Bergoglio, un’omelia particolare per un negoziato di pace

È accaduto anche questo. Che durante un’omelia domenicale, nell’ottobre 2022, a soli pochi mesi dello scoppio della guerra in Ucraina, Francesco delineasse le linee essenziali per un possibile negoziato di […]

Mag 1, 2025 - 17:46
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Bergoglio, un’omelia particolare per un negoziato di pace

È accaduto anche questo. Che durante un’omelia domenicale, nell’ottobre 2022, a soli pochi mesi dello scoppio della guerra in Ucraina, Francesco delineasse le linee essenziali per un possibile negoziato di pace. Di seguito si ripropone un breve intervento che allora ne dava conto.

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2 ottobre 2022

Non è una buona notizia per il mondo il fatto che Francesco ha voluto dedicare l’intera riflessione domenicale, che precede la preghiera mariana, al tema della guerra in Ucraina, tralasciando la consuetudine del commento al Vangelo. Segno che il piano inclinato del conflitto a distanza di sette mesi dalla sua deflagrazione è prossimo a un punto di non ritorno.

Per questo Francesco non si rassegna e, anzi, intensifica gli sforzi, evidentemente immune da quel virus del «positivismo del potere» di cui pare siano affetti i presunti grandi della Terra. Rivolge una «supplica» a Putin, affinché cessi «anche per amore del suo popolo, questa spirale di violenza e di morte». Immediatamente dopo, indirizza un analogo appello al presidente dell’Ucraina «ad essere aperto a serie proposte di pace». La sua riflessione ruota intorno alla «pazzia della guerra» che è sempre in sé un «errore e un orrore». Sullo sfondo si staglia la minaccia nucleare che il papa richiama in esplicito bollandola come semplicemente assurda.

Il papa ha voluto così ribadire la tesi contenuta nella Lettera enciclica Fratelli tutti secondo cui non ci potrà mai essere una «guerra giusta», essendo la guerra l’incarnazione stessa del male umano assoluto. «Oggi è molto difficile sostenere – si legge in un passo dell’enciclica – i criteri razionali maturati in altri secoli per parlare di una possibile guerra giusta. Mai più la guerra!». Per ribadire poi nella nota seguente: «Sant’Agostino elaborò un’idea di guerra giusta che oggi ormai non sosteniamo».

Ma la grandezza «realistica» del suo appello, che rende dei nani politici i reggitori degli Stati coinvolti direttamente o indirettamente nel conflitto, sta altrove. È in una traccia tutt’altro che astratta di un ipotetico negoziato di pace, se solo si interpreta in controluce quello che viene veicolato necessariamente con formula allusiva. Così, infatti conclude la sua omelia: «Tacciano le armi e si cerchino le condizioni per avviare negoziati capaci di condurre a soluzioni non imposte con la forza, ma concordate, giuste e stabili. E tali saranno se fondate sul rispetto del sacrosanto valore della vita umana, nonché della sovranità e dell’integrità territoriale di ogni Paese, come pure dei diritti delle minoranze e delle legittime preoccupazioni».

Se l’ipotesi interpretativa che si propone è fondata, il primo cardine da fissare sarebbe un cessate il fuoco immediato, per costruire le condizioni minime di un negoziato; il secondo punto, dovrebbe essere rappresentato dal ripristino dell’integrità territoriale dell’Ucraina [in quel momento era ancora plausibile ipotizzarlo, n.d.a]; il terzo elemento, il rispetto delle minoranze russofone. L’ultimo punto, invece, chiama in causa il blocco occidentale, che già in precedenza aveva tacciato di «abbaiare» ai confini della Russia in un’intervista rilasciata a Civiltà Cattolica). È contenuto in una formula contratta ma inequivoca: «rispetto […] delle legittime preoccupazioni». Molto probabile alluda ad uno statuto di neutralità perlomeno militare da preservare all’Ucraina.

Più che sul diritto internazionale – che spesso asseconda il diritto del più forte anziché sovvertirlo – l’appello di Francesco riposa su di un’idea di giustizia antica quasi quanto il mondo. Nel solco delle più grandi tradizioni religiose allude all’armonia che tradotto in politica vuol dire equilibrio o, quanto meno, contenimento degli squilibri.