Volvo pensa alla fuga: in 2 anni auto prodotte negli Stati Uniti per evitare i dazi
Il nuovo amministratore delegato di Volvo Cars, Hakan Samuelsson, ha dichiarato che, spostare la produzione di alcuni modelli di auto Suv negli Stati Uniti per evitare i dazi, potrebbe richiedere fino a 24 mesi. Una mossa necessaria per fronteggiare l’ondata di dazi commerciali imposti dall’amministrazione Trump. LEGGI ANCHE Scocchia (Illycaffé): “Valutiamo la produzione negli Stati […] L'articolo Volvo pensa alla fuga: in 2 anni auto prodotte negli Stati Uniti per evitare i dazi proviene da Economy Magazine.

Il nuovo amministratore delegato di Volvo Cars, Hakan Samuelsson, ha dichiarato che, spostare la produzione di alcuni modelli di auto Suv negli Stati Uniti per evitare i dazi, potrebbe richiedere fino a 24 mesi. Una mossa necessaria per fronteggiare l’ondata di dazi commerciali imposti dall’amministrazione Trump.
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Hakan Samuelsson, di nuovo a capo di Volvo Cars
Samuelsson, tornato alla guida del marchio svedese dopo l’uscita di Jim Rowan, ha spiegato in un’intervista al quotidiano Dagens Nyheter che l’azienda sta facendo i conti con un’imposizione tariffaria pesante. Le vetture importate in territorio statunitense dalla Svezia scontano oggi un dazio complessivo del 27,5%. Al consueto 2,5% si è infatti aggiunto il 25% imposto dall’amministrazione Trump.
Quanto pesano i dazi Usa sulle auto Volvo
I modelli più colpiti dai dazi sulle auto Volvo vendute negli Stati Uniti sono l’XC60 e l’XC90, due SUV molto popolari tra i consumatori americani, attualmente prodotti in Europa. Negli USA, Volvo costruisce solo l’EX90, con volumi limitati: circa 3.000 unità assemblate finora. “Stiamo valutando lo spostamento della produzione di almeno un modello di successo – ha spiegato Samuelsson -. Possibilmente un SUV o un ibrido plug-in, per aggirare i costi aggiuntivi e mantenere competitività”.
L’impatto sul listino è significativo: per un veicolo con un prezzo di partenza attorno alle 600.000 corone svedesi (poco più di 54.000 euro), i nuovi dazi comportano un rincaro di circa 165.000 corone (quasi 15.000 euro). Il risultato? Margini ridotti per il produttore e aumenti inevitabili per il cliente finale. Detto questo, Samuelsson non getta la spugna: “Credo che gli Stati Uniti stiano adottando una posizione rigida per riaprire le trattative. Se si trovasse un accordo reciproco per riportare i dazi al 2,5%, sarebbe una svolta positiva per tutti”.
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