Arabia Saudita (non la Cina) nuova Mecca dell’AI. La visita di Trump a Riad fa decollare Nvidia in Borsa
La visita di Donald Trump a Riad, infarcita di 600 miliardi di dollari di nuovi contratti per l’economia americana con una grossa fetta destinata all’AI, manda in orbita il titolo di Nvidia. Un’occasione da mille miliardi di dollari di guadagni complessivi per Wall Street, secondo gli analisti di Wedbush, che celebrano alla grande l’accordo siglato […] The post Arabia Saudita (non la Cina) nuova Mecca dell’AI. La visita di Trump a Riad fa decollare Nvidia in Borsa appeared first on Key4biz.

La visita di Donald Trump a Riad, infarcita di 600 miliardi di dollari di nuovi contratti per l’economia americana con una grossa fetta destinata all’AI, manda in orbita il titolo di Nvidia. Un’occasione da mille miliardi di dollari di guadagni complessivi per Wall Street, secondo gli analisti di Wedbush, che celebrano alla grande l’accordo siglato da Nvidia con la principale startup di AI di Riad Humain, che riguarda un primo invio di 18mila GPU Blackwell, le unità di elaborazione grafica di nuova generazione che hanno quindi mandato la capitalizzazione di Nvidia a 300 miliardi id dollari.
E così, almeno secondo gli analisti di Wedbush, la prossima frontiera dell’AI non è Pechino, ma bensì Riad.
Un nuovo report pubblicato ieri descrive la visita americana al forum saudita come un potente cambiamento di rotta del mercato globale del tech e delle sue dinamiche.
Il presidente Donald Trump è arrivato martedì nella capitale saudita per un sontuoso ricevimento, scortato da sei caccia F-15 della Royal Saudi Saudi. A terra, era accompagnato da alcuni dei più grandi nomi della tecnologia statunitense, tra cui il CEO di Nvidia Jensen Huang, il CEO di Amazon Andy Jassy, il CEO di OpenAI Sam Altman e Ruth Porat di.
Wedbush stima che l’opportunità di intelligenza artificiale in Arabia Saudita potrebbe aggiungere 1.000 miliardi di dollari al mercato globale dell’intelligenza artificiale.
In Arabia corsa all’AI per sostituire il petrolio
Una nuova, radicale partnership tra Nvidia e Humain, l’iniziativa sovrana per l’intelligenza artificiale dell’Arabia Saudita, è stata al centro dell’incontro. In base all’accordo, Nvidia venderà 18.000 chip Blackwell di nuova generazione per alimentare il primo supercomputer del Regno. Nei prossimi cinque anni, l’Arabia Saudita prevede di costruire una rete di data center di intelligenza artificiale per addestrare e implementare modelli sovrani, nell’ambito del suo piano Vision 2030 per diversificare il proprio business, allontanandosi dal petrolio.
L’accordo fa impennare le azioni Nvidia
Parallelamente, il titolo Nvidia è balzato di quasi il 6% martedì e di un altro 3% prima dell’apertura di mercoledì, in un rally di due giorni innescato in gran parte dalla notizia. Una mossa del genere per un’azienda delle dimensioni di Nvidia vale circa 300 miliardi di dollari di valore di mercato, pari all’intera capitalizzazione di mercato di Palantir, per fare un confronto.
Accordo analogo negli Emirati Arabi Uniti
Un accordo analogo sarebbe in arrivo anche negli Emirati Arabi Uniti, con G42, holding tecnologica presieduta dallo sceicco Tahnoon bin Zayed Al Nahyan, consigliere per la sicurezza nazionale degli Emirati Arabi Uniti e fratello del presidente degli Emirati.
Secondo la Reuters, l’accordo prevederebbe l’importazione di 500mila chip di intelligenza artificiale più avanzati di Nvidia a partire dal 2025, il che darebbe impulso alla costruzione di data center da parte degli Emirati, fondamentali per lo sviluppo di modelli di intelligenza artificiale.
Le fonti, che hanno parlato in condizione di anonimato, hanno affermato che l’accordo è valido almeno fino al 2027, ma che potrebbe essere in vigore fino al 2030.
Anche il contesto normativo è significativo
Giorni prima del viaggio, il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha revocato la Regola sulla Diffusione dell’IA dell’era Biden, un quadro normativo di ampia portata che avrebbe imposto controlli sulle esportazioni a più livelli in decine di paesi. Come riportato da Bloomberg, l’amministrazione Trump prevede di sostituirlo con un approccio più flessibile, allentando le restrizioni per gli alleati più stretti come l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti e inasprendole per i paesi meno favoriti, tra cui Cina e Malesia.
“Chi controlla l’AI è la questione geopolitica del nostro tempo”
Ma non è tutto or quel che luccica. L’inversione di rotta della politica statunitense introduce nuovi livelli di incertezza. C’è il rischio etico e strategico di affidare capacità di intelligenza artificiale sovrana a stati autoritari. E mentre la diplomazia può sbloccare un accesso a breve termine in alcuni mercati, il problema è che si sostituisce un sistema basato su regole e certezze con accordi estemporanei, caso per caso, basati sulle alleanze del momento. I critici avvertono che questo cambiamento potrebbe frammentare leggi, regolamenti e controlli relativi all’intelligenza artificiale.
In breve, una Guerra Fredda sull’intelligenza artificiale, che ha anche un altro risvolto. “Chi controlla l’intelligenza artificiale è la questione geopolitica del nostro tempo”, ha dichiarato al New York Times Jim Secreto, ex vice capo di gabinetto del Dipartimento del Commercio. Per l’amministrazione Trump, la questione sta diventando sempre meno legata al contenimento e sempre più alla conclusione di accordi. Business in king.
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