Argentina, i pensionati tornano in piazza contro Milei. Tagli e carovita: “É il governo della crudeltà”
Miguel è un autista in pensione. É tra le persone che, in plaza del Congreso a Buenos Aires, stanno partecipando alla manifestazione per chiedere pensioni migliori e protestare contro le misure di austerità del governo di Javier Milei. “Ho sempre lavorato guidando camion. Oggi con la mia pensione non riesco a sopravvivere. Se non fosse […] L'articolo Argentina, i pensionati tornano in piazza contro Milei. Tagli e carovita: “É il governo della crudeltà” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Miguel è un autista in pensione. É tra le persone che, in plaza del Congreso a Buenos Aires, stanno partecipando alla manifestazione per chiedere pensioni migliori e protestare contro le misure di austerità del governo di Javier Milei. “Ho sempre lavorato guidando camion. Oggi con la mia pensione non riesco a sopravvivere. Se non fosse per l’aiuto dei miei figli, finirei a dormire per strada. É molto doloroso”, commenta a Ilfattoquotidiano.it mentre la piazza inizia a riempirsi. I pensionati sono stati tra i più colpiti dai tagli alla spesa pubblica attuati da Milei. Secondo gli ultimi dati disponibili dell’Istituto nazionale di statistica e censimento (Indec), nella prima metà dell’amministrazione del leader de La Libertad Avanza la povertà tra gli over 65 è raddoppiata rispetto ai sei mesi precedenti, salendo dal 17,6% al 29,7%.
Mercoledì 19 marzo i pensionati sono tornati in piazza, dopo gli scontri della scorsa settimana quando alla protesta avevano partecipato anche i tifosi di alcune squadre di calcio. La giornata si era conclusa con l’arresto di circa 100 manifestanti e dozzine di feriti tra cui il fotografo Pablo Grillo che, colpito alla testa da un candelotto di gas lacrimogeno sparato da un poliziotto, si trova ancora in condizioni di salute critiche. Questa volta la situazione è stata diversa: hanno partecipato organizzazioni studentesche, sindacati e movimenti sociali. Non ci sono stati scontri e il corteo si è concluso in modo pacifico. Sin dalla mattinata il palazzo del Congresso è stato circondato da transenne mentre al suo interno, dopo un’accesa discussione, veniva approvato il decreto che autorizza Milei a stipulare un nuovo accordo con il Fondo Monetario Internazionale.
Secondo i dati dell’Administración nacional de la seguridad social (Anses), in Argentina ci sono oltre 7 milioni di persone che percepiscono una pensione. Due argentini su tre ricevono solo l’importo minimo equivalente a 297mila pesos (256 euro), più un bonus da 70mila pesos (60 euro) che è rimasto fisso dal marzo dello scorso anno nonostante il raddoppiamento del costo della vita. Significa vivere poco al di sopra della soglia di povertà. I pensionati hanno risentito dei forti aumenti delle tariffe – come acqua, gas ed elettricità – e della rimozione dei sussidi. Un ulteriore fattore che ha avuto un impatto su questa fascia di età è stato l’aumento del costo dei farmaci. Il governo ha inoltre ridotto l’accesso ai farmaci gratuiti che venivano distribuiti nell’ambito del PAMI, un programma statale di assistenza medica. “Milei parla solo della diminuzione dell’inflazione ma la perdita del nostro potere di acquisto è notevole. Parla di statistiche sulla povertà ma non di programmi per contrastarla”, sottolinea Lia, ex insegnante 55enne ora in pensione. “É il governo della crudeltà“. Da quasi un anno, ogni mercoledì partecipa alle “marce dei pensionati” che sono diventate un appuntamento fisso.
Queste proteste non sono un fenomeno nuovo in Argentina: sono iniziate negli anni Novanta, guidate dall’attivista Norma Plá che chiedeva aumenti dell’indennità durante il governo di Carlos Menem. Sono proseguite con Mauricio Macri nel 2017 e sono riemerse con Milei che, sin dal suo primo mese alla Casa Rosada, ha attuato tagli drastici alla spesa pubblica per eliminare il deficit fiscale. Lo scorso settembre il presidente aveva posto il veto su una legge, approvata dal Congresso, che avrebbe aumentato la pensione minima e stabilito una nuova forma di calcolo. A seguito della decisione, la marcia del mercoledì ha visto crescere i suoi partecipanti. “All’inizio eravamo in pochi. Abbiamo iniziato ad autoorganizzarci e a raccontarci. Chiunque può passare alla marcia e unirsi. Abbiamo organizzato ‘semaforazos‘; quando il semaforo è verde, attraversiamo la strada con i cartelli dove sono scritte le nostre rivendicazioni”, racconta Alicia, insegnante in pensione. “Abbiamo visto la polizia ricorrere a metodi repressivi. Ma nei mesi è cresciuto il sostegno nei nostri confronti e siamo stati appoggiati da studenti, docenti e lavoratori della salute. Anche loro sono stati colpiti dall’ajuste di Milei”, aggiunge dicendo di sentirsi sollevata nel vedere che il pomeriggio prosegue senza violenze.
Per il governo del leader libertario l’attuale sistema pensionistico, che costituisce la spesa più grande dello Stato, “non è sostenibile” nella sua forma attuale ed è uno degli ostacoli principali per ottenere l’obiettivo del deficit zero. Il governo ha annunciato che dal 21 marzo non sarà più valida l’ultima moratoria sulle pensioni che consente alle persone che non raggiungono il numero richiesto dei 30 anni di contributi di accedere alla pensione di vecchiaia attraverso un piano di pagamento a rate. La sua cancellazione avrà conseguenze in particolare sulle donne e gli uomini che hanno svolto lavori informali. “Vuol dire non riconoscere il lavoro non retribuito e di cura che molte donne ogni giorno fanno in casa”, commenta Jolanda, 85 anni. Ha in mano un grande pugno di gomma che, spiega, rappresenta “la mano di Dio”, quella di Diego Armando Maradona. Nell’ottobre del 1992, il calciatore si era schierato in difesa dei pensionati affermando che “bisogna essere dei veri codardi per non difenderli”. L’episodio viene spesso ricordato in piazza e le parole del Pibe de oro sono scritte sui cartelli, striscioni o sulle magliette di chi sta protestando.
La manifestazione si è conclusa in modo pacifico ma il governo ha provato a dissuadere dal partecipare alla protesta. Martedì 19 marzo, la ministra per la Sicurezza Patricia Bullrich ha organizzato un incontro con Santiago Caputo, uno degli uomini più potenti della cerchia del presidente, e con i responsabili dei servizi segreti dello Stato. Inoltre ha offerto una ricompensa in denaro a chi avesse denunciato i manifestanti violenti. Fin dall’inizio della giornata sugli schermi delle stazioni ferroviarie, dove passano i treni che raggiungono la capitale dalla periferia, è apparsa la frase: “La protesta non è violenza. La polizia reprimerà qualsiasi attacco contro la Repubblica”. Il messaggio è stato ripetuto dagli altoparlanti. “Hanno provato a metterci paura”, dice Carlos, pensionato di 70 anni. “Non ci sono riusciti”.
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