Vi racconto la meravigliosa intervista di Cerasa del Foglio a Kaplan di Meta
La lettera di Teo Dalavecuras.

La lunga “intervista” del Foglio all’inviato di Mark Zuckerberg in visita a Palazzo Chigi e dintorni non mi ha impressionato né nel bene né nel male. Però Kaplan… La lettera di Teo Dalavecuras
Caro direttore,
se devo dire la verità, la lunga “intervista” del Foglio all’inviato di Mark Zuckerberg in visita a Palazzo Chigi e dintorni non mi ha impressionato né nel bene né nel male.
Certo, quel modo di introdurre il personaggio, che diligentemente trascrivo, è un po’ così: “Joel Kaplan è uno di quei volti che potrebbero facilmente rientrare all’interno di quella speciale categoria delle persone più importanti al mondo di cui non avete mai sentito parlare”, presentazione quasi offensiva per il lettore medio del Foglio, che si sente confuso con un qualsiasi avido lettore di certe interviste a tutta pagina del Corriere della sera. Per il resto è più che evidente che si tratta – giornalisticamente parlando – non proprio di un “colpo” anche se l’autore, il direttore Claudio Cerasa, non si perita di sottolineare che trattasi della prima “intervista ufficiale” di Kaplan, nella veste di Chief Global Affairs Officer di Meta. Dove l’accento va sull’aggettivo “ufficiale”, naturalmente.
Anche se il lato comico non manca. Spero che la insistita promozione degli occhiali Ray-Ban Meta non attiri l’attenzione dell’autorità addetta alla repressione della pubblicità occulta, perché non ne varrebbe la pena: in primo luogo è tutto fuorché “occulta”, semmai esageratamente palese, e poi perché con tutta la buona volontà si fatica a credere che una delle “persone più importanti al mondo”, “fisico asciutto, sguardo di ghiaccio, tempi televisivi perfetti”, come si premura di puntualizzare Cerasa, sia venuta a Roma per parlare di Ray-Ban. O della legislazione Ue in materia digitale: a Roma? Ma dai!
Sarà un caso che qualche giorno fa il simpatico Andrea Stroppa, l’uomo di Elon nel Belpaese, si sia prodotto in invettive ai danni del governo italiano? Forse che anche Zuckerberg vuole assicurarsi un angolino nel cuore di Giorgia Meloni? Ma anche sotto questo aspetto, la piaggeria – in questo caso dell’uomo dallo sguardo di ghiaccio – nei confronti della nostra presidente del Consiglio è talmente sfacciata che, benché nessuno sia totalmente insensibile alla non sottile seduzione dell’adulatore, mi ostino a credere che possa suscitare un qualche fastidio nella destinataria, all’apparenza intelligente assai. Già rassegnato a essere smentito, beninteso. Quanto all’analogo trattamento riservato a Mario Draghi, credo che ormai nella sua vita abbia goduto di una somministrazione così massiccia di trattamenti adulatori da non farci più nemmeno caso. Lo credo, o quanto meno lo spero.
Il turibolo di Kaplan non si è mai rivolto dalla parte del Colle più alto. Che dici direttore? E’ una piccola (imperdonabile) dimenticanza o è la suprema raffinatezza di uno che la sa così lunga da evitare di proposito la perfezione?
So che questo interrogativo non ti toglierà il sonno.
Buon lavoro.
Teodoro Dalavecuras