Asset allocation: dieci ragioni a favore del debito periferico dell’UE

Le economie europee, come quelle statunitensi, sono uscite dalla pandemia con un’eredità pesante: disavanzi pubblici elevati e rapporti debito/PIL significativamente aumentati. Tuttavia, a differenza degli Stati Uniti, l’Europa ha dovuto affrontare anche lo shock dei prezzi energetici causato dalla guerra in Ucraina. Secondo Katharine Neiss, Chief European Economist di PGIM Fixed Income, “il correlato aumento... Leggi tutto

Apr 10, 2025 - 13:57
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Asset allocation: dieci ragioni a favore del debito periferico dell’UE

Le economie europee, come quelle statunitensi, sono uscite dalla pandemia con un’eredità pesante: disavanzi pubblici elevati e rapporti debito/PIL significativamente aumentati. Tuttavia, a differenza degli Stati Uniti, l’Europa ha dovuto affrontare anche lo shock dei prezzi energetici causato dalla guerra in Ucraina.

Secondo Katharine Neiss, Chief European Economist di PGIM Fixed Income, “il correlato aumento dell’emissione di debito pubblico europeo è stato assorbito dai mercati, anche se la BCE ha fatto un passo indietro come acquirente”. Tuttavia, osserva Neiss, le “persistenti preoccupazioni sulla sostenibilità del debito in Europa ci portano alla situazione attuale”.

Il recente aumento dei rischi per la sicurezza ha spinto l’Europa verso un potenziamento delle proprie capacità di difesa, comportando prospettive di deficit ancora maggiori. La Germania, in particolare, ha intrapreso un significativo incremento della spesa per la difesa e le infrastrutture, con un impatto immediato e “ordinato” sull’aumento dei rendimenti dei bund tedeschi, trascinando con sé anche quelli degli altri titoli di Stato europei. Ciononostante, Neiss evidenzia come “questa rivalutazione non è stata accompagnata da nuovi rischi di frammentazione”, con gli spread dei Paesi periferici – come l’Italia – rimasti vicini ai minimi da oltre un decennio.

L’Italia, spesso percepita come l’anello debole dell’Eurozona, torna al centro dell’analisi. L’aumento dei rendimenti riapre interrogativi sulla sostenibilità del debito sovrano, ma Neiss indica dieci fattori che potrebbero supportare i titoli di Stato periferici, mitigando i rischi e contribuendo a costruire un nuovo paradigma fiscale per l’Europa.

Tra questi, Neiss sottolinea che l’allentamento delle regole fiscali dell’UE non si tradurrà facilmente in un boom della spesa per la difesa nei Paesi periferici, per motivi principalmente politici e geografici. Inoltre, “gli effetti positivi dell’allentamento fiscale in Germania andranno a beneficio di alcuni Paesi periferici”, tra cui l’Italia, che ha legami produttivi storicamente forti con Berlino.

La reputazione dell’Italia potrebbe anche essere rivalutata alla luce dei recenti sviluppi fiscali. Neiss osserva come “le sue condizioni fiscali sono molto migliori delle attese”, citando l’avanzo primario del 2024 – unico tra i Paesi del G7 – e la possibile uscita anticipata dalla Procedura per i disavanzi eccessivi entro il 2026.

Il quadro si arricchisce con altri elementi favorevoli: solide spese in conto capitale nella periferia, i primi effetti della spesa del piano Next Generation EU (NGEU), la riallocazione dei fondi di coesione a vantaggio dei Paesi periferici e segnali di unità provenienti dal centro dell’Europa, in particolare dalla Germania.

A livello di politica monetaria, resta attivo il *Transmission Protection Instrument* (TPI) della BCE, “progettato per sostenere i rendimenti periferici nel caso in cui uno sviluppo al di fuori di un determinato Paese ne aumenti i rendimenti in modo ‘disordinato’”.

Infine, Neiss ricorda che la sostenibilità del debito periferico ha già affrontato uno stress test significativo con il rialzo del tasso BCE al 4% nel 2023. Nel caso italiano, i rendimenti decennali hanno toccato un picco inferiore al 5%, e Neiss ritiene che anche uno “scenario di big bang fiscale difficilmente porterà i tassi oltre tale soglia”, specie in previsione di un graduale allentamento della politica monetaria da parte della BCE.

A completare il quadro, l’interesse del mercato retail – particolarmente forte in Paesi come Italia, Spagna e Portogallo – rappresenta un ulteriore stabilizzatore contro la volatilità.

In sintesi, secondo Katharine Neiss, l’Europa potrebbe trovarsi davanti a un nuovo equilibrio fiscale, in cui i Paesi periferici, pur storicamente più vulnerabili, sembrano oggi godere di fondamentali più solidi e di un contesto macroeconomico e politico potenzialmente favorevole.