Alessia Pifferi, nuova perizia psichiatrica per la 38enne condannata all’ergastolo: lasciò morire la figlia di stenti

Lo ha deciso la Corte d'assise d'appello di Milano accogliendo la richiesta della difesa dell'imputata L'articolo Alessia Pifferi, nuova perizia psichiatrica per la 38enne condannata all’ergastolo: lasciò morire la figlia di stenti proviene da Il Fatto Quotidiano.

Feb 10, 2025 - 17:31
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Alessia Pifferi, nuova perizia psichiatrica per la 38enne condannata all’ergastolo: lasciò morire la figlia di stenti

Nuova perizia psichiatrica per Alessia Pifferi, la 38enne condannata in primo grado all’ergastolo per l’omicidio della figlia Diana lasciata morire di stenti dopo essere stata abbandonata per sei giorni. La decisione arriva dalla Corte d’assise d’appello di Milano che ha accolto la richiesta avanzata dal difensore Alessia Pontenani. L’imputata, per cui i giudici di primo grado hanno scritto che aveva “fatto morire la figlia per fare un lungo fine settimana con il compagno”, era già stata sottoposta a un esame peritale che l’aveva valutata capace di intendere e volere. La perizia psichiatrica era stata firmata dallo psichiatra forense Elvezio Pirfo, considerato uno dei massimi esperti, aveva stabilito che al momento dei fatti la donna, che lasciò alla piccola un biberon per una settimana, ha tutelato i suoi desideri di donna rispetto ai doveri di accudimento materno verso la piccola Diana e ha anche adottato ‘un’intelligenza di condotta’ viste le motivazioni diverse delle proprie scelte date a persone diverse”. Per lo specialista, come già sostenuto dall’accusa e come scrisse il gip nell’ordinanza di custodia cautelare, non ha “disturbi psichiatrici maggiori”, né “gravi disturbi di personalità”.

La difesa, al contrario, ha sempre sostenuto che soffrisse di un “grave deficit cognitivo” che sarebbe stato dimostrato da alcuni test eseguiti in carcere a San Vittore. La sostituta procuratrice Lucilla Tontodonati aveva invece sostenuto che non ci fosse nessuna necessità di effettuare una nuova perizia. “Non vi è alcuna necessità di effettuare una nuova perizia, quando ne abbiamo una che risponde ad ogni opposizione che è stata fatta” aveva spiegato l’accusa. L’avvocato generale, nel suo intervento, aveva ricordato come dai test effettuati siano emersi “contemporaneamente deficit cognitivi, psicotici e depressivi”, una condizione per la quale Pifferi “sarebbe stata necessariamente ricoverata e non avrebbe potuto vivere fino a quel momento una vita, magari non brillante, ma autonoma”. La donna avrebbe quindi “amplificato i sintomi” e dato dimostrazione di “un’intelligenza di condotta” anche quando, lasciando la piccola Diana in casa da sola per cinque giorni e mezzo, ha dato “tre versioni diverse a tre persone diverse su dove fosse la bambina”. Per il sostituto pg, si tratta quindi di “una persona che si sta precostituendo una giustificazione per un comportamento che sa essere sbagliato”. Nessun elemento, in sostanza, che possa “far pensare a una incapacità”. Pifferi, che all’inizio dell’udienza non ha voluto rendere dichiarazioni spontanee, era presente in aula accanto al difensore. Seduti nei banchi dietro di lei, anche alcuni familiari tra cui la sorella Viviana Pifferi e la madre Maria Assandri, parti civili nel processo.

Per la difesa “Alessia Pifferi non ha mai mentito, ha mentito come può mentire una persona con scarse capacità. Diceva bugie che avevano le gambe corte, proprio come fanno i bambini. Non aveva grande capacità di mentire o simulare, non sapeva neanche cosa significasse il termine simulazione, me lo ha chiesto alla fine del processo di primo grado. Pifferi ha seri problemi cognitivi”. L’avvocato di parte civile Emanuele De Mitri, che assiste la sorella Viviana Pifferi e la madre Maria Assandri, si era associato alla richiesta dell’accusa di non effettuare un nuovo esame peritale. “La sentenza ha certificato come Pifferi fosse una donna bugiarda, simulatrice, che si è inventata circostanze pur di salvare la sua posizione. Anche durante la perizia ha simulato una persona che non è mai stata e ha mentito anche davanti al perito”. Il consulente della difesa, ha aggiunto, “ha cercato in tutti i modi di arrivare dove i dati diagnostici non potevano arrivare”. Ma la Corte ha deciso che un nuovo esame dovrà essere fatto.

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