Holzmann (Bce) frena sui tagli ai tassi: “Meglio attendere, troppa incertezza”
Tra guerra commerciale e mercati travolti dalla volatilità, la Bce si trova a un bivio. Ma per Robert Holzmann, il taglio dei tassi non è la risposta: "Troppa incertezza, meglio aspettare". Mentre altri membri spingono per agire subito, il banchiere austriaco frena e invita a non lasciarsi trascinare dal panico. Il vero nemico per Holzmann? Il clima economico instabile, non i tassi. La prossima riunione del 17 aprile si preannuncia dunque molto acceso.

In un contesto di crescente incertezza globale, la Banca Centrale Europea (Bce) farebbe bene a rimandare ulteriori tagli ai tassi d’interesse. È quanto sostiene Robert Holzmann, governatore della banca centrale austriaca e membro del Consiglio Direttivo della Bce, che invita alla prudenza di fronte alle tensioni sul commercio internazionale innescate dal presidente Usa Donald Trump.
Secondo Holzmann, le minacce di dazi e contromisure tra Stati Uniti e Cina complicano le prospettive economiche dell’Eurozona e rendono prematuro ogni intervento sui tassi. “Non vedo al momento alcuna ragione per un taglio – ha dichiarato in un’intervista a Vienna –. In una fase dominata dall’incertezza, la strategia migliore è aspettare”.
Le posizioni di Holzmann si scontrano con quelle di altri esponenti della Bce che spingono per un’azione più decisa. Il finlandese Olli Rehn ha parlato di un “aumento evidente” delle motivazioni per un taglio, il francese Francois Villeroy de Galhau auspica un intervento “a breve”, mentre lo spagnolo Jose Luis Escriva ha evocato “scenari peggiori” già in atto.
Nella riunione del 6 marzo, la Bce ha alzato il tasso sui depositi al 2,5%, una decisione che Holzmann non ha sostenuto. Il verbale di quella riunione mostra che i vertici erano divisi tra un nuovo taglio o una pausa ad aprile.
Nonostante la cautela invocata da Holzmann, i mercati sembrano convinti che la direzione dei tassi nell’area euro sia segnata. Una riduzione dei tassi di interesse di 25 punti base il prossimo 17 aprile, quando si riunirà la Bce, è già pienamente scontata dagli investitori (secondo l'overnight index swap). Alcuni economisti, tra cui Anatoli Annenkov di Société Générale, non escludono misure ancora più incisive.
Holzmann ha definito queste aspettative “ridicole” e ha sostenuto che gli operatori che puntano su tre ulteriori tagli regolari quest’anno ignorano il fatto che, a differenza della Federal Reserve, il mandato della Bce non è quello di sostenere l’occupazione o l’economia.
Il banchiere sottolinea come la disinflazione sia ormai in fase avanzata, con l’inflazione vicina al target del 2% e tendenzialmente in calo. “Il livello attuale dei tassi è basso. Non è questo che penalizza l’economia. Se gli investimenti languono, è per via del clima di incertezza che ci circonda”.
La Bce ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita per il 2025 e 2026, rinviando al 2026 l’obiettivo di un’inflazione stabile al 2%. “Tutto dipenderà dall’evoluzione dei dazi – avverte Holzmann –. Non è ancora chiaro se porteranno a un’ulteriore frenata o a un ritorno dell’inflazione”.
Il banchiere conclude auspicando cautela anche alla prossima riunione della Bce: “Nell’ultimo incontro, c’era ampio sostegno per una pausa ad aprile. Ma non so come andrà stavolta”.