Boom di gravidanze over 40: scelta o necessità?

Per la prima volta nella storia degli Stati Uniti, le gravidanze over 40 superano quelle tra le ventenni. È un sorpasso simbolico ma potentissimo, che racconta un cambiamento profondo nel modo in cui oggi si vive la maternità — un cambiamento che sta investendo anche l’Italia. Oggi, l’età media in cui si ha il primo […] L'articolo Boom di gravidanze over 40: scelta o necessità? proviene da Economy Magazine.

Mag 5, 2025 - 13:11
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Boom di gravidanze over 40: scelta o necessità?

Per la prima volta nella storia degli Stati Uniti, le gravidanze over 40 superano quelle tra le ventenni. È un sorpasso simbolico ma potentissimo, che racconta un cambiamento profondo nel modo in cui oggi si vive la maternità — un cambiamento che sta investendo anche l’Italia. Oggi, l’età media in cui si ha il primo figlio è di oltre tre anni più alta rispetto a vent’anni fa.

Più gravidanze over 40, il motivo è economico

Dietro questi numeri non ci sono solo statistiche, ma nuove priorità, percorsi di vita diversi e un’idea di genitorialità sempre più consapevole. Secondo i dati dei Centers for Disease Control and Prevention, il tasso di natalità tra le adolescenti americane è crollato del 73% dal 1990 a oggi, mentre le nascite tra le over 40 sono aumentate del 193%. Nel 2023, le madri quarantenni hanno superato le adolescenti: 4,1% contro 4%.

Anche in Italia la tendenza è chiara. Nel 2023, l’età media al primo parto è arrivata a 31,7 anni. Le madri italiane in media hanno 33 anni, quelle straniere poco meno di 30. Le regioni del Nord e del Centro, con la Sardegna in testa (33,2 anni), registrano le età più alte. L’8,9% dei primi figli è nato da madri over 40, un dato secondo solo alla Spagna in Europa.

Le donne ora pensano prima a realizzarsi

Questa non è una semplice inversione di rotta generazionale: è il segno di una trasformazione radicale nel rapporto tra donne, tempo e maternità. Per decenni la narrazione è stata quella di una corsa contro l’orologio biologico, dove diventare madri presto era quasi un dovere. Oggi, invece, molte donne scelgono di aspettare. Vogliono costruirsi una carriera, raggiungere stabilità economica, vivere esperienze personali prima di pensare a un figlio. La maternità non è più una tappa obbligata, ma una decisione ragionata e personale. A rendere possibile questo cambiamento ci sono anche i progressi della medicina: tecniche di fecondazione assistita, conservazione degli ovuli e altri strumenti che allungano la finestra biologica e, soprattutto, ampliano la libertà di scelta.

Cambia la prospettiva

Ma questo cambiamento dice molto anche delle più giovani. Il crollo delle gravidanze in età adolescenziale è anche il risultato di una generazione che si sente meno definita dal ruolo materno precoce, che ha meno fretta di realizzarsi attraverso la famiglia tradizionale. L’educazione sessuale (quella fatta dalle associazioni, non dalle istituzioni) e l’accesso ai contraccettivi hanno certamente giocato un ruolo, ma il cuore della questione è un altro: oggi la maternità non è più l’unico orizzonte possibile.

In questo contesto, la narrazione allarmistica sulla denatalità rischia di essere fuorviante. Il calo delle nascite non è la fine della maternità, ma la fine di un suo modello: quello imposto, precoce, spesso legato alla precarietà economica o alla pressione sociale. Se le donne scelgono di diventare madri più tardi, non è un rifiuto, ma una rivendicazione di libertà.

Servono più aiuti e servizi per favorire la maternità

E qui entra in gioco la politica. Perché se sempre più donne posticipano la maternità, è anche per mancanza di alternative. Servono politiche concrete, non slogan: un welfare che accompagni davvero le famiglie, servizi per l’infanzia accessibili, sostegni economici, un lavoro che non punisca chi diventa genitore. Solo così la maternità potrà essere davvero una scelta libera, non una corsa a ostacoli.

Per troppo tempo si è chiesto alle donne di riempire le culle, senza ascoltarle. Ora è il momento di cambiare prospettiva: non servono più crociate contro la denatalità, ma politiche capaci di accogliere ogni progetto di vita, in ogni fase della vita. Serve rispetto per chi sceglie quando — e se — diventare genitore. Anche a vent’anni. Anche a quaranta.

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