Bambini dell’asilo cattolico vanno in gita in moschea: scoppia la polemica bipartisan. La Lega: “Fondamentalismo”
I bimbi della materna del piccolo comune di Ponte Priula nel Trevigiano chinati in preghiera. La scuola su Fb: “Esperienza emozionante”. Gli utenti: “Vergogna”. L'Ufficio scolastico regionale: “Avviati approfondimenti”

Treviso, 4 maggio 2025 – I bambini della scuola dell’infanzia cattolica del piccolo comune di Ponte Priula, in provincia di Treviso, vanno in gita in moschea ed esplode la polemica bipartisan.
"Questa mattina (mercoledì 30 aprile, ndr) siamo stati accolti dall'Imam nella moschea di Susegana - si legge in un post Facebook della materna Santa Maria delle Vittorie - è stata un'esperienza davvero emozionante. Ci siamo tolti le scarpe, le maestre hanno indossato un velo e siamo entrati in una grande stanza dove per terra c'era un enorme tappeto rosso con alcune strisce bianche dove ci si mette per pregare. L'imam ci ha spiegato che la religione musulmana si fonda su 5 pilastri e ci ha detto che loro pregano 5 volte al giorno (ci abbiamo anche provato)".
A suscitare polemiche e indignazione proprio le foto postate sulla pagina social dei bimbi chinati in preghiera. "I bambini vanno a scuola per studiare non per essere indottrinati con ideologie fuori dalla storia", scrive Alberto; e ancora: "Siete vergognosi! Fossi il padre di uno di quei bambini, prima lo ritirerei da quell'istituto, poi prenderei dei provvedimenti nei vostri vergognosi confronti! Vergogna!" commenta Enrico.
Furiosa la Lega. “Vogliono togliere i crocifissi e l'ora di Religione per indottrinarci all'Islam? – chiede l’europarlamentare Anna Maria Cisint – Il sospetto è più che lecito dopo l'ennesima scena di sottomissione ideologica, stavolta in una scuola dell'infanzia a Ponte della Priula (Treviso): bambini portati in una moschea - molto probabilmente irregolare - costretti a inginocchiarsi verso la Mecca. Chi ha autorizzato tutto questo? I genitori erano stati informati davvero o si è agito di nascosto?".
"Qui non si parla di educazione, ma di fondamentalismo bello e buono, con un Imam che non ha perso l'occasione di ''catechizzare'' i giovani alunni. E il peggio è l'atteggiamento del corpo docente, che ha permesso tutto ciò: chissà se hanno avuto il coraggio di chiedergli perché le donne debbano portare il velo integrale o sposarsi in tenera età. Scriverò al sindaco e all'Ufficio scolastico - annuncia Cisint - voglio sapere chi ha autorizzato questa follia e pretendere un controllo immediato su quella moschea".
Polemico anche il Pd trevigiano, con il segretario provinciale Giovanni Zorzi che, pur evidenziando l'importanza del dialogo interreligioso avrebbe "scelto forme più laiche per rivolgere alla fine il doveroso messaggio di pace".
Non è la prima volta che la scuola "accompagna i bambini alla scoperta della fede islamica. "Già in occasione della festa per la fine del Ramadan - si legge nello stesso post - Shevala, mamma di Bilal, ha letto un libro che spiega ai bambini cos'è e cosa si fa durante il Ramadan. Grazie di cuore all'Imam che ci ha aperto le porte della moschea e ci ha accolto con rispetto, amicizia ed entusiasmo".
Tra i commenti, non solo insulti ma anche qualche dubbio, come quello espresso da Clotilde: "Il progetto è rivolto ad una sola religione o include anche le altre fedi presenti nel territorio, prevedendo per ciascuna momenti di preghiera' per la pace? Se si ritiene che 'la dimensione spirituale e quindi religiosa sia parte integrante del progetto educativo di scuole dell'infanzia di ispirazione cristiana', io mi aspetterei una educazione completa per tutte le fedi del territorio".
Sulla vicenda è intervenuto l'Ufficio Scolastico Regionale per il Veneto precisando che si tratta di una scuola non statale, iscritta alla Federazione Italiana Scuole Materne. Pur in attesa che si definiscano meglio i dettagli dell'accaduto, su incarico degli uffici centrali del Ministero dell'Istruzione e del Merito, l'Usr per il Veneto ha avviato gli opportuni approfondimenti, tesi in particolare a verificare se siano state rispettate, tra l'altro, le norme sulla parità scolastica". "Si ricorda che anche per questa istituzione, come per tutte le scuole statali e paritarie, vigono le regole dell'autonomia scolastica - si legge in una nota - da cui discende la necessità di dotarsi del proprio progetto educativo, specifico, autonomo e condiviso con le famiglie. A questo progetto educativo le insegnanti e il coordinatore scolastico devono attenersi, come richiesto dalla Legge n. 62/2000 sulla parità scolastica, per ogni tipo di attività progettuale".