Wannabe Mentana: dal 36 alla Maturità alla storia del giornalismo, ‘un cavallo senza briglie’ e senza rubrica sul cellulare

“Un vecchio cavallo senza briglie” - così si definisce Enrico Mentana se dovesse paragonarsi a una “belva” - che non ha mai preso la patente e che non vota da 30 anni. Perché “come un arbitro” deve essere super partes - anche con se stesso - per raccontare la politica e l’attualità.  Come ha fatto nella carriera-maratona di 40 anni: partita da 25enne come praticante al TG1, culminata con la fondazione del TG5 a 36 anni, proseguita successivamente con la direzione del TG La7 una quindicina di anni fa e, infine, con la creazione di Open.  Un giornale online nato non tanto per essere “il migliore, ma nemmeno il peggiore” ma per dare ai giovani giornalisti di oggi le opportunità che lui stesso, ha avuto da giovane, quando ha avuto la possibilità di svolgere il suo praticantato in Rai.  Nella sua maratona probabilmente più corta di sempre, Enrico Mentana si è raccontato a Skuola.net in un nuovo episodio di Wannabe: il podcast che il portale studentesco dedica al racconto delle storie di personaggi di vertice della cultura pop italiana.  Cui appartiene di diritto anche Enrico Mentana, la cui immagine è indissolubilmente legata ad una delle sue creature: il TG5 e la sigla delle edizioni brevi del mattino che hanno accompagnato milioni di studenti a colazione prima di recarsi a scuola.   [ytbvideo]nGkqSw7oDdc[/ytbvideo] Indice La carriera di Enrico Mentana Un personaggio anticonvenzionale: dall’astensionismo dal voto a quello dalla guida  Quale futuro per le giovani generazioni? Siamo in un periodo di cambiamenti epocali (ma senza speranza) Il futuro? No da politico, magari da allevatore di cani?  La carriera di Enrico Mentana Fu l’inizio di un’epopea giornalistica fuori dal comune che vide il conduttore alla guida del Tg Mediaset per 12 lunghi anni, dal gennaio del 1992 al novembre del 2004.  Proprio in questi anni vide la luce anche la ormai famosa “Maratona Mentana”, nata inizialmente per raccontare eventi storici cruciali, come l’attentato dell’11 settembre. L’esperienza lavorativa lo portò poi dalle reti Mediaset agli studi di La7, dove ancora oggi è uno dei volti di spicco.  Un biglietto da visita di tutto rispetto per un giornalista decisamente anticonvenzionale. Nelle sue dirette Enrico Mentana, infatti, non è tipo da seguire un “copione” prestabilito, tantomeno il gobbo, perché “il vero giornalista racconta ‘a braccio’, con la forza del pensiero, non come un simultaneista guidato da chat GPT". Infatti il gobbo “impedisce di tradurre con la forza del pensiero quello che si sta dicendo con la parola”.  Probabilmente può permetterselo grazie ad una memoria sempre allenata, a partire dalla scelta di non memorizzare i numeri sulla rubrica telefonica ma di ricordarli a mente: un esercizio per avere “un cervello che funziona da solo”, e non delegare tutto ai motori di ricerca, nemici, a suo dire, della vera comprensione. Un personaggio anticonvenzionale: dall’astensionismo dal voto a quello dalla guida  È ciò che cerca di tramandare anche ai giovani giornalisti di Open, testata online fondata proprio da lui, con la volontà di restituire la “fortuna” avuta nell’arco della sua carriera professionale alle nuove generazioni.  E, sempre a proposito di scelte non convenzionali, confessa candidamente di non aver mai preso la patente, una decisione presa, con una punta di ironia, “pensando all'avvento della guida autonoma” sulla scorta di uno dei suoi film preferiti ovvero “2001: Odissea nello Spazio”.  Sincero e autentico fino all’osso, il giornalista non si nasconde, così da far emergere i tratti di una personalità schietta e autoironica. Come quando, divertito, racconta il suo esame di Maturità, superato per un soffio e - a suo dire - con “un voto di consiglio”, con 36 su 60. Una sufficienza frutto di una bocciatura rischiata per una ironia non gradita da un commissario esterno, ma al tempo “si facevano battute per far ridere gli altri”.   Sincerità che passa anche quando palesa il suo astensionismo. Mentana non si reca a votare da oltre 30 anni perché per raccontare la politica agli altri, come un arbitro super partes, “non devo influenzare neanche me stesso. Nel pratico, quindi, non solo non faccio trapelare la mia convinzione, ma proprio fisicamente non vado a votare”. Quale futuro per le giovani generazioni? Siamo in un periodo di cambiamenti epocali (ma senza speranza) Di fronte al “maratoneta” per eccellenza, non ci si poteva esimere dal chiedergli una riflessione sull’attuale contesto politico e sociale. Un’analisi lucida e puntuale, quella di Mentana: “In tutto il mondo la sinistra arretra come capacità di proposta e i cittadini nei vari paesi hanno sempre meno voglia di cambiamento e quindi chiedono più sicurezza, più senso di comunità, più patriottismo, più distanza da chi può arrivare a togliere posto, spazio, lavoro…. tutte le caratteristiche che favoriscono la destra”.  Ma non è un problema di destra o sinistra, quanto di mancanza di prospettiva “quando io ero giovane eran

