Blackout in Spagna e Portogallo: cosa è successo (davvero)
Le cause del blackout di lunedì 28 aprile in Spagna e Portogallo sono ancora oggetto di indagine. Ma a distanza di qualche giorno, le ipotesi tecniche più accreditate prefigurano una combinazione di eventi legati soprattutto alla vulnerabilità strutturale della rete elettrica. Il blackout è stato innescato da un guasto su una linea di trasmissione ad […] The post Blackout in Spagna e Portogallo: cosa è successo (davvero) first appeared on QualEnergia.it.

Le cause del blackout di lunedì 28 aprile in Spagna e Portogallo sono ancora oggetto di indagine.
Ma a distanza di qualche giorno, le ipotesi tecniche più accreditate prefigurano una combinazione di eventi legati soprattutto alla vulnerabilità strutturale della rete elettrica.
Il blackout è stato innescato da un guasto su una linea di trasmissione ad alta tensione tra la Catalogna francese e quella spagnola, secondo quanto confermato da Red Eléctrica de España (REE), il gestore della rete di trasmissione iberica.
Il distacco ha generato un’oscillazione di frequenza incontrollata sull’interconnessione, provocando un fenomeno di “islanding” che ha isolato il sistema elettrico spagnolo dal resto d’Europa. Poco dopo, si è verificato uno spegnimento a cascata di generatori lungo tutta la rete, aggravato dall’insufficiente apporto dei meccanismi di compensazione automatica degli sbalzi di tensione e frequenza.
Le rinnovabili non sono il problema, ma la rete va adeguata
“Non è corretto collegare l’incidente alle rinnovabili. La causa è stata un problema tecnico alla rete di trasmissione”, ha detto alla stampa spagnola la presidente di Red Eléctrica, Beatriz Corredor, respingendo fermamente le accuse mosse alle fonti rinnovabili da molti commentatori improvvisati e non (Rinnovabili vittima e non causa del blackout iberico).
Anche il primo ministro Pedro Sánchez ha ribadito che “la disconnessione delle fonti rinnovabili è avvenuta dopo l’inizio del collasso di sistema”.
Nonostante ciò, diversi media e rappresentanti politici italiani hanno rilanciato le loro solite narrazioni che colpevolizzano ingiustamente il fotovoltaico e l’eolico, invocando il ritorno al nucleare, senza particolari conoscenze della materia in generale e dello specifico guasto.
Greenpeace e altre analisi indipendenti hanno sottolineato che le fonti rinnovabili erano tornate a garantire oltre il 90% dell’elettricità già alle 17:00 dello stesso giorno in cui si è verificato il blackout, cioè ad appena 4,5 ore circa di distanza da un evento potenzialmente catastrofico. Le centrali nucleari, al contrario, hanno richiesto molte ore o più di un giorno per tornare operative, rallentando la ripresa della rete.
“Tutte le centrali nucleari spagnole sono rimaste senza alimentazione esterna a causa del blackout, entrando in modalità di raffreddamento d’emergenza assistita da gruppi diesel. Questo ha costretto Red Eléctrica de España a concentrare gli sforzi iniziali di ripristino sulla riconnessione delle centrali nucleari, per garantire la sicurezza dei reattori e il mantenimento delle funzioni di raffreddamento”, ha scritto in un articolo Luigi Moccia, ricercatore del Consiglio nazionale delle ricerche.
Lo stesso primo ministro Sanchez ha dichiarato che le centrali nucleari spagnole non sono state un aiuto in questa crisi ma un problema, per via di questi sforzi aggiuntivi per ripristinare il loro allaccio alla rete.
I limiti strutturali della rete iberica
Il vero tallone d’Achille nella fase attuale della transizione energetica è rappresentato dalla scarsa resilienza dell’infrastruttura elettrica.
La capacità di interconnessione della penisola iberica con il resto d’Europa è attualmente pari solo a circa il 2% della capacità europea, rendendola una rete semi-isolata in caso di problemi. Il progetto del cavo sottomarino con la Francia attraverso il Golfo di Biscaglia, più volte rimandato, avrebbe potuto attenuare l’impatto del guasto.
Inizialmente previsto per il 2025, il progetto è stato ritardato e ora è previsto per il 2027, con le autorità spagnole che non hanno nascosto in passato la loro delusione per l’andamento della collaborazione con la Francia.
