Apple e Trump: cosa cè dietro il piano di investimenti da 500 miliardi negli USA
Dietro ci sarebbe un tacito accordo per "uno scambio di favori"
L’annuncio di un investimento da 500 miliardi di dollari negli Stati Uniti da parte di Apple rappresenta sicuramente un'importante vittoria politica per il presidente Donald Trump, ma è anche una mossa strategica del CEO della società di Cupertino, Tim Cook. Secondo Mark Gurman, giornalista di Bloomberg, dietro questo impegno economico, in realtà, potrebbe esserci un tacito accordo per "uno scambio di favori" tra il gigante tecnologico e l’amministrazione presidenziale, con ciascuna parte che cerca di ottenere un vantaggio.
Donald Trump, da un lato, che ha bisogno di mostrare risultati concreti, può rivendicare il merito di un investimento record e della creazione di 20.000 nuovi posti di lavoro nel Paese. L’apertura di una fabbrica a Houston per la produzione di server destinati all’intelligenza artificiale rafforza questa narrativa, offrendo un chiaro esempio di rilocalizzazione produttiva. Per Cook, dall'altro, l’operazione ha obiettivi precisi: mitigare il rischio dei dazi, ottenere un maggiore sostegno del governo contro le regolamentazioni dell’Unione Europea, porre fine alla causa del Dipartimento di Giustizia contro Apple e mantenere buoni rapporti con l’amministrazione federale.
UNA TATTICA COLLAUDATA
Gurman sottolinea che questa strategia non è nuova per Apple. All’inizio della presidenza Biden, l’azienda aveva annunciato un piano di investimenti da 430 miliardi di dollari in cinque anni. L’impegno odierno aumenta la spesa annuale da 86 a 125 miliardi di dollari, ma una parte di questa crescita è attribuibile all’inflazione. Inoltre, non esiste alcun obbligo vincolante per Apple di rispettare tali promesse, come dimostra la sospensione del campus in North Carolina annunciato nel 2021.
Apple ha affinato una tattica ben collaudata: lasciare che il presidente in carica si prenda il merito di investimenti e piani di espansione senza mai smentirlo. Questo approccio consente all’azienda di mantenere una posizione politicamente neutrale, ottenendo al tempo stesso vantaggi concreti.
Non è chiaro quanti dei 20.000 nuovi posti di lavoro promessi da Apple siano effettivamente un effetto della politica di Trump. L’azienda ha dichiarato che assumerà 5.000 lavoratori all’anno per la ricerca e sviluppo, rispetto ai 4.000 assunti mediamente in passato. Tuttavia, l’accelerazione negli investimenti nel settore dell’intelligenza artificiale avrebbe probabilmente richiesto un aumento della forza lavoro indipendentemente dalla politica economica dell’amministrazione. La qualità di questi nuovi posti di lavoro è un altro punto interrogativo. Apple non ha fornito dettagli precisi sulle condizioni contrattuali e sulla tipologia di impiego, un aspetto che potrebbe diventare oggetto di attenzione nei prossimi anni.