ArcelorMittal avvia un massiccio taglio di posti di lavoro in Francia e sorprende Bruxelles
Il colosso siderurgico ArcelorMittal sorprende la Commissione europea e taglia ben 600 posti di lavoro in sette siti nel nord della Francia.

L’azienda sembra non voler attendere che la Commissione europea presenti un piano d’azione per facilitare l’attività dei produttori di metallo nel continente prima di prendere decisioni cruciali sul personale.
“È un colpo da KO, un bagno di sangue”, ha commentato Gaétan Lecocq, segretario generale del sindacato CGT presso il sito di Dunkerque, parlando a France Inter la scorsa settimana. La mossa rientra in un piano più ampio di tagli di 1.400 posti di lavoro in tutta Europa.
“ArcelorMittal vuole ritirarsi dal vecchio continente europeo per produrre acciaio in Brasile e India, dove i margini di profitto sono molto più alti”, ha aggiunto.
Secondo i sindacati citati da Le Monde, circa 230 posti nelle funzioni di supporto, tra cui risorse umane, approvvigionamento, marketing e IT, verranno trasferiti in India, mentre 400 posizioni nella produzione saranno semplicemente eliminate.
In un comunicato visto da Euractiv.com, ArcelorMittal ha dichiarato di “stare valutando misure di ristrutturazione per adattare le sue operazioni al nuovo contesto di mercato e garantire la competitività futura”.
Un settore sotto pressione
Che qualcosa stesse bollendo in pentola si sapeva da tempo.
Già a gennaio, davanti alla commissione economica del Parlamento francese, Alain Le Grix de la Salle, presidente di ArcelorMittal France, aveva parlato della “profonda crisi” che attraversa l’industria siderurgica europea.
Tra le cause, aveva indicato “l’eccessivo livello di importazioni” che coprono il 30% dell’acciaio consumato nell’UE.
Altri fattori critici: l’aumento dei prezzi dell’energia, che ha reso i siti europei meno competitivi rispetto ai concorrenti stranieri, e l’inefficacia del Meccanismo di Adeguamento del Carbonio alle Frontiere (CBAM).
Il CBAM è il grande progetto della Commissione europea volto a riequilibrare la concorrenza, applicando una tassa sul carbonio alle importazioni, equiparandole ai costi sostenuti dai produttori UE.
“Il costo della CO₂ per un produttore europeo ammonta al 10% del prezzo di vendita dell’acciaio. Nel frattempo, l’acciaio cinese arriva in Europa a prezzi inferiori ai nostri costi di produzione”, aveva sottolineato.
In risposta all’emergenza occupazionale nel settore, la Commissione europea ha presentato a marzo un piano d’azione per salvare l’industria siderurgica e dei metalli.
Bruxelles ha promesso una revisione del CBAM, nuove misure di protezione per l’acciaio europeo e forniture di energia “a prezzi accessibili” per gli utenti industriali.
Queste misure “rispondono alle richieste avanzate da ArcelorMittal per mantenere i propri siti produttivi”, ha evidenziato giovedì su X il vicepresidente esecutivo della Commissione Stéphane Séjourné, aggiungendo di “non capire” l’atteggiamento dell’azienda.
L’eurodeputato di Renew Christophe Grudler è stato ancora più diretto: “Se i piani lanciati dall’UE non interessano ad ArcelorMittal, l’azienda dovrebbe dirlo chiaramente, a meno che questi annunci non siano solo un mezzo per negoziare ulteriori concessioni”, ha affermato.
Una questione altamente politica
Il piano di esuberi di ArcelorMittal ha provocato un’indignazione quasi unanime nella classe politica francese, non solo tra i partiti di opposizione ma anche tra alcune figure di primo piano della coalizione di governo.
Xavier Betrand, presidente della regione Hauts-de-France e membro dei Républicains, ha chiesto “impegni” chiari sul futuro del gigante dell’acciaio.
“Abbiamo lottato affinché il governo e l’UE sostenessero il finanziamento della decarbonizzazione di ArcelorMittal”, ha ricordato Bertrand. Ora è il momento che l’azienda “dica quando intende rispettare i propri impegni”, ha aggiunto.
Lo scorso novembre, Parigi aveva promesso 850 milioni di euro per un piano di investimenti da 1,8 miliardi finalizzato a rendere più “verde” la produzione di uno stabilimento nel nord del Paese. Tuttavia, già a dicembre, ArcelorMittal aveva annunciato il rinvio dell’avvio del progetto.
Da allora, molti chiedono che l’azienda venga “nazionalizzata“, anche se il ministro dell’Industria e dell’Energia Marc Ferracci, secondo L’Opinion, al momento esclude questa ipotesi.
Il deputato della sinistra François Ruffin ha messo in guardia contro il “lasciare l’acciaio nelle mani di meri calcoli finanziari”.