Trump: “Non tollererò a lungo la posizione di Zelensky sulla tregua”. Così l’amministrazione Usa si muove contro il leader ucraino
Dietro il presidente, dal segretario di Stato a quello del Tesoro, al consigliere per la sicurezza e il decano dei repubblicani, si moltiplicano le voci che chiedono, apertamente o meno, le dimissioni del leader ucraino L'articolo Trump: “Non tollererò a lungo la posizione di Zelensky sulla tregua”. Così l’amministrazione Usa si muove contro il leader ucraino proviene da Il Fatto Quotidiano.

Donald Trump non lo amava neanche prima di venerdì, per il ruolo avuto nel suo impeachment e il regalo elettorale fatto a Joe Biden durante l’ultima campagna per le presidenziali. Ma dopo lo scontro in mondovisione, agli occhi della Casa Bianca la posizione di Volodymyr Zelensky si è fatta ancora più difficile. “Ho già detto che sono disponibile a dimettermi in cambio dell’adesione dell’Ucraina alla Nato“, ha detto il presidente ucraino ripartendo da Londra dopo il vertice con i leader dell’Ue. Ma le parole dell’ucraino non fanno che rinfocolare le polemiche. E quella che prima sembrava una suggestione ora è diventato esplicito nelle parole di Donald Trump: “Questo ragazzo non vuole che ci sia la pace finché avrà il sostegno dell’America e l’Europa” – ha detto il presidente Usa. Rincarando: “Non tollererò a lungo la sua posizione”. Se fosse The Apprentice, Zelensky sarebbe già “fired”. Negli stessi minuti in cui parlava uscivano le ricostruzioni di un briefing in lingua ucraina tenuto prima di lasciare Londra domenica: un accordo per porre fine alla guerra tra Ucraina e Russia “è ancora molto, molto lontano” ha detto. Al contrario il tycoon vuole un accordo, lo vuole il prima possibile e gli umori che ribollono da settimane negli ambienti conservatori lo spingono ad accelerare.
Il primo a mostrare la nuova visione è stato Marco Rubio. Venerdì, poche ore dopo aver chiesto a Zelensky di lasciare la Casa Bianca, il segretario di Stato ha sottolineato che il leader ucraino avrebbe dovuto “scusarsi per averci fatto perdere tempo in un incontro che è finito in questo modo”. Ora “si comincia a pensare che forse Zelensky non vuole un accordo di pace. Dice di volerlo, ma forse non lo vuole”, ha detto l’ex senatore della Florida. Che è tornato sul tema parlando ad Abc News: “Stiamo cercando di portare Putin al tavolo delle trattative”, ha premesso: “Questo è il nostro obiettivo. Non bisogna fare nulla per ostacolarlo. E purtroppo Zelensky ha fatto esattamente il contrario“. Se il ruolo di capo della diplomazia comporta il compito di mediare e ricucire quando necessario, Rubio sembra aver scelto un profilo diverso, disconoscendo de facto l’interlocutore e scegliendo parole che, volente o nolente, riecheggiano quelle pronunciate da Vladimir Putin il 24 febbraio: “Russia e Usa vogliono raggiungere la pace il prima possibile, mentre Zelensky ostacola” questo processo.
L’idea che il leader ucraino debba farsi da parte circola sempre di più ai vertici del Partito repubblicano, nel governo e tra gli uomini più vicini al presidente. “Abbiamo bisogno di un leader che sappia trattare con noi, che sappia poi trattare con i russi e porre fine a questa guerra”, ha detto il consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz intervistato dalla Cnn. Alla domanda se Trump volesse le dimissioni di Zelensky, il deputato della Florida, ha risposto: “Se dovesse risultare evidente che le motivazioni personali o politiche del presidente Zelensky sono diverse dalla volontà di porre fine ai combattimenti nel suo Paese, allora penso che ci troveremo di fronte a un vero problema“.
E’ il tema posto anche da Scott Bessent: dopo il disastro diplomatico dello Studio ovale il segretario al Tesoro ha detto che sarà “molto difficile raggiungere un accordo economico con un leader che non vuole raggiungere un accordo di pace“. Lo stesso Bessent ha spiegato oggi che l’accordo sui minerali critici “non è più sul tavolo”, attribuendo precise responsabilità: “Tutto ciò che il presidente Zelensky doveva fare era entrare e firmare questo accordo economico, e ancora una volta non mostrare alcuna divergenza – nessuna divergenza – tra il popolo ucraino e il popolo americano, e ha scelto di far saltare tutto“.
“Quello che ho visto nello Studio Ovale è stato irrispettoso”, è anche l’analisi di Lindsey Graham, senatore della Carolina del Sud tra i più fidati alleati di Trump, intervistato dalla Nbc. “Non so se potremo mai più fare affari con Zelensky”, ha aggiunto Graham, che in questi tre anni di guerra è stato tra i più convinti difensori del sostegno all’Ucraina e ha votato a favore di decine di miliardi di dollari in aiuti economici e militari a Kiev. Zelensky “deve tornare in sé e tornare al tavolo della gratitudine, oppure qualcun altro deve guidare il paese a farlo”. “Vorrei vedere Putin sconfitto – ha detto ancora il decano dei repubblicani -. È un avversario degli Stati Uniti. Ma in questo conflitto dobbiamo porre fine a questa guerra”. Tradotto: serve un accordo con Putin e se Zelensky è un ostacolo deve farsi da parte.
Il fiume carsico degli umori della destra Usa sul presidente ucraino era emerso già dalla sponda italiana del Cpac: “Da anni gli Stati Uniti sostengono l’Ucraina con soldi e armi – aveva detto in un’intervista al Fatto Andrea Di Giuseppe, deputato di Fratelli d’Italia, uno dei tre esponenti del partito alla convention dei conservatori tenuta nel Maryland – e adesso lui chiede solo altri fondi in maniera anche aggressiva come se fosse tutto dovuto”. Era il 23 febbraio, 5 giorni prima dello scontro alla Casa Bianca. “Ormai Zelensky rappresenta un ostacolo alla pace – aggiungeva – per questo io credo che il percorso migliore sarà quello di arrivare a libere elezioni che permettano all’Ucraina di liberarsi di lui”.
In Occidente l’idea di un cambio al vertice del governo di Kiev non è più un tabù, quindi. Ma gli scenari sono ancora tutti da disegnare. “Sostituirmi non sarà facile perché non basta semplicemente tenere le elezioni – ha aggiunto il leader ucraino ripartendo ieri da Londra – dovreste impedirmi di partecipare. E questo sarà un po’ più difficile”.
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