Arrivano gli elefanti robot nelle cerimonie religiose: “Così non sfruttiamo quelli veri”. Esultano gli animalisti

Elefanti robot al posto di quelli veri per le celebrazioni indù. Ha reso felici molti animalisti, e non solo, la notizia con relativi video di testimonianza lanciata dalla PETA, dove nei templi induisti indiani sono apparsi splendidi pachidermi finti. Gli elefantoni sbattono le orecchie e sputano acqua dalla proboscide come quelli veri, ma sono soltanto robot. Si tratta di creazioni ad hoc per cerimonie religiose costruite con fibre di vetro e gomma su una struttura metallica.

Si sa che gli elefanti sono protagonisti, contro il loro volere, di cerimonie indù dove sono costretti a sfilare in mezzo a folle immense e rumorose, travolti da musica altissima che spesso li spinge a gesti violenti e pericolosi per loro e i fedeli. Così per tutelare prima di tutto gli animali (e poi gli umani) ne sono state create copie finte che possono essere trainate durante le processioni. La grande rivoluzione animalista è stata attuata nel tempio Chakkamparambu Bhagavathy di Thrissur, nello stato del Kerala.

Si tratta di un robot offerto dalla Ong Voice for Asian Elephants Society, associazione che studia le conseguenze delle azioni indotte ai 2.700 elefanti in cattività censiti in India. Gli elefanti robot sono circa una dozzina, per ora, donati da PETA affinché le autorità religiose rinuncino all’uso di animali vivi durante le cerimonie. “Gli elefanti meccanici permettono di perpetuare le tradizioni in modo moderno”, sostiene Khushboo Gupta di Vice for asian – “Grazie a loro, i veri elefanti possono stare con i loro simili, nel loro habitat naturale”. Ogni singolo robot, infine, può costare fino a 5.500 euro.

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