7 anni fa i Nu Genea scrivevano la “Nuova Napoli”
“WARNING: We recommend listening to Nuova Napoli while walking in the alleys of Napoli’s historic center, around wet clothes hanging and street vendors on tiny three-wheelers”. Così venivamo ammoniti sul Bandcamp dei Nu Genea in quell’ormai lontano 16 aprile 2018, quando per la prima volta ascoltavamo “Nuova Napoli”. Allora tutto era diverso. Noi lo eravamo,… L'articolo 7 anni fa i Nu Genea scrivevano la “Nuova Napoli” proviene da Dance Like Shaquille O'Neal.


“WARNING: We recommend listening to Nuova Napoli while walking in the alleys of Napoli’s historic center, around wet clothes hanging and street vendors on tiny three-wheelers”. Così venivamo ammoniti sul Bandcamp dei Nu Genea in quell’ormai lontano 16 aprile 2018, quando per la prima volta ascoltavamo “Nuova Napoli”.
Allora tutto era diverso. Noi lo eravamo, l’Italia lo era, e con lei anche le strade di Napoli. Andando a memoria, i famosi “panni stesi” non erano ancora macchiati di colonialismo, diversamente dalle ape car che forse già qualcosa di turistico avevano.
È davvero difficile guardare indietro al giorno in cui i Nu Genea hanno ridato luce alla musica di Napoli con “Nuova Napoli”, perché il punto panoramico da cui guardiamo è pieno, saturo delle declinazioni più disparate e disperate della città partenopea.
Eppure, se pensiamo che questo disco è nato in uno studio di Berlino, tutto prende un po’ più di senso.
Nell’ascoltare per la prima volta “Nuova Napoli” (e quella è una di quelle prime volte che non ti scordi), una strana nostalgia ha pervaso le nostre orecchie: una nostalgia gioiosa, febbricitante, scalpitante di ritmi e immagini ancestrali, fatte di suoni così familiari che ci sembrava di conoscerli da sempre, forse perché li conoscevamo davvero dalle vecchie audiocassette dei nostri genitori che contenevano tanto della gloriosa Italia degli anni ’70 e ’80.
Tuttavia la ricerca di Massimo Di Lena e Lucio Aquilina, in “Nuova Napoli” così come nei loro lavori precedenti e successivi, è tanto oltre l’Italia: è Jazz, Funk, Afrobeat, è Disco, è Samba. È una ricerca forsennata d’archivio e di innovazione, attraverso la quale la riproposizione di elementi della tradizione sonora partenopea si sono trasformati in una brezza marina così fresca che ci stiamo dentro ancora oggi.
Da quel lontano 2018 non c’è stata un’estate che al primo raggio di sole qualcuno dalla cassa bluetooth non abbia fatto partire una canzone di questo disco. E contro ogni pronostico (chissà, forse anche di chi questo disco l’ha scritto) questa musica per la nostra generazione è diventata la musica del sole, del caldo, del “bello” per antonomasia. Una strada, quella del Nuovo Funk “Mediterraneo”, che era esistita per tanto tempo, e che i Nu Genea hanno rinnovato, all’interno di un sistema di astri e artistə che, prima o dopo, hanno tutti egualmente contribuito a quella che oggi è una scena viva, effervescente e con un messaggio musicale diretto e concreto.
Tutto questo ci fa ben sperare per un futuro fatto di musica di cuore, in cui anche da uno studio di Berlino, o in capo al mondo, possiamo ricordarci chi siamo stati ieri e chi vogliamo essere domani.
“E poje nu juorno mamma me dice: “Tu t’e a scetà
A vita cha vulive e sunnave non a può fa’
A verità è che si cresciuto che ce vuo fa’
Sientete nu poco ‘e funk e nun ce penza’.
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