Trump e la nuova tassa sui super-ricchi per coprire il buco dei conti pubblici: come funziona
La Casa Bianca sta portando avanti una misrua che prevede un aumento fiscale per chi guadagna oltre 2,5 milioni di dollari. Una svolta simbolica per rifarsi il look da partito dei lavoratori, ma con un impatto reale limitato: esclusi i capital gains, colpito solo lo 0,2% dei contribuenti e raccolti appena 300 miliardi a fronte di tagli promessi per 5mila L'articolo Trump e la nuova tassa sui super-ricchi per coprire il buco dei conti pubblici: come funziona proviene da Open.

«Tax the rich», ecco il nuovo motto del Partito repubblicano americano e di Donald Trump. Tre parole terribilmente simili alla proposta che l’ala più oltranzista dei Democratici propone da anni e da cui i conservatori si sono sempre sottratti come fosse peste. Una posizione che, da quando il tycoon è rientrato nello Studio Ovale, sembra essersi completamente ribaltata. Secondo quanto scrive Axios, la Casa Bianca starebbe pensando di aumentare le tasse ai più ricchi creando un nuovo scaglione fiscale per chi guadagna più di 2,5 milioni di dollari all’anno. Come ha spiegato la portavoce Karoline Leavitt: «Il Presidente ha detto che a lui stesso, personalmente, non dispiacerebbe pagare un po’ di più per aiutare i poveri, la classe media e la classe operaia».
Le nuove mire dei Repubblicani: diventare il partito degli operai
È una misura tanto sorprendente quanto di limitato impatto. Sorprendente perché è dagli anni Ottanta del secolo scorso che il Partito repubblicano porta avanti politiche di tagli fiscali per i più ricchi e perché in campagna elettorale Donald Trump non aveva mai accennato a niente di simile. Di limitato impatto perché andrebbe a interessare solo 80mila nuclei familiari in tutti gli Stati Uniti con un aumento dell’aliquota del 2,6%. E che gli altri tagli fiscali al vaglio del Congresso è probabile che vadano di fatto a compensare questo innalzamento. Di certo però l’effetto mediatico è forte: i Repubblicani e Donald Trump non vogliono più essere visti come gli «uomini dei ricchi e delle big tech», ma un semplice partito vicino ai colletti blu.
Come funziona la nuova tassa per i ricchi
La misura, ha spiegato ad Axios un funzionario dell’amministrazione, è costruita in modo da «pagare i tagli fiscali promessi ai lavoratori e alla classe media e in modo da proteggere Medicaid». Ma come funziona? Per chiunque abbia un reddito superiore ai 2,5 milioni (o ai 5 milioni se si tratta di una coppia sposata), l’aliquota passerà dal 37% al 39,6%. Si tratta di un ritorno al passato: nel 2017, prima che il Congresso approvasse la prima legge fiscale del tycoon, quella era l’aliquota della massima fascia di imposta, che in questo modo andrebbe di fatto a ristabilirsi. Con qualche differenza: otto anni fa la fascia massima andava dai 418.400 dollari annui in su. Se la proposta di Trump passasse, invece, chi ha un reddito compreso tra i 620mila dollari e i 2,5 milioni annui pagherebbe comunque il 37%.
La proposta di Trump e il buco dei tagli: 5mila miliardi da coprire, solo 300 recuperati
La proposta di Trump, secondo un calcolo dell’Economic Policy Institute, impatterà solo lo 0,1-0,2% dei contribuenti inficiando i redditi ordinari, cioè il salario. Esclusi invece i capital gains, quindi gli enormi guadagni sulla compravendita di strumenti finanziari su cui molti tra i grandi ricchi d’America hano costruito i loro patrimoni. Secondo l’istituto, nei prossimi dieci anni l’amministrazione raccoglierebbe così circa 300 miliardi di dollari. Le promesse di tagli, però, costano quasi 5mila miliardi di dollari: «È meglio di niente, ma questa proposta è un po’ un tè annacquato».
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