Banca Mediolanum, storie di consulenza: il percorso di Matteo Gazzitano

“Matteo Gazzitano arriva da un background umanistico e pedagogico, sette anni di esperienza nel settore socio-sanitario e un percorso ricco di studio, con quattro lauree e una passione concreta per la filosofia e la formazione. Oggi è consulente finanziario a Bologna e Protection Specialist Romagna in Banca Mediolanum”. E’ quanto scrive su LinkedIn il regional manager di Banca... Leggi tutto

Apr 24, 2025 - 13:10
 0
Banca Mediolanum, storie di consulenza: il percorso di Matteo Gazzitano

“Matteo Gazzitano arriva da un background umanistico e pedagogico, sette anni di esperienza nel settore socio-sanitario e un percorso ricco di studio, con quattro lauree e una passione concreta per la filosofia e la formazione. Oggi è consulente finanziario a Bologna e Protection Specialist Romagna in Banca Mediolanum”. E’ quanto scrive su LinkedIn il regional manager di Banca Mediolanum, Luca Testolina.

“In soli due anni e mezzo è passato dal desiderio di aiutare le persone a un ruolo in cui è punto di riferimento per colleghi e clienti, iniziando da zero e raggiungendo risultati che lui stesso non avrebbe immaginato.

La sua storia è un invito a guardare al cambiamento con consapevolezza e a credere che ciò che siamo e in cui crediamo può trovare realizzazione in ciò che facciamo, anche per lavoro”.

Matteo, il tuo percorso è atipico rispetto a tanti colleghi. Da dove sei partito?

Ho iniziato nel settore socio-sanitario, lavorando per l’ASL in progetti educativi e di supporto rivolti a persone in situazioni di forte fragilità.

Era una professione di aiuto a tutti gli effetti, ma col tempo ho sentito il bisogno di un ambiente dove l’impegno personale facesse la differenza, dove il risultato dipendesse da me.

Il passaggio alla consulenza finanziaria è stato un punto di arrivo: ho cambiato strumenti ma non la mia missione.

Cosa ti ha portato a considerare la consulenza finanziaria come la tua nuova strada?

Una serie di riflessioni, ma anche un episodio quando lavoravo come dipendente che ha fatto traboccare il vaso. Da lì ho cercato un’attività che potesse unire il mio desiderio di migliorare la vita delle persone alle mie competenze e dove la meritocrazia fosse reale.

Dopo l’esperienza in ambito socio-sanitario, sono entrato nel settore assicurativo. Un periodo che mi è servito per comprendere meglio cosa mi appassionava davvero e cosa, invece, mi stava stretto.

Proporre pochi prodotti preconfezionati per esempio non rispecchiava il mio modo di intendere l’aiuto. Sentivo il bisogno di poter scegliere tra più strumenti, di costruire soluzioni realmente su misura per le esigenze delle persone.

Così ho deciso, in autonomia, di abilitarmi all’albo dei consulenti finanziari. È stato il primo passo per cercare un contesto in cui potermi esprimere davvero.

Perché hai scelto proprio Banca Mediolanum?

Dopo l’abilitazione all’albo ho iniziato a guardarmi intorno, a fare colloqui con diverse realtà per trovare quella più vicina ai miei valori. L’incontro con Banca Mediolanum è stato casuale, da un contatto su LinkedIn. Approfondendo, ho scelto questa realtà perché qui i valori non sono solo parole ma trovano concretezza: nel servizio ai clienti, nell’offerta completa e in progetti come il Life Planning.

Fondamentale è stato anche l’incontro con Simona Rosolini , la mia supervisor. Lei ha creduto in me fin dall’inizio, mi ha scelto e continua a farlo, spingendomi a dare il meglio. Il suo percorso professionale è per me un esempio di quello che vorrei realizzare.

Con Simona poi ho condiviso da subito un principio che oggi sento molto mio: con il cliente si fa sempre ciò che è giusto per lui.

Che ruolo ha avuto il tuo background umanistico in questo passaggio?

Un ruolo centrale. Ho sempre avuto una grande passione per l’essere umano: capirlo, ascoltarlo, accompagnarlo. Quando ho scelto di diventare consulente, ho capito che questo mestiere poteva essere il punto d’incontro tra il mio modo di pensare e la voglia di essere utile in modo concreto.

Perché in fondo, c’è qualcosa di più concreto del denaro, che è oggetto del nostro lavoro? Ad essere distintivo però è l’approccio alla professione: prima viene il desiderio di aiutare, costruire qualcosa di buono, poi arrivano gli strumenti per farlo. Per me, ogni persona è un insieme unico di bisogni, emozioni, obiettivi. Non posso affrontare un pezzo alla volta, come se fossero step separati, deve essere olistico per una corretta pianificazione patrimoniale deve essere olistico.

Oggi sei anche Protection Specialist. Come vivi questo ruolo?

È una grande soddisfazione. Non era nei miei piani iniziali, ma ci sono arrivato grazie alla fiducia iniziale di Simona Rosolini e poi dei colleghi e dei manager.

Anche in questo ruolo applico la mia visione: pur occupandomi di protezione, per me ha senso ragionare sempre in ottica completa.

Se non ho idea delle esigenze e delle scelte che cliente e consulente hanno condiviso, come posso essere di reale supporto ai colleghi e alle persone? In questi anni ho visto apprezzata la mia voglia di esserci davvero, la disponibilità e la competenza. Ne sono contento, perché è questa la mia interpretazione del ruolo manageriale che ho assunto.

Ma torniamo all’inizio: come hai iniziato a fare clienti da zero? Cosa ha fatto la differenza?

Sono partito dal mio network, dalle relazioni costruite negli anni. Poi ho fatto tanto, tanto lavoro. Perché bisogna essere onesti: questa professione ti dà moltissimo, ma richiede impegno e costanza. La banca ti supporta tanto: con un contratto iniziale, il marketing, gli strumenti commerciali e la formazione. Ma il motore sei tu.

Se devo sintetizzare tre cose che mi stanno aiutando a crescere direi:

1.      Essere credibile: studio, ascolto, coerenza

2.      Essere presente: soprattutto nei momenti difficili

3.      Essere paziente: i risultati arrivano, ma richiedono tempo

Cosa suggeriresti a chi oggi sta valutando la consulenza finanziaria ma ha dubbi?

Farei una sola domanda: “Perché ti alzi ogni mattina? Cosa vuoi davvero realizzare nella tua vita?”. Se hai un fuoco dentro, se il tuo “perché” è forte e si rispecchia nei valori della rete che scegli, allora non puoi restare fermo. Fa paura? Certo. Ma in senso positivo.

Io stesso, anche oggi, mi confronto con situazioni fuori dalla comfort zone che mi ‘spaventano’. Ma vado avanti e le affronto perché sento che sto facendo la cosa giusta: realizzare me stesso aiutando gli altri con strumenti concreti.