Asset allocation: il posizionamento di Candriam nell’attuale contesto
“Manteniamo un sovrappeso sull’azionario globale, adottando un approccio più equilibrato tra i diversi settori e regioni. In particolare, presentiamo un rinnovato interesse per l’Europa e la Cina, in quanto queste regioni presentano ancora un potenziale di recupero al rialzo; diversi fattori macroeconomici, geopolitici e tecnologici hanno introdotto cambiamenti significativi, che gli investitori devono valutare attentamente.... Leggi tutto

“Manteniamo un sovrappeso sull’azionario globale, adottando un approccio più equilibrato tra i diversi settori e regioni. In particolare, presentiamo un rinnovato interesse per l’Europa e la Cina, in quanto queste regioni presentano ancora un potenziale di recupero al rialzo; diversi fattori macroeconomici, geopolitici e tecnologici hanno introdotto cambiamenti significativi, che gli investitori devono valutare attentamente. Resta ancora da capire se questi cambiamenti siano fluttuazioni temporanee o trasformazioni strutturali. In ogni caso, stanno influenzando attivamente le tendenze di mercato e le strategie di investimento”. Ad affermarlo è Nadège Dufossé, global head of multi-asset di Candriam, che di seguito spiega nel dettaglio il posizionamento.
Di recente, l’indice Euro Stoxx 50 ha raggiunto un nuovo massimo storico per la prima volta in 25 anni, spinto in parte dall’ottimismo riguardo ai potenziali negoziati per il cessate il fuoco tra Ucraina e Russia. I mercati considerano la prospettiva di pace come un catalizzatore positivo per l’euro e le azioni europee, soprattutto se il conseguente alleggerimento delle sanzioni ridurrà i costi delle commodity. Una risoluzione del conflitto potrebbe stabilizzare la regione, rafforzare il commercio globale e migliorare la fiducia degli investitori. Al contrario, un fallimento potrebbe sostenere le pressioni inflazionistiche e i premi per il rischio geopolitico.
Da una prospettiva geopolitica, l’Europa occidentale continua a diffidare delle intenzioni a lungo termine della Russia, con il regime di Putin che continua a essere la principale preoccupazione per l’Europa occidentale. Tuttavia, i leader europei devono anche affrontare le sfide della ricostruzione post-bellica e le potenziali responsabilità di peacekeeping, pur avendo un’influenza limitata nei negoziati in virtù del ruolo dell’amministrazione statunitense. In una certa misura, per i politici dell’Europa occidentale il secondo rischio più significativo è rappresentato dall’amministrazione Trump. In questo contesto, abbiamo rivisto al rialzo il nostro posizionamento tattico senza però modificare l’allocazione a lungo termine.
Le elezioni tedesche hanno rappresentato un altro fattore chiave a sostegno del nostro upgrade tattico dell’azionario europeo. Una coalizione guidata dalla CDU con lo SPD potrebbe introdurre flessibilità fiscale, promuovendo gli investimenti pubblici in infrastrutture, digitalizzazione ed energia verde.
Se la Germania dovesse allentare i propri vincoli fiscali, migliorerebbero le prospettive dell’intera UE, favorendo la crescita economica e la stabilità dei mercati finanziari europei. Tuttavia, se i colloqui per formare una coalizione dovessero protrarsi per mesi, come è accaduto sempre più spesso nelle recenti elezioni, potrebbe emergere una volatilità a breve termine.
Le tensioni geopolitiche e l’imprevedibilità delle politiche commerciali continuano a mettere a rischio la stabilità del mercato globale. La nuova amministrazione statunitense ha ripristinato ed esteso i dazi sulle importazioni di acciaio e alluminio, con l’obiettivo di proteggere le industrie nazionali. Se da un lato questa strategia mira a sostenere l’industria manifatturiera statunitense, dall’altro è fonte di incertezza nelle relazioni commerciali globali e potrebbe provocare ritorsioni da parte dei paesi colpiti. L’aumento dei rendimenti obbligazionari, strettamente legati al rischio di misure inflazionistiche attraverso dazi più elevati e una minore offerta di manodopera sulla scia di restrizioni all’immigrazione, rappresentano un rischio per il nostro scenario costruttivo sulle azioni.
I dazi doganali introdotti dalla nuova amministrazione statunitense potrebbero esercitare una grande influenza e scuotere in futuro i mercati finanziari. Ponendo l’accento sul reshoring industriale, sulla protezione dell’occupazione interna e sulla risoluzione degli squilibri commerciali, queste politiche potrebbero influenzare le supply chain globali. Gli adeguamenti dei dazi, in particolare con la Cina e l’Europa, potrebbero contribuire alla volatilità dei mercati azionari, obbligazionari e valutari.
Una potenziale guerra commerciale potrebbe tramutarsi in una guerra valutaria? È troppo presto per dirlo, ma da inizio anno l’impatto di una valuta più debole ha indubbiamente sostenuto le azioni europee: le aspettative sugli utili sono evolute in modo più favorevole nelle scorse settimane, sostenendo la sovraperformance registrata finora da inizio anno.
L’Europa beneficia di un rinnovato interesse da parte degli investitori. In questo contesto, da gennaio abbiamo ribilanciato la nostra allocazione regionale verso l’Europa, ma restiamo flessibili per adattarla in qualsiasi momento.