Borse chiusura 30 aprile: le prese di beneficio su banche e assicurazioni del risiko pesano su Milano. Le big tech zavorrano il Nasdaq
Dopo il rally dei giorni scorsi i protagonisti del risiko banco-assicurativo chiudono in ribasso l'ultimo giorno del mese. Male anche quasi tutte le Magnifiche Sette dell'high tech americano colpite dall'inatteso calo del PIl L'articolo Borse chiusura 30 aprile: le prese di beneficio su banche e assicurazioni del risiko pesano su Milano. Le big tech zavorrano il Nasdaq proviene da FIRSTonline.


La frenata dell’economia Usa disorienta (ma non affonda) le borse, che oggi chiudono contrastate in Europa, mentre Wall Street procede in ribasso nelle prime ore della seduta americana.
Dopo vari alti e bassi, Piazza Affari, che aveva aperto intonata e in mattinata era arrivata ad agguantare i 38mila punti base, arretra alla fine dello 0,71% a 37.604 punti, zavorrata dai realizzi sulle banche. Domani, per la festa del lavoro, il listino milanese sarà chiuso.
Nel resto del continente Madrid scende dello 0,75%, mentre riescono a chiudere positive Francoforte +0,12%, Londra +0,16%, Parigi +0,5% e Amsterdam +0,36%.
L’avversione al rischio si manifesta con maggior evidenza a New York, dove il Nasdaq segna -1,37%, lo S&P500 -0,95%, il Dow Jones -0,61%. Tra i titoli in maggior sofferenza Nvidia -2,67%.
Il Pil Usa a sorpresa si contrae nel primo trimestre: “Tutta colpa di Biden, abbiate pazienza”, dice Trump
“Tutta colpa di Biden“, dice il presidente Donald Trump che festeggia con l’amaro in bocca i suoi primi cento giorni di governo, vedendosi costretto a fare i conti con una serie di dati macro del primo trimestre assai deludenti, la cui responsabilità, secondo il tycoon, ricade sull’ex presidente democratico.
In particolare il Pil a stelle e strisce nei primi novanta giorni dell’anno si è contratto dello 0,3% (come non accadeva da inizio 2022) contro attese di una crescita dello 0,4%. All’origine del deludente risultato ci sarebbe un balzo delle importazioni, volto a evitare i dazi e quindi i costi più elevati delle merci e una più debole spesa dei consumatori, salita dell’1,8%, l’aumento minore dal 2023.
A questi numeri va sommato il fatto che l’inflazione Pce è passata dal +2,4% al +3,6% nel primo trimestre e in particolare il dato “core” è salito al 3,5%.
Il settore privato americano ha creato in aprile solo 62.000 posti di lavoro, mentre l’attività industriale nell’area di Chicago questo mese è rimasta in contrazione. Un quadro non tanto lusinghiero per le ambizioni di Trump, che promette comunque un “boom economico” invitando gli americani a pazientare perché “ci vorrà un po’ di tempo”. I mercati, già provati dall’altalenante politica sui dazi, si avviano ad archiviare un mese volatile e turbolento, anche se ultimamente avevano trovato la giusta intonazione, con il presidente pronto a trattare e a moderare gli attacchi. In particolare ieri è arrivato un alleggerimento per il settore auto.
Segnali di crescita in Eurolandia
In Europa intanto l’economia ha dato segni di vita nel primo trimestre, seppur non molto robusti. Il Pil della zona euro è cresciuto dello 0,4%, superando le previsioni che erano di +0,2%. L’Italia fino a marzo ha registrato una crescita dello 0,3% e l’inflazione in aprile ha accelerato (+0,2% mese e +2% anno).
La Francia nel primo trimestre è cresciuta dello 0,1% e la Germania dello 0,2%, in linea con le stime.
Per quanto riguarda l’inflazione tedesca, questa è scesa al 2,1% in aprile, meno delle stime che la davano al 2% e dopo il 2,2% registrato in marzo.
