A sinistra la pace non piace?
Dall'Ucraina a Sanremo, fino a Monaco con Vance. La crisi delle sinistre nel solco della grandeur di cartapesta alla Macron... Il corsivo di Battista Falconi

Dall’Ucraina a Sanremo, fino a Monaco con Vance. La crisi delle sinistre nel solco della grandeur di cartapesta alla Macron… Il corsivo di Battista Falconi
Il risiko ucraino mette in crisi la sinistra, che non può riconoscere la giustezza o almeno l’utilità delle provocazioni di Vance contro l’ignavia europea né tantomeno dar ragione a Trump. La nuova amministrazione Usa si muove come un elefante in una cristalleria, ma mandare in cocci qualcosa appare l’unico sistema per sbloccare una guerra come quella che si è impantanata ai confini dell’Europa. E a farne le spese è il pacifismo, un tempo considerato tendenzialmente progressista, mentre i reazionari sono in genere guerrafondai. Ora però le cose vanno al contrario: a chi scrive è capitato di notarlo, se è permesso un accenno personale, conversando con un conoscente “duro e puro” che appariva disperato all’idea che la Casa Bianca potesse intestarsi la fine delle ostilità tra Kiev e Mosca, come a dire “meglio morte e distruzione che il successo di Donald ed Elon Musk”.
Questo il primo disorientamento sul vertice di Parigi, l’ammissione europea di doversi dare una mossa sulla vicenda; il secondo è che sia un incontro non è ufficiale ma informale, come da nota diffusa dall’Eliseo. Al riguardo ha ragione ad essere perplessa la premier Meloni, che avrebbe preferito un Consiglio straordinario dell’UE. Ma, di nuovo, l’UE ha tempi di reazione da bradipo, figuriamoci quanto ci sarebbe voluto per decidere come cooptare il Regno Unito, che effettivamente è un interlocutore indispensabile.
Terzo disorientamento sul vertice, che a indirlo sia un leader in crisi di credibilità e consenso come Macron: “grandeur di cartapesta” è una definizione perfetta. Qui però sta l’altra paradossale insofferenza delle sinistre, quella verso la democrazia reale, ormai sostituita da un feticcio. La conventio ad excludendum animata in forme diverse in Italia, Francia, Austria, Germania, Usa, etc. contro la destra, al motto “tutto purché non governi, anche quando ha la maggioranza relativa”, non fa che regalarle consenso. Eppure i progressisti insistono con questa riedizione dell’arco costituzionale, magari cercando di attribuire il successo dei populisti e sovranisti alle fake russe.
La sinistra e i woke frequentano molto il luogo comune secondo cui i social sono la causa di qualunque male, tanto frequentato che si giunge a chiedere che un assassino non possa seguire i profili dei parenti dell’uomo che ha ucciso: la Cassazione, notizia di oggi, ha però ragionevolmente opposto che se non si gradisce un follower si può sempre bloccarlo.
Tanto è il disprezzo di sinistra verso il popolino incapace di comprendere da giungere a contestare il televoto e il risultato finale del festival di Sanremo, magari con la surreale proposta di inserire le quote rosa tra i vincitori (vedi Elodie che lamenta l’esclusione di Giorgia). Oppure da presentare un sondaggio che certifica in modo inequivoco l’inedita resistenza del governo in carica come una crisi (vedi Repubblica con Diamanti): a proposito di indagini demoscopiche, è divertente anche quanto ci piaccia il leader che sembra non comandare, come il Papa, Mattarella o Bonino. Ma questo è un altro discorso.