Apr 3, 2025 - 18:47
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Wannabe Mentana: dal 36 alla Maturità alla storia del giornalismo, ‘un cavallo senza briglie’ e senza rubrica sul cellulare

enrico mentana

Un vecchio cavallo senza briglie” - così si definisce Enrico Mentana se dovesse paragonarsi a una “belva” - che non ha mai preso la patente e che non vota da 30 anni. Perché “come un arbitro” deve essere super partes - anche con se stesso - per raccontare la politica e l’attualità. 

Come ha fatto nella carriera-maratona di 40 anni: partita da 25enne come praticante al TG1, culminata con la fondazione del TG5 a 36 anni, proseguita successivamente con la direzione del TG La7 una quindicina di anni fa e, infine, con la creazione di Open

Un giornale online nato non tanto per essere “il migliore, ma nemmeno il peggiore” ma per dare ai giovani giornalisti di oggi le opportunità che lui stesso, ha avuto da giovane, quando ha avuto la possibilità di svolgere il suo praticantato in Rai. 

Nella sua maratona probabilmente più corta di sempre, Enrico Mentana si è raccontato a Skuola.net in un nuovo episodio di Wannabe: il podcast che il portale studentesco dedica al racconto delle storie di personaggi di vertice della cultura pop italiana. 

Cui appartiene di diritto anche Enrico Mentana, la cui immagine è indissolubilmente legata ad una delle sue creature: il TG5 e la sigla delle edizioni brevi del mattino che hanno accompagnato milioni di studenti a colazione prima di recarsi a scuola.  

[ytbvideo]nGkqSw7oDdc[/ytbvideo]

Indice

  1. La carriera di Enrico Mentana
  2. Un personaggio anticonvenzionale: dall’astensionismo dal voto a quello dalla guida 
  3. Quale futuro per le giovani generazioni? Siamo in un periodo di cambiamenti epocali (ma senza speranza)
  4. Il futuro? No da politico, magari da allevatore di cani? 

La carriera di Enrico Mentana

Fu l’inizio di un’epopea giornalistica fuori dal comune che vide il conduttore alla guida del Tg Mediaset per 12 lunghi anni, dal gennaio del 1992 al novembre del 2004. 

Proprio in questi anni vide la luce anche la ormai famosa “Maratona Mentana”, nata inizialmente per raccontare eventi storici cruciali, come l’attentato dell’11 settembre. L’esperienza lavorativa lo portò poi dalle reti Mediaset agli studi di La7, dove ancora oggi è uno dei volti di spicco. 

