BCE e Fed davanti alla sfida dei dazi: cambio di strategia?
Il ciclone Trump mette in discussione tutte le precedenti previsioni circa le future scelte delle banche centrali dei due lati dell’Atlantico.

Il ciclone Donald Trump continua ad abbattersi sui mercati, intimoriti dai dazi che entreranno in vigore ufficialmente questa settimana.
Gli investitori vendono l'azionario per la sensazione di trovarsi nelle mani di Trump e poiché nessuno sa fin dove arriverà. Quello a cui si sta assestando sui mercati non è ancora una storia di rotazione selettiva, ma di derisking assoluto.
I dati reciproci imposti da Trump e la ‘risposta’ dei Paesi più colpiti hanno infatti modificato lo scenario della politica monetaria, aprendo a nuove prospettive. In questo quadro, ci si chiede cosa faranno la Banca centrale europea e la Federal Reserve.
La prima a ‘scendere in campo’ sarà la BCE, attesa il prossimo 17 aprile e da molti esperti vista tagliare nuovamente i suoi tassi di interesse.
Sono in molti a ritenere che l’istituto guidato da Christine Lagarde potrà affrontare la sfida dei tassi di interesse riducendo ancora il costo del denaro, indebolendo l’euro e favorendo così la competitività dell’export europeo. La coppia EUR/USD era salita fino a 1,105 nei confronti del dollaro statunitense prima di ridurre i guadagni: nei mesi scorsi era scesa fino a toccare quota 1,01.
Deutsche Bank prevede un impatto negativo dei dazi sul PIL di Eurolandia pari a -0,4/-0,8% e una crescita 2025 a +0,25%/+0,5% contro il +0,8% precedente.
La strada verso un taglio alla prossima riunione sembrava sbarrata nelle scorse settimane, soprattutto dopo che la Presidente Lagarde aveva segnalato una possibile pausa ad aprile per poi tagliare di nuovo a giugno, arrivando così ad un livello del 2% entro fine anno.
L’attuale scenario, però, lascia presupporre un altro taglio già tra due settimane, per poi raggiungere l’1,75% a fine anno. Una scelta condivisa da S&P che propende per un taglio in più quest'anno rispetto allo scenario previsto.
Anche gli analisti di Hsbc si attendono un altro taglio da 25 pb la prossima settimana, “dal momento che i dazi hanno aumentato i rischi per la crescita e l'inflazione si è allentata".
Le previsioni sembrano più complesse per quanto riguarda la Federal Reserve, attesa il prossimo 7 maggio dalla prova di un’inflazione a rischio rialzo a causa proprio dei dazi di Trump. Inoltre, resta sullo sfondo l’ipotesi stagflazione, già ventilata da Jerome Powell.
Scenario che ha spinto al ribasso il dollaro sulla possibilità che l’istituto possa tagliare nuovamente i tassi di interesse come ‘cura’ contro la recessione paventata da diverse agenzie di rating.
Prima del ciclone Trump, la Fed sembrava avviata verso due tagli dei tassi nel 2025 ma le prospettive di una frenata dell’economia accompagnata da un’impennata inflazionistica potrebbero spingere l’istituto a cambiare strategia per affrontare quella che in economia viene chiamata stagflazione. Lo stesso Trump è già intervenuto facendo pressione su Powell affinché tagli i tassi, accusandolo di essere sempre in ritardo, mentre questo sarebbe “il momento perfetto” per ridurre il costo del denaro.
Così, S&P prevede un solo taglio dei tassi nel 2025, da effettuare nell’ultima parte dell’anno, anche se non esclude un intervento più aggressivo in uno scenario in cui la spesa dei consumatori e la domanda di lavoro calano bruscamente.
Per Goldman Sachs i tagli potrebbero essere tre consecutivi, a partire dal prossimo giugno e portando i tassistatunitensi al 3,5%-3,75%, alla luce dell’aumento dei timori di una recessione. Ma in uno scenario di recessione, gli analisti della banca prevedono che la Fed taglierà di circa 200 punti base nel corso del prossimo anno.