AIFI: nel 2024 gli investimenti nel private debt in Italia sfiorano i 5 miliardi di euro (+53%)
Il dato emerge dal consueto report realizzato da AIFI e CDP. Anche l’ammontare raccolto cresce del 13% a 1,4 miliardi, mentre le società finanziate sono 168 (+14%). L'articolo AIFI: nel 2024 gli investimenti nel private debt in Italia sfiorano i 5 miliardi di euro (+53%) proviene da FundsPeople Italia.

Cresce il mercato del private debt italiano. Il dato, relativo al 2024, emerge dal consueto report realizzato da AIFI, Associazione italiana del private equity, venture capital e private debt in collaborazione con CDP e mette in luce un aumento del 13% della raccolta rispetto all’anno precedente, a quota 1,36 miliardi di euro (contro 1,2 miliardi del 2023). I numeri, sottolineano da AIFI, “evidenziano un trend di crescita costante del settore, che si rafforza anno dopo anno” e che si concretizza, nel dettaglio, nel numero di operatori che hanno raccolto capitali, stabili a 13 come lo scorso anno (dopo un aumento di due unità tra il 2022 e il 2023) e, soprattutto, nell’aumento degli investimenti, che nel 2024 hanno sfiorato i cinque miliardi, in crescita del 53% rispetto ai 3,23 miliardi del 2023. Questo incremento, sottolinea Innocenzo Cipolletta, presidente AIFI, “è la dimostrazione della necessità di tale strumento a supporto dello sviluppo aziendale. Per questo oggi è fondamentale che gli investitori istituzionali facciano la loro parte per permettere agli operatori di moltiplicare le azioni a sostegno delle realtà imprenditoriali generando circoli virtuosi di crescita”.
Istituzionali in testa come fonte di raccolta
Proprio gli istituzionali continuano, infatti, a guidare la raccolta (AIFI specifica che le elaborazioni sulle fonti rappresentano il 66% del totale raccolto). Secondo i dati resi disponibili dall’associazione i fondi pensione e le casse di previdenza si confermano in testa (con il 39% della raccolta), seguiti dal settore pubblico e i fondi di fondi istituzionali (28%) e dalle assicurazioni (12%).
Investimenti
Come anticipato, nel 2024 si è assistito a un boom negli investimenti che, nel dettaglio, hanno raggiunto i 4,97 miliardi: il valore più alto mai registrato. Analogamente al fundraising, si legge nella nota di accompagnamento ai dati, “anche per gli investimenti si registra una crescita costante nel tempo, alimentata soprattutto dall'incremento delle operazioni di grandi dimensioni”. Le società che hanno ricevuto almeno 100 milioni ciascuna sono state 11, per un ammontare complessivo di 2,7 miliardi; nel 2023 erano quattro società per 1,5 miliardi complessivi.
Il numero di società finanziate è pari a 168 società (+14% rispetto alle 147 del 2023) mentre sul fronte della provenienza geografica degli operatori, i soggetti domestici hanno realizzato il 60% del numero di operazioni, mentre l’80% dell’ammontare è stato investito da operatori internazionali.
Caratteristiche delle operazioni
Le operazioni vedono una durata media di cinque anni e dieci mesi, con un tasso d’interesse medio dell’8% per quelle a tasso fisso (per quelle a tasso variabile il valore è pari al tasso di riferimento più uno spread del 5,6%).
In particolare, in termini di obiettivi di investimento il leveraged buyout (LBO) ha attratto il 36% dell’ammontare, mentre la crescita interna delle società target si posiziona subito dopo con il 27% dell’ammontare.
A livello geografico, la prima Regione resta la Lombardia, dove è localizzato il 34% delle società italiane oggetto di investimento, seguita da Emilia-Romagna (12%) e Lazio e Veneto (11%). Con riferimento ai settori di attività, al primo posto con il 20% del numero di imprese si collocano beni e servizi industriali, seguiti da energia e ambiente (19%). AIFI sottolinea che il 58% delle società target ha meno di 250 dipendenti.
Rimborsi
Nel 2024 le società che hanno effettuato rimborsi sono state 81 (una in meno rispetto al 2023) per un ammontare pari a 439 milioni (-32%). Il rimborso come da piano di ammortamento dello strumento ha rappresentato la tipologia più utilizzata in termini di numero (il 73% del totale). Gli operatori che hanno ricevuto rimborsi (anche parziali) sono stati 13, rispetto ai 16 dell’anno precedente.
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