Anch’io ero in piazza il 5 aprile e dico: viva gli sfascisti e i pacifinti! Sono fiero di essere un ‘folle’

di Riccardo Bellardini A Roma il 5 aprile ha sfilato il popolo di chi urla il suo forte no al riarmo. Il popolo che non si arrende a tre anni di dominazione ipocrita. Io c’ero, e non lo dimenticherò. Se un giorno le bombe torneranno, quelle di cui mia nonna m’ha sempre parlato col terrore […] L'articolo Anch’io ero in piazza il 5 aprile e dico: viva gli sfascisti e i pacifinti! Sono fiero di essere un ‘folle’ proviene da Il Fatto Quotidiano.

Apr 7, 2025 - 10:27
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Anch’io ero in piazza il 5 aprile e dico: viva gli sfascisti e i pacifinti! Sono fiero di essere un ‘folle’

di Riccardo Bellardini

A Roma il 5 aprile ha sfilato il popolo di chi urla il suo forte no al riarmo. Il popolo che non si arrende a tre anni di dominazione ipocrita. Io c’ero, e non lo dimenticherò.

Se un giorno le bombe torneranno, quelle di cui mia nonna m’ha sempre parlato col terrore negli occhi, sarò fiero di non essere stato tra i pragmatici, tra i ragionevoli, tra quelli che dicono che la pace non è gratis. Sarò fiero di non aver fatto parte di quel coro di voci che si eccita al solo pensiero della possibilità di una guerra, che comincia a lanciarsi in discorsi di forza, di superiorità, di sfida, senz’alcun cruccio nell’animo, con convinzione sfacciata.

La guerra è morte.
La guerra è morte.
La guerra è morte.
Ripetetevelo in quella vostra testa all’infinito. Sciagurati. Folli.

Lo sapete che la guerra è morte, e che può davvero arrivare? Lo sapete che al fronte si muore? Che i potenti guardano in poltrona e giovani vite svaniscono?

Riguardatevi il video del professor Alessandro Barbero, trasmesso in piazza a Roma. La situazione somiglia a quella del 1914. La corsa agli armamenti portò all’inevitabile sbocco in un conflitto sanguinosissimo. La corsa agli armamenti non può portare alla pace. Questo è un argomento che non collima con la storia umana, è fuori da ogni logica. La guerra non è un gioco, e noi la stiamo volendo più di Putin. Sì, proprio noi. Noi del mondo che fu giusto. Noi del mondo che fu libero.

Quel noi da cui ci siamo estromessi fieramente, da cui mi sono estromesso anche io fieramente, per virare verso un grido di ribellione che è bollato, nella gran parte dei casi, come sfascismo e pacifintismo (si ricordino da ultimo le dichiarazioni di Tajani). Allora io dico: viva gli sfascisti e i pacifinti, abbasso i ministri che hanno la benedizione di un santo che usava il Parlamento solo per i suoi porci comodi e che ora ci suggeriscono modelli di comportamento, che vorrebbero insegnarci la retta via. Sarò fiero di essere stato irragionevole, un folle, solo perché credevo ad una pace che non fosse giusta o sbagliata, ma solo pace.

Ero forse immerso in uno stupido sogno, in quel pomeriggio di primavera romana. Quante bandiere della pace, un vero tripudio. Una bandiera soprattutto colpiva: erano cucite insieme le stelle dell’Unione Europea e l’arcobaleno pacifista insieme: oggi la più grande e antistorica bestemmia. Perché lei, l’Unione Europea, questa Unione Europea, ha scelto la guerra, mentre questo popolo, partito da piazza Vittorio Emanuele II e culminato in via dei Fori Imperiali, ha scelto la pace, con coraggio.
Un po’ come in quell’esortazione di Tiziano Terzani, scomparso vent’anni anni fa, ricordata dalla figlia Saskia, con un filo di emozione sul palco. La pace è una scelta di civiltà, contro la barbarie della guerra, sosteneva il giornalista.

Non la pace giusta. Solo la pace. La pace è pace è basta.

E quella bandiera che provava a congiungere l’Unione alla pace sogna ancora, magari, un ravvedimento. Ci sono ancora voci contrarie al turbine della follia: come quella dell’eurodeputato Mark Botenga, intervenuto ai Fori imperiali, come quelle di molti altri. Giuseppe Conte, con il Movimento Cinque Stelle è riuscito a coinvolgere in una piazza variegata un grido unanime contro il riarmo e la guerra. Persino il Partito Democratico ha mandato una delegazione, molte altre realtà hanno aderito, tra cui Alleanza Verdi Sinistra.

Questo grido non si può cancellare.
Questo moto non si può cancellare.
Quest’aria che sa di pace non si può cancellare.
Caro Calenda, animo liberale incallito, ti dovrai arrendere.

Dunque la storia è a un bivio. Non neutralismo o interventismo, ma pace o guerra. Il popolo di Roma, il 5 aprile, ha scelto.
Non si è fatto inebriare dal fascino dei bunker. Ha scelto di rifiutare le armi per risolvere le controversie tra gli Stati. Ha scelto di perseguire la via della diplomazia. Ha scelto la pace.

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