o preferiscono non gestire il servizio mensa.
Vale la pena sottolineare che il buono pasto non rientra nella categoria dei cosiddetti “benefit meritocratici”; si tratta infatti di un incentivo che viene erogato a tutto il personale dell’organizzazione aziendale.
Se previsti, hanno diritto a usufruirne tutti i lavoratori dell’azienda, a prescindere che il loro sia un contratto full-time o part-time, a tempo determinato o indeterminato. Ne hanno diritto anche coloro che lavorano con la modalità dello smart-working.
Si tratta di un incentivo personale che può essere utilizzato solo da chi ne è titolare e non è consentito cederli a terzi, commercializzarli o convertirli in denaro. Data la loro importanza e la loro notevole diffusione, esploriamone le principali caratteristiche.
Buoni pasto: il formato cartaceo e quello digitale
Si distinguono due principali tipologie di buoni pasto: quelli cartacei e quelli digitali.
Il buono pasto cartaceo è quello tradizionale e, per quanto sia ancora disponibile, è sempre meno richiesto. Il funzionamento è piuttosto semplice: al dipendente viene consegnato un carnet con i buoni cartacei che devono essere consegnati all’esercizio convenzionato: bar, ristorante, pizzeria, gastronomia, negozio di alimentari, agriturismo ecc che li valida e utilizza tramite la dematerializzazione alla cassa.
Il buono pasto digitale (altrimenti detto buono pasto elettronico) è oggi la tipologia più diffusa. Può essere utilizzato tramite una card dedicata o comodamente attraverso un’app, Una soluzione pratica, veloce e sempre a portata di mano, ideale per semplificare la pausa pranzo o fare acquisti in modo smart.
Si deve sottolineare che, come vedremo, i buoni pasto digitali non hanno dalla loro soltanto una grande praticità, ma anche il fatto che la disciplina fiscale che li riguarda è molto favorevole.
L’utilizzo dei buoni è semplicissimo, a prescindere che si tratti di quelli cartacei o digitali, basta presentarli alla cassa dell’esercizio convenzionato e il loro valore sarà scalato dall’importo totale del pasto. I buoni pasto sono accettati in migliaia di esercizi situati su tutto il territorio nazionale.
La disciplina fiscale dei buoni pasto per le aziende
È necessario puntualizzare prima di tutto che i buoni pasto non rientrano nella categoria dei redditi da lavoro. Sono sottoposti a una specifica disciplina fiscale che cambia a seconda che siano cartacei o digitali.
Attualmente, per i buoni pasto cartacei è prevista una soglia di esenzione fiscale di 4 euro giornalieri, mentre nel caso di quelli digitali, la soglia è di 8 euro giornalieri.
Considerando questi dati, nel caso di buoni cartacei si arriva approssimativamente a una quota annua detassata di circa 880 euro, (es. 4,00 euro x 220 gg. Lavorativi) mentre nel caso dei buoni digitali l’importo è raddoppiato: 1.760 euro. (es. 8,00 euro x 220 gg. Lavorativi)
È necessario precisare che qualora l’azienda eroghi buoni pasto il cui valore facciale supera la soglia di esenzione fiscale prevista (per esempio ticket da 10 euro), la quota eccedente concorrerà alla formazione del reddito.
Per quanto concerne l’azienda, il costo sostenuto all’acquisto dei buoni pasto è deducibile al 100%.
L’aliquota IVA applicata ai buoni pasto per le aziende, attualmente è pari al 4%, e l’imposta è interamente detraibile per l’azienda, rappresentando un ulteriore vantaggio fiscale.
Partite IVA senza dipendenti: è possibile utilizzare i buoni pasto?
I buoni pasto sono un’opzione disponibile anche per le partite IVA senza dipendenti, vale a dire i liberi professionisti e le ditte individuali che possono utilizzarli per pagare il pasto a clienti, fornitori o collaboratori.
Per quanto riguarda la disciplina fiscale, sono deducibili nella percentuale del 75% per un importo massimo nel limite del 2% del fatturato. L’aliquota prevista è del 10% ed è detraibile al 100%.
Vale la pena ricordare che nel caso dei titolari di partita IVA forfettari non derivano vantaggi fiscali dall’avere buoni pasto. I vantaggi sono riservati solo a chi ha la Partita Iva a regime fiscale Ordinario.
Il confronto con l’indennità sostitutiva di mensa
I buoni pasto non devono essere confusi con l’indennità sostitutiva di mensa. Quest’ultima è infatti una somma giornaliera forfettaria che viene inserita nella busta paga.
Da un punto di vista puramente tecnico rientra nella categoria delle retribuzioni straordinarie e, come tale, è soggetta sia alla tassazione IRPEF che alla contribuzione INPS. Fatta eccezione per alcune particolari circostanze l’indennità sostitutiva di mensa rientra tra gli importi che formano la base imponibile fiscale e contributiva.
Offrire i buoni pasto ai dipendenti è decisamente più vantaggioso che erogarli come indennità in busta paga, perché consente all’azienda di beneficiare di agevolazioni fiscali e contributive, aumentando il potere d’acquisto del lavoratore senza aggravare il costo del lavoro.
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