UniCredit sale in Generali, Banco Bpm risponde
Mentre i soci della Compagnia del Leone aumentano le loro quote, ieri ci sarebbe stato un incontro tra Orcel e Donnet in vista dell’assemblea degli azionisti in programma per maggio che sarà chiamata a confermare o meno l’ad uscente.

Si scalda la partita in Generali con UniCredit che sembra voler giocare un ruolo sempre più determinante nella sfida per il rinnovo dell’amministratore delegato Philippe Donnet.
La banca milanese ha appena aumentato la sua quota nella Compagnia del Leone, portandola dal 5,118% al 5,229%, secondo gli aggiornamenti della Consob sulle partecipazioni rilevanti riferiti al 10 febbraio. L’istituto mantiene il 4,184% in diritti di voto (riferibili ad azioni), mentre le posizioni lunghe con regolamento fisico, sono ora pari allo 0,890% del capitale (da 0,772% al 7 febbraio), e quelle lunghe con regolamento in contanti sono lo 0,155% (da 0,162% al 7 febbraio).
A Piazza Affari, intanto, le azioni UniCredit guadagnano mezzo punto percentuale nei primi minuti di contrattazioni, in linea con l’andamento del FTSE MIB, e le quotazioni della banca salgono a 47,93 euro.
L’attivismo di UniCredit sarebbe confermato da indiscrezioni de Il Sole 24 Ore, secondo le quali ieri lunedì 17 febbraio ci sarebbe stata una riunione riservata tra l’ad di Piazza Gae Aulenti, Andrea Orcel, e quello di Generali, Philippe Donnet.
Nessuna notizia è trapelata circa il contenuto dell’incontro, così come non sono giunti commenti dalle due società sul rumor, ma le tempistiche del meeting, non lontano dalla prossima assemblea (8 maggio 2025) del Leone e l’apertura di un possibile ritiro di UniCredit dall’operazione Banco Bpm, fanno pensare ad un avvicinamento dei due, con Orcel che si unirebbe al primo azionista (Mediobanca) e al board nel confermare l’uscente ad.
Inoltre, ci sono da considerare anche i recenti rafforzamenti delle posizioni dei grandi soci di Generali, ovvero la holding Delfin della famiglia Del Vecchio e Francesco Gaetano Caltagirone, che contestano la gestione Donnet, a cui si aggiungono le parole del presidente di Delfin, Francesco Milleri,che ha annunciato in un'intervista a Il Sole 24 Ore di aver richiesto l’autorizzazione all’Ivass per salire al 20% delle Generali dall’attuale 10%.
Tutti segnali che sembrano mostrare come i pedoni si stiano posizionando sulla ‘scacchiera’ in vista della prossima assemblea.
Una nota di Banco Bpm ha risposto a quanto scritto ieri da UniCredit in relazione all’Ops su Piazza Meda. L’istituto guidato da Giuseppe Castagna ha ribadito che manterrà un Cet1 ratio superiore al 13% alle date di riferimento del piano, anche in caso di mancata applicazione del Danish Compromise alla partecipazione in Anima ed anche tenendo conto della remunerazione degli azionisti con un payout all'80%, come comunicato già al mercato lo scorso 12 febbraio e nell'ambito della presentazione dell'aggiornamento del piano industriale.
Banco Bpm "non può non rimarcare che in seguito alla convocazione dell'assemblea, annunciata in data 12 febbraio, UniCredit ha diffuso solo ieri un comunicato stampa, a mercati aperti, contenente peraltro mere supposizioni che riguardano Banco Bpm, Banco Bpm Vita e l'offerta", attacca l’istituto nella nota.
“A tutela della banca e dei propri stakeholders e più in generale a salvaguardia della trasparenza nell’informativa al mercato, Banco Bpm non può esimersi dal manifestare la propria preoccupazione in relazione ai contenuti del comunicato stampa diffuso da UniCredit”, prosegue la nota.
“Da una parte, UniCredit insinua dei dubbi sulla valenza dell’offerta su anima e sul ritorno dell’investimento per il gruppo Banco Bpm (sui quali si è avuto modo di fornire sopra le dovute precisazioni) e, dall’altra parte, si limita a richiamare le condizioni di efficacia poste all’Ops e già ben note al mercato senza, peraltro, chiarire la propria posizione in merito alla effettiva rinuncia alle stesse in caso di approvazione assembleare e/o all’eventuale rilancio del corrispettivo dell’Ops”, conclude l’istituto.