Anche Sanremo segue la scia anti-woke di Disney e Google…

Il Festival di Sanremo, l'orgoglio cisgender e il tramonto dell'era woke. Un estratto del commento di Stefano Feltri per Appunti

Feb 13, 2025 - 10:52
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Anche Sanremo segue la scia anti-woke di Disney e Google…

Il Festival di Sanremo, l’orgoglio cisgender e il tramonto dell’era woke. Un estratto del commento di Stefano Feltri per Appunti

È finita molto più rapidamente di come era cominciata: la stagione woke ha lasciato il posto a qualcos’altro, per dirla in gergo social ora è il momento dell’orgoglio cis. Basta con la rivendicazione della diversità, la pretesa dell’inclusione, la ribellione alle categorie. Torna la normalità come valore, l’elogio della conformità, nascondiamo i transgender e riscopriamo i cisgender, cioè quelli che hanno una identità di genere conforme al sesso biologico dichiarato nei documenti.

Sanremo è sempre un utile termometro degli umori diffusi, una specie di minimo comune denominatore tra la stragrande maggioranza degli spettatori italiani.

Era il 2019 quando vinceva Mahmood, fluido negli amori, nell’identità, nel look. Lui che parlava di soldi, di padri distanti, di rabbie nuove, di chi è italiano ma non viene considerato così. E c’era Matteo Salvini, all’epoca, che protestava perché invece un italiano conforme a tutti i canoni, a cominciare dal colore della pelle, cioè Ultimo, era dietro Mahmood: la sostituzione etnica in musica, l’obbligo di premiare chi risponde ai canoni della politica dell’identità progressista, che vede ovunque minoranze oppresse da tutelare.

E poi vi ricordate quando Fedez si presentava a Sanremo con le unghie smaltate? Certo, era testimonial dell’azienda che produceva quegli smalti unisex, ma all’epoca cercava di posizionarsi là dove tutte le aziende volevano stare. All’incrocio tra inclusione, riscatto delle minoranze, apertura a ogni identità segmentata, composita.

Oggi Fedez parla di depressione, arriva al festival forte della promozione – più o meno coordinata – di Fabrizio Corona che ha raccontato i suoi tradimenti, le crepe del matrimonio social con Chiara Ferragni: il rapper ripiega sulla narrazione personale, egoriferita, zero politica, zero inclusione, ormai è uno dei riferimenti di quell’intrattenimento tra podcast e YouTube che racconta una mascolinità aggressiva che si ribella all’evirazione del politicamente corretto.

E poi c’è Tony Effe, uno che qualche anno fa non lo avrebbero ammesso neanche nel retropalco di Sanremo per i testi sessisti delle sue canzoni, e che ora si presenta al festival con una canzone criticata perché troppo melensa ma nella quale rivendica lo stereotipo dell’uomo italico, con i valori giusti al posto giusto: la mamma, il calcio, la moglie, la gelosia:

Io e te per tutta la vita / Te lo giuro mi incrocio le dita / Sono il classico uomo italiano/ Amo solo mia madre Annarita / La domenica ti lascio sola/ Vuoi andare a cena ma c’è la partita

La svolta delle aziende

Mentre Sanremo misura quanto si è spostata la cultura popolare, le più grandi aziende del mondo cancellano le politiche di inclusività che negli ultimi anni hanno messo al centro della loro comunicazione, con investimenti per miliardi di dollari o euro.

La Disney non considera più gli obiettivi di diversità e inclusione tra quelli che determinano la retribuzione variabile dei suoi manager. Toglierà anche quegli avvisi che cercavano di contestualizzare opere storiche non pienamente allineate con i criteri del politicamente corretto di oggi, da Dumbo a Peter Pan.

Google rinuncia all’impegno di indirizzare le sue assunzioni a compensare alcuni gruppi sottorappresentati. Amazon ha cancellato i suoi programmi di diversità e inclusione alla vigilia dell’inaugurazione del secondo mandato di Donald Trump.

Risarcire le minoranze per le discriminazioni sistemiche non è più una priorità, anni di ricerche e analisi per sostenere che una certa diversità di opinioni, storie, etnie, religioni, idee rende le aziende più competitive e creative cancellate con un click.

C’è il desiderio di mostrarsi in sintonia con l’imprevedibile nuova amministrazione americana e con il suo uomo forte Elon Musk, che ha comprato Twitter per combattere la cultura woke che, secondo lui, ha spinto uno dei suoi figli a fare una transizione di genere e a rinnegare il padre.

(Estratto da Appunti)