Alphabet sfida Nvidia: lanciato Ironwood, il suo chip per l’AI
Il chip della società proprietaria di Google presenta un'efficienza energetica doppia rispetto a quello presentato solo un anno fa e rappresenta una delle poche alternative rispetto ai prodotti Nvidia.

Accelerare le prestazioni delle applicazioni per l’Intelligenza Artificiale: con questo obiettivo Alphabet ha lanciato il suo chip di settima generazione chiamato Ironwood.
Il chip è un modello progettato per l'esecuzione di applicazioni di IA, o inferenza, ed è ideato per lavorare in gruppi di ben 9.216 chip, spiegava Amind Vahdat, vicepresidente di Google.
Questo entrerà in campo quando gli utenti interrogano software come ChatGPT di OpenAI, fornendo calcoli rapidi per fornire risposte o generare altri tipi di contenuti.
Il nuovo modello presenta un'efficienza energetica doppia rispetto a Trillium, il chip annunciato da Google lo scorso anno, e riunisce le funzioni dei precedenti progetti di divisione, aumentando la memoria disponibile: così risulta più adatto a servire le applicazioni AI.
Lo sforzo di Alphabet in questo campo ha dunque portato ad una delle poche alternative valide ai potenti processori AI di Nvidia.
Le unità di elaborazione tensoriale (TPU) di Google possono essere utilizzate solo dagli ingegneri dell'azienda o attraverso il suo servizio cloud e hanno dato al suo sforzo interno di AI un vantaggio rispetto ad alcuni rivali grazie all’eliminazione di alcune delle funzioni di creazione di modelli a favore di uno che riduce i costi di esecuzione delle app di AI.
A questo punto, l'introduzione di un chip altamente efficiente come Ironwood potrebbe influenzare la posizione di Nvidia sul mercato e orientare ulteriori tendenze di investimento e innovazione nei settori dell'IA.
Mentre sui mercati permane l’incertezza a causa dell’imposizione di dazi da parte di Donald Trump, gli analisti di Morningstar Equity Research ritengono che Alphabet sia “ben posizionata dal punto di vista competitivo anche se la spesa pubblicitaria digitale dovesse rallentare”.
Se “nei periodi di incertezza economica, vediamo un impatto sproporzionato sui budget pubblicitari del top-funnel (brand awareness)”, proseguono dal broker, Alphabet, “con la sua attività di ricerca ad alto ritorno sulla spesa pubblicitaria, dovrebbe essere più resistente rispetto ai concorrenti su questo fronte”.
Inoltre, “mentre le tariffe continuano ad attirare l’attenzione sul business della pubblicità digitale di Alphabet, riteniamo che gli investitori debbano prestare attenzione al business del cloud dell’azienda, che è destinato ad accelerare le vendite nel 2025 grazie all’allentamento dei vincoli di capacità, con l’entrata in funzione di una maggiore capacità di data center”, prevedono gli analisti.
Morningstar ribadisce il target price di 237 dollari sulle azioni Alphabet, ritenendo che “l’azienda sia sostanzialmente sottovalutata”, anche alla luce dei 145 dollari attuali.
Attenzione, però, alle conseguenze delle politiche commerciali statunitensi: “se i dazi statunitensi dovessero persistere e si verificasse un rallentamento della spesa pubblicitaria digitale, ci aspetteremmo un calo del 10% della stima del fair value del titolo, che comunque continuerebbe ad essere superiore al prezzo attuale”, avvisano da Morninstar.