“È plausibile che questo paese tema la competizione del solare ed eolico iberici, che potrebbero ridurre la domanda per il suo nucleare in crisi di redditività, come dimostrato dalla nazionalizzazione di EDF”, presume Moccia.
Un secondo limite è l’insufficiente capacità di accumulo: la Spagna dispone di soli 60 MW di batterie contro i circa 1.000 MW italiani e gli oltre 13.000 MW californiani. Durante il blackout, solo 1,4 GW degli oltre 3,3 GW disponibili di pompaggio idroelettrico sono stati effettivamente operativi. Questo squilibrio ha ridotto la capacità del sistema di compensare rapidamente le fluttuazioni.
In linea generale, oltre a interconnessioni e stoccaggi elettrici insufficienti, la crescita delle rinnovabili variabili come fotovoltaico ed eolico non è stata accompagnata da un potenziamento proporzionale della rete, anche in termini di meccanismi tecnici e di mercato che favoriscano la flessibilità della domanda e l’offerta di servizi ancillari.
Il ruolo del nucleare e gli inverter “grid-forming”
Le stesse caratteristiche tecnico-operative che rendono l’energia nucleare una fonte stabile, la rendono anche una fonte rigida. Come dimostrano le criticità in cui sono incappate i reattori spagnoli il 28 aprile, “il nucleare non è adatto alla gestione delle reti moderne, che richiedono rapidità e flessibilità”, ha ricordato la portavoce di Greenpeace Italia, Simona Abbate.
C’è chi dice che fotovoltaico ed eolico, in quanto non dotati di turbine rotanti, privino il sistema elettrico dell’inerzia fornita invece dalle centrali termoelettriche, che continuano a “funzionare” e stabilizzare la rete per un certo periodo anche quando la turbina si “spegne”.
In realtà, anche la tecnologia a inverter tipica delle rinnovabili può essere configurata come “grid-forming”, in grado cioè di simulare elettronicamente l’inerzia fornita dalle turbine rotanti delle centrali tradizionali, creando e sostenendo autonomamente la frequenza di rete.
La tecnologia degli inverter grid-forming, già diffusa in Germania e California, consente alle rinnovabili di svolgere una funzione stabilizzante senza le rigidità delle centrali a fissione o l’inquinamento e i costi delle centrali a gas o carbone.
Le soluzioni: reti moderne, accumuli e intelligenza
L’incidente di lunedì è una lezione chiara sulla necessità di rafforzare le reti di trasmissione, potenziare le interconnessioni internazionali e aumentare la capacità di accumulo.
Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia, “i governi devono soppesare i costi iniziali di un’infrastruttura resiliente rispetto ai benefici della sicurezza di approvvigionamento”.
La sicurezza dell’approvvigionamento delle fonti fossili è in realtà una sorta di ossimoro per molti Paesi europei, che a conti fatti sarebbero più sicuri e spenderebbero meno puntando su rinnovabili e infrastrutture resilienti.
Occorre quindi investire in batterie, pompaggi idroelettrici e inverter avanzati, ma anche in strumenti di gestione dinamica della domanda (demand response), per distribuire meglio i carichi nei momenti critici.
È poi altrettanto cruciale evitare narrazioni ideologiche e non tecniche che rischiano di rallentare la transizione energetica: come sottolinea il fisico Ugo Bardi, “le reti sono sistemi complessi soggetti a oscillazioni. Accusare le rinnovabili senza prove equivale a fare propaganda”.
Il blackout spagnolo non è stato causato dalle rinnovabili, ma da una rete non ancora all’altezza della transizione in corso. Come mostrano i casi di Germania, Sud Australia, Texas o California, è possibile combinare fotovoltaico, eolico e sistemi di accumulo per garantire una rete affidabile, flessibile, a basso impatto e a costi minori delle alternative fossili e nucleari.
La Spagna, con il 56% del suo fabbisogno già coperto da rinnovabili nel 2024, è sulla strada giusta: ora deve investire per consolidarla, non cedere alla nostalgia per tecnologie del passato, che troppe persone anche qui in Italia propugnano, senza basi concrete.The post Blackout in Spagna e Portogallo: cosa è successo (davvero) first appeared on QualEnergia.it.