Dollaro in leggero rialzo, ma aprile è da dimenticare
Il dollaro oggi procede intonato, non risentendo particolarmente del quadro macro e del fatto che alcuni analisti vedono ora fino a quattro tagli dei tassi da parte della Fed quest’anno. Il biglietto verde si lascia però alle spalle un aprile da dimenticare, con la peggior performance mensile da novembre 2022. L’euro ne ha beneficiato (+5% mese), anche se oggi cede lo 0,2% contro dollaro, per un cambio di 1,1359.
Beni rifugio come l’oro hanno volato nelle scorse settimane e al momento, nonostante un lieve calo, i prezzi si mantengono oltre la soglia di 3300 dollari l’oncia. A fare incetta di lingotti nel primo trimestre sono stati soprattutto gli investitori cinesi, visto che il Dragone è il paesi più colpito dai dazi. Tra gennaio e marzo la domanda d’oro in Cina è aumentata del 12% su base annua e del 48% rispetto al trimestre precedente, raggiungendo le 124 tonnellate.
Tra le materie prime i timori relativi a un rallentamento della prima economia del mondo penalizzano il petrolio, nonostante le scorte settimanali Usa siano diminuite a sorpresa di 2,70 milioni di barili. Il greggio texano, consegna giugno, cede circa l’1%, per un prezzo poco sotto i 60 dollari al barile. Il Brent, luglio 2025, perde l’1,19% e tratta a 62,53 dollari al barile.
Piazza Affari, salgono Recordati e Campari, ma le banche vanno giù
Il cambio di rotta del listino milanese ha coinciso oggi con il cambio di segno da parte delle banche, deboli tra l’altro in tutta Europa e con Santander (-4,1% a Madrid), Ubs (-0,32% a Zurigo) e Barclays (-0,34% a Londra), chiamate alla prova dei conti trimestrali.
In Piazza Affari il focus resta sul Risiko, ma anche sui tassi d’interesse che potrebbero ulteriormente calare erodendo i guadagni del settore.
Tra i titoli più penalizzati del listino ci sono Unicredit -2,82%, Mps -2,77%, Mediobanca -2,1%, Banco Bpm -1,86%, Intesa -1,54%, Bper -1,71%, Pop di Sondrio -1,21%, Banca Mediolanum -1,2%. Fuori dal paniere principale arretra leggermente anche Banca Generali, -0,19%, su cui Mediobanca ha annunciato nei giorni scorsi un’Ops, con la quota di Piazzetta Cuccia in Generali (+0,09%) come moneta di scambio dell’offerta.
Intanto su Unicredit e sulla sua Ops su Banco Bpm si addensa qualche nube, visto che Crédit Agricole vuole decidere tra qualche settimana se aderire all’offerta, mentre Piazza Meda chiede chiarezza, poiché alcune condizioni non si sono realizzate (in particolare quella relativa all’Opa lanciata da Banco Bpm su Anima).
Per restare alle blue chip negative: ha il segno meno oggi anche Stm -1,63%.
Stellantis perde l’1,94%, nonostante sia partita stamattina a razzo toccando anche un picco di +4%. Il gruppo, presentando una trimestrale in linea con le attese, ha spiegato di avere sospeso la guidance sul 2025, a causa delle incertezze legate ai dazi.
La maglia rosa della tappa odierna va a Campari, +3,96%, incoraggiata da Remy Cointreau (+0,56% a Parigi), che nonostante un trimestre sotto le attese, vede però una ripresa del consumo degli alcolici sul mercato Usa.
Bene Recordati, +3,09%, premiata dai giudizi degli analisti dopo il capital day.
Salgono A2a +1,91%, Leonardo +1,33% e Poste +1,31%.
Spread in modesto rialzo
In un contesto di acquisti sui titoli di Stato della zona euro, il decennale italiano vede allargarsi leggermente lo spread con l’omologo tedesco a 112 punti base. I rendimenti però sono in calo rispettivamente a +3,56% e +2,44%