Battaglia contro i femminicidi: "Fare attenzione ai ‘reati spia’"

L’onorevole Semenzato sarà all’incontro organizzato da ‘Prospettive’. "Denunciare vuole dire mettere in luce"

Mag 9, 2025 - 06:01
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Battaglia contro i femminicidi: "Fare attenzione ai ‘reati spia’"

Lente d’ingrandimento sulla violenza di genere domani alle 11 nell’incontro (al Museo di Palazzo Pretorio) "Basta tacere: la forza di dire no!" organizzato dall’associazione culturale "Prospettive". Per aprire la riflessione a più voci ci sarà l’onorevole Martina Semenzato, presidente della commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio e su ogni violenza di genere. La parlamentare dettò subito tre punti di lavoro sull’agenda della commissione fin dall’ insediamento: violenza economica, testo unico e vittimizzazione secondaria.

Onorevole, nella Commissione da lei presieduta c’è stato un lavoro serrato delle audizioni sul Testo unico sulla violenza per mettere insieme quello che già c’è a livello normativo, ma anche per quanto riguarda tutti gli altri diritti delle donne. A che punto siamo?

"In Commissione Giustizia è in discussione una proposta di legge che introduce il reato di femminicidio, questo sarà l’ultimo pezzo per formare il Testo Unico. Ce la faremo nel corso dell’anno. E ’stato un grande lavoro che abbiamo svolto ascoltando esperti e associazioni, facendo rete. Ci vuole dialogo tra le istituzioni e la società nel suo complesso, magari utilizzando anche linguaggi diversi, ma tutti con lo stesso obiettivo".

A Prato parteciperà ad un incontro che ha un titolo che spinge le donne ad agire. Ma dove si trova la forza di dire no?

"Si deve insistere sul riconoscimento dei segnali che parlano di violenza e di pericolo, fare rete nella crescita della consapevolezza femminile. Ci vuole impegno nel recuperare ruolo e funzioni della famiglia, un reciproco patto di responsabilità, con una nuova attenzione e sensibilità. Se un’amica è in difficoltà, spingiamoci a fare la nostra parte, senza lasciarla. Non lasciarla sola. Ci sono strumenti giuridici sui quali possiamo contare e fare valere. Denunciare vuol dire metter in luce".

L’interrogativo resta cocente. Perché anche una donna che ha denunciato e ha dimostrato consapevolezza, può essere comunque uccisa?

"Ci sono ‘reati spia’, cioè quei fatti che sembrano meno significativi, ma, invece, poi conducono ad epiloghi drammatici. Purtroppo, la violenza di genere ha a che fare con i sentimenti. Molte donne, soprattutto le giovani, talvolta sono disorientate dal comportamento maschile. Se un ragazzo vuole condividere sul cellulare la posizione della ragazza, se manda tanti, troppi messaggi in una giornata, si tratta di campanelli d’allarmi, non di comportamenti da trascurare".

Anche l’indipendenza economica è uno strumento fondamentale per l’emancipazione e la prevenzione della violenza.

"Lavorare e avere uno stipendio significa essere libere di condurre la propria vita, avere anche la possibilità di abbandonare situazioni pericolose per sé e per i figli. Ci sono donne che non denunciano perché non hanno un reddito. Importante è anche lavorare con il mondo del lavoro e delle imprese per favorire la parità di genere".

A Prato c’è l’esperienza virtuosa del Centro antiviolenza "La Nara" e c’è anche la preoccupazione che la nuova intesa Stato-Regioni possa spazzare il lavoro di tutela svolto per le donne.

"I Centri antiviolenza, le case rifugio salvano le donne. Un lavoro che va serbato e valorizzato. Si deve mantenere quello che già c’è. Nel rispetto dell’assoluta regolarità, i Centri antiviolenza sono una grande risorsa".

Marilena Chiti