Un biglietto da visita di tutto rispetto per un giornalista decisamente anticonvenzionale. Nelle sue dirette Enrico Mentana, infatti, non è tipo da seguire un “copione” prestabilito, tantomeno il gobbo, perché “il vero giornalista racconta ‘a braccio’, con la forza del pensiero, non come un simultaneista guidato da chat GPT". Infatti il gobbo “impedisce di tradurre con la forza del pensiero quello che si sta dicendo con la parola”

Probabilmente può permetterselo grazie ad una memoria sempre allenata, a partire dalla scelta di non memorizzare i numeri sulla rubrica telefonica ma di ricordarli a mente: un esercizio per avere “un cervello che funziona da solo”, e non delegare tutto ai motori di ricerca, nemici, a suo dire, della vera comprensione.

Un personaggio anticonvenzionale: dall’astensionismo dal voto a quello dalla guida 

È ciò che cerca di tramandare anche ai giovani giornalisti di Open, testata online fondata proprio da lui, con la volontà di restituire la “fortuna” avuta nell’arco della sua carriera professionale alle nuove generazioni. 

E, sempre a proposito di scelte non convenzionali, confessa candidamente di non aver mai preso la patente, una decisione presa, con una punta di ironia, “pensando all'avvento della guida autonoma” sulla scorta di uno dei suoi film preferiti ovvero “2001: Odissea nello Spazio”. 

Sincero e autentico fino all’osso, il giornalista non si nasconde, così da far emergere i tratti di una personalità schietta e autoironica. Come quando, divertito, racconta il suo esame di Maturità, superato per un soffio e - a suo dire - con “un voto di consiglio”, con 36 su 60. Una sufficienza frutto di una bocciatura rischiata per una ironia non gradita da un commissario esterno, ma al tempo “si facevano battute per far ridere gli altri”.  

Sincerità che passa anche quando palesa il suo astensionismo. Mentana non si reca a votare da oltre 30 anni perché per raccontare la politica agli altri, come un arbitro super partes, “non devo influenzare neanche me stesso. Nel pratico, quindi, non solo non faccio trapelare la mia convinzione, ma proprio fisicamente non vado a votare”.

Quale futuro per le giovani generazioni? Siamo in un periodo di cambiamenti epocali (ma senza speranza)

Di fronte al “maratoneta” per eccellenza, non ci si poteva esimere dal chiedergli una riflessione sull’attuale contesto politico e sociale. Un’analisi lucida e puntuale, quella di Mentana: “In tutto il mondo la sinistra arretra come capacità di proposta e i cittadini nei vari paesi hanno sempre meno voglia di cambiamento e quindi chiedono più sicurezza, più senso di comunità, più patriottismo, più distanza da chi può arrivare a togliere posto, spazio, lavoro…. tutte le caratteristiche che favoriscono la destra”. 

Ma non è un problema di destra o sinistra, quanto di mancanza di prospettiva “quando io ero giovane erano gli anni della speranza del cambiamento e le forze della sinistra erano le forze del cambiamento”. A quel tempo c’erano tante conquiste - da quella della Luna ai diritti civili - mentre oggi è “tutto un orizzonte piatto, non si danno prospettive di cambiamento”. 

Il futuro? No da politico, magari da allevatore di cani? 

A proposito di cambiamenti, se non fosse stato un giornalista molto probabilmente Mentana sarebbe stato “un politico”. Sebbene fosse uno di quelli che fin da bambino ha sognato di diventare giornalista e si “chiudeva in bagno per fare le telecronache”.

Una passione più recente è quella per i cani: da cinque anni gli fanno compagnia ovunque - anche in studio - Nina e Bice, due Cavalier King che si sono legate più a lui che alla compagna Francesca Fagnani. Al punto che in famiglia è arrivato un terzo esemplare, Blue, che però lui può vedere “solo nei weekend come i figli dei genitori